mercoledì 12 maggio 2021
Cresce la capacità di produrre e vendere vetture ecologiche da parte degli altri costruttori che nel 2020 hanno acquistato 1,6 miliardi di dollari di bonus dal marchio di Elon Musk
I conti di Tesla perderanno il turbo dei "crediti verdi"
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Prospera sull’immagine, vale più di quanto fattura, e guadagna anche se perde. Che Tesla non fosse un marchio come gli altri, si sapeva. Ora però l’azienda americana di Elon Musk che produce esclusivamente auto elettriche, rischia di perdere una rilevante fonte di introiti per aggiustare trimestrali che altrimenti sarebbero spesso in rosso. Il tesoro in questione è rappresentato dai "crediti verdi", preziosissimi a partire dal gennaio 2020, quando l’Unione europea ha imposto ai costruttori di auto di mantenere la media delle emissioni dei veicoli prodotti al di sotto dei 95 grammi di CO2 al chilometro. Questo comporta necessariamente per ogni costruttore la necessità di vendere una quota consistente di auto elettriche al fine di mantenere il monte-emissioni della rispettiva gamma sotto tale soglia. Che, se sforata, comporta multe miliardarie: 95 euro per ogni grammo di CO2 oltre il limite moltiplicato per il numero di auto vendute. E qui entra in gioco Tesla.

Per compensare l’eccesso di emissioni, i costruttori ecologicamente meno virtuosi acquistano da Tesla i certificati ambientali che il marchio americano - proprio perché produce solo vetture 100% a batteria - possiede in surplus, portando i loro valori complessivi sotto la soglia richiesta. Lo ha fatto l'anno scorso General Motors, ad esempio, per compensare le emissioni dei suoi grandi Suv e pickup a benzina che vende negli Stati Uniti. Uno schema che da una parte garantisce a Tesla un fiume di liquidità (un credito può valere fino a 5mila euro) e dall’altra consente alle altre case auto di schivare le multe. Sembra un aggiramento della normativa, ma non lo è: perché è assolutamente lecito e fatto alla luce del sole. Così l’ammontare dei "crediti verdi" venduti nel 2020 da Tesla è arrivato a circa 1,6 miliardi di dollari, quasi il triplo rispetto ai 594 milioni del 2019, consentendo all’azienda di Musk un utile netto di 721 milioni di dollari a fine anno, a fronte della perdita di 862 milioni dell’anno precedente, mentre i ricavi sono saliti del 28% a 31,5 miliardi.

Il giochino però potrebbe rompersi, a causa della volontà e della capacità degli altri costruttori di auto di produrre da soli vetture ecologiche, ricorrendo sempre meno ai certificati venduti da Tesla. Il ceo del gruppo Stellantis, Carlos Tavares, ha recentemente dichiarato che l’azienda raggiungerà i suoi obiettivi europei 2021 in termini di CO2 senza ricorrere ai crediti ambientali. Cosa che dovette fare invece lo scorso anno Fca, poi confluita in Stellantis insieme a Psa, investendo circa 1,8 miliardi di euro per l’acquisto di crediti da Tesla con un contratto triennale. Ora, grazie alle auto ibride ed elettriche portate in dote principalmente da Psa, Stellantis dovrebbe essere in grado di soddisfare le normative sulle emissioni di anidride carbonica già da fine anno, dopo aver programmato di vendere globalmente 400.000 veicoli elettrificati, triplicando le 139.000 unità consegnate nel 2020.

Mentre Stellantis sta discutendo con gli americani le implicazioni finanziarie della decisione di interrompere l’accordo, il direttore finanziario di Tesla, Zachary Kirkhorn, ha ammesso che «ragionando a lungo termine, i profitti derivanti dalla vendita dei crediti non saranno una parte materiale del nostro business. È comunque possibile che per altre trimestrali questa voce rimanga forte. O forse no». È probabile comunque che Elon Musk trovi altre forme diverse da quella della vendita delle vetture per finanziare la sua azienda automobilistica. Ne è un esempio il miliardo di euro che riceverà dal governo tedesco e della regione del Brandeburgo a sostegno della costruzione del primo impianto europeo di Tesla, conosciuto come Giga Berlin. Somma che si aggiunge alla quota che spetterebbe alla società americana, dei complessivi 2,9 miliardi di euro, che l’Unione Europea ha stanziato a favore delle aziende che si dedicheranno alla fabbricazione di batterie nel Vecchio Continente.

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