martedì 20 agosto 2019
L’associazione dei Ceo cambiano le priorità: non c’è più solo il profitto per i soci, ma anche l’ambiente e «creare prodotti di valore per i clienti, relazionarsi in modo giusto con i fornitori»
I manager correggono la rotta: non penseranno più solo agli azionisti
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Una svolta etica nel capitalismo americano? È presto per dirlo. Ma, prese alla lettera, le dichiarazioni d’intenti di oltre 180 ad delle principali imprese americane contengono obiettivi e un linguaggio completamente nuovi per il mondo del business statunitense. Sulla carta, infatti, d’ora in avanti, per la prima volta nella storia americana, il compito principale di un’azienda non sarà più difendere gli interessi degli azionisti e farne aumentare la ricchezza.

Questa priorità, che dalla rivoluzione industriale in poi, e soprattutto nell’ultimo mezzo secolo, ha generato innumerevoli confitti fra le grandi corporazioni e i sindacati è rimpiazzata dall’obiettivo di «creare prodotti di valore per i clienti, relazionarsi in modo giusto ed etico con i fornitori e investire nella soddisfazione dei dipendenti».

Sono toni rivoluzionari. Ma l’associazione delle principali 'corporations' statunitensi, che da cinquant’anni indica ai suoi membri la direzione da seguire nel fare affari, non ha fornito dettagli su come realizzare questo cambio di rotta, offrendo più una missione che un piano d’a- zione. Le aziende si sono impegnate a compensare i dipendenti in modo equo e a fornire «benefici importanti», nonché formazione e istruzione.

Hanno anche promesso di «proteggere l’ambiente adottando pratiche sostenibili in tutte le attività» e di «promuovere la diversità e l’inclusione, la dignità e il rispetto». La dichiarazione d’intenti della Business Roundtable è destinata a creare tensioni nei cda, perché molti azionisti non saranno disposti a fare un passo indietro. Anche per questo molti osservatori hanno accolto la mossa con scetticismo, ritenendo le linee guida superficiali perché prive di un sistema di controlli per la loro attuazione.

Potrebbe rivelarsi una promessa più d’immagine che di sostanza, ma il peso dei membri della 'tavola rotonda', da Apple a JPMorgan, da Amazon a General Motors fino a Johnson & Johnson, assicura che anche piccoli cambiamenti graduali potrebbero avere enormi conseguenze. «Gli americani meritano un’economia che consenta a chiunque di aver successo tramite il duro lavoro e la creatività e di condurre una vita dignitosa – ha detto infatti il numero uno di JPMorgan, Jamie Dimon, che è anche il presidente del Business Roundtable –. Tutti sono essenziali in un’azienda».

La dichiarazione è stata firmata da 181 ad su 192 che si impegnano a guidare le proprie aziende in modo che creino benefici per tutte le parti, abbandonando il primato degli azionisti che è stato ribadito in ogni versione precedente del documento del gruppo, dal 1997 in avanti. Ma era già dagli anni ’70, da quando il premio Nobel all’economia Milton Friedman aveva affermato che la «responsabilità sociale delle aziende è aumentare i suoi profitti», che massimizzare il valore per gli azionisti era diventato il comandamento numero uno per i ceo e aveva portato a un’ossessione per i risultati di breve termine, sui quali venivano calcolati i compensi dei manager. Molti economisti sono d’accordo che perseguire in modo cieco l’interesse degli azionisti ha causato quelle disparità di ricchezza estreme che rappresentano una vera e propria piaga della società Usa. Il dibattito sulle disuguaglianze e sul ruolo sociale delle imprese fa già parte della campagna elettorale per le presidenziali del prossimo anno.

Molti candidati democratici sostengono che le differenze economiche e sociali hanno favorito il populismo e l’animosità nei confronti degli immigrati e propongono una svolta. La senatrice Elizabeth Warren, ex consigliere economica di Barack Obama che è in corsa per la nomination del partito liberal, ha proposto ad esempio un piano che imporrebbe alle grandi aziende di ammettere nei propri cda membri scelti dai dipendenti. Mentre Bernie Sanders, il senatore indipendente che nel 2016 si era presentato alle elezioni come socialista ed ora ritenta la scalata alla Casa Bianca, vorrebbe proibire alle corporation di ricomprare le proprie azioni (pratica che ne fa alzare il prezzo senza creare nuovo valore), a meno che non offrano un certo livello di salario e benefit ai dipendenti.

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