giovedì 17 marzo 2022
Mosca ha comunicato che il pagamento presso la filiale londinese della banca americana risulta "eseguito". Non è ancora chiaro se i soldi sono arrivati ai creditori
Anyon Siluanov, ministro delle Finanze della Federazione Russa

Anyon Siluanov, ministro delle Finanze della Federazione Russa - ©IMF Photo

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Nella lista dei guai in cui Vladimir Putin ha cacciato la Russia, probabilmente l’insolvenza non è ai primi posti. Ma è comunque un rischio non insignificante. Ieri il ministero delle Finanze russo doveva pagare le cedole agli investitori che hanno comprato due obbligazioni russe destinate al mercato europeo. Sono due “eurobond” emessi nel 2013: la prima è un’obbligazione da 3 miliardi di dollari in scadenza nel 2023 con un interesse del 4,875%, la seconda è un’obbligazione da 1,5 miliardi con un tasso del 5,875% in scadenza nel 2043. Le due cedole da pagare ammontano a 73 e 44 milioni di dollari.

Non è molto. Per quanto sotto sanzioni e con circa metà delle riserve in valuta estera bloccate, Mosca ha quei 117 milioni di dollari per pagare. Anzi, lunedì ha dato mandato alla filiale londinese della banca americana Citi di procedere. Ma per effetto delle sanzioni, il pagamento è rimasto a lungo bloccato. «Attualmente il pagamento è in fase di elaborazione e finora non abbiamo avuto indicazioni sul fatto che sia andato o meno a buon fine. Ma sappiamo che la banca è in contatto con l’Ofac (l’autorità americana di controllo dei beni stranieri, ndr) e ci ha chiesto le informazioni necessarie sullo scopo del pagamento. Quindi stiamo aspettando informazioni dalla nostra banca» spiegava ieri Anton Siluanov, il ministro delle Finanze. E oggi il ministero ha comunicato che l'ordine di pagamento presso Citi risulta "eseguito". Non è ancora chiaro se i soldi siano effettivamente arrivati ai creditori.

Nei giorni scorsi Mosca aveva ipotizzato di pagare in rubli il debito verso i creditori di Paesi che hanno sanzionato la Russia. Lo prevede esplicitamente un decreto di Vladimir Putin dello scorso 5 marzo. Ma queste obbligazioni prevedono chiaramente il pagamento in dollari e quindi un eventuale saldo in rubli comporterebbe comunque un’insolvenza.

Le regole su queste obbligazioni prevedono che il debitore ha a disposizione per saldare il debito i 30 giorni del “periodo di grazia” previsto per i debitori in difficoltà. L’insolvenza tecnica – per Mosca sarebbe stata la prima dal 1998 – dovrebbe essere evitata.



«Questo è un default? Dal punto di vista della Russia
noi stiamo onorando i nostri impegni»
ha detto il ministro delle Finanze,
Anton Siluanov, in televisione


«Questo è un default? Dal punto di vista della Russia noi stiamo onorando i nostri impegni» aveva detto lunedì Siluanov in televisione, accusando le nazioni occidentali di avere organizzato un «default artificiale» del Paese. Vladimir Putin si era spinto oltre, dicendo che finché congelano le riserve all’estero sono gli Stati Uniti e l’Europa ad essere «in default, perché non rispettano gli impegni verso la Russia» e aggiungendo che «ora tutti sanno che le riserve finanziarie possono essere semplicemente rubate». Il presidente russo ha anche iniziato a parlare di un grande piano per rilanciare l’economia del Paese, che vive essenzialmente dell’esportazione di materie prime ma, almeno in prospettiva, ha perso il suo principale cliente: l’Unione Europea.

A rischiare di più in caso di default, in ogni caso, sarebbero i creditori possessori di titoli di Stato russi in dollari e in euro, le cui sorti sono più incerte che mai. Per tutte le agenzie di rating principali, cioè S&P, Fitch e Moody’s, le obbligazioni russe sono al gradino appena sopra il livello dell’insolvenza. Le prossime scadenze di avvicinano: il 31 marzo Mosca dovrà pagare altri 359 milioni di dollari su un bond in scadenza nel 2030, il 4 aprile va in scadenza un’obbligazione da 2 miliardi di dollari.

Gli effetti sul mercato finanziario globale sono in ogni caso limitati. Il debito russo in valuta estera ammonta a meno di 40 miliardi di dollari complessivi: 33,7 miliardi di dollari e 5,2 miliardi di euro. Circa la metà, cioè 20 miliardi, sono in mano a investitori stranieri. Raramente i titoli russi entrano nei portafogli di famiglie e imprese. Secondo l’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia, l’esposizione italiana verso il debito dello Stato russo a fine 2020 ammontava complessivamente a 1,3 miliardi, cioè lo 0,16% dei 797 miliardi di euro di esposizione finanziaria italiana verso l’estero.

* articolo aggiornato alle 12 del 17 marzo con l'annuncio dell'esecuzione dell'ordine di pagamento da parte del ministero delle Finanze

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