martedì 5 agosto 2014
I dati in un'audizione del presidente Paolo Reboani. I soggetti privati, invece, sono concentrati nelle regioni centro-settentrionali. E' il profondo squilibrio territoriale del sistema di intermediazione italiano
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“Sui 556 centri per l’impiego attivi sul territorio nazionale soltanto 106 hanno un bacino di utenti in età di lavoro superiori a 100 mila unità, la soglia minima prevista dalla legge (art. 4 del D.Lgs. n. 469/1997)”. A delineare questo quadro quantomeno problematico è Paolo Reboani, presidente di Italia Lavoro, la società operativa del ministero del Lavoro, durante un'audizione presso la Commissione Lavoro della Camera dei deputati. “Il fatto che l’80% degli sportelli risulti attivo laddove meno se ne ravvisi l’utilità fotografa in modo chiaro una situazione di palese squilibrio territoriale, e così la pressione esercitata sul singolo centro per l’impiego dalla platea dei cittadini richiedenti servizi, è molto diversa da regione a regione. Ogni ipotesi di riforma del sistema non può prescindere dalla revisione di questo particolare aspetto relativo alla eterogeneità dell’organizzazione dei servizi, come non può assolutamente trascurare – ha continuato Reboani - la questione che si ricollega sempre al decentramento gestionale in capo alle Regioni e cioè il processo di autorizzazione e accreditamento degli operatori privati. Attualmente questo processo risulta notevolmente farraginoso e diversificato da Regione a Regione con una conseguenza diretta nella ridotta volontà d’investimento in mercati del lavoro tradizionalmente in sofferenza".

Lo testimoniano alcuni dati. Al 30 giugno i soggetti autorizzati alla somministrazione e all’intermediazione sono complessivamente 1.653, di cui 76 agenzie di somministrazione, 6 agenzie di somministrazione specialista e 13 agenzie di intermediazione. Appartengono a questo elenco, inoltre, 80 Enti di formazione, 978 Istituti di scuola secondaria di secondo grado e 80 università, di cui 66 pubbliche e 20 private. Il numero maggiore di soggetti autorizzati si rileva, nell’ordine, in Campania (224), Lombardia (211), Puglia (209), Lazio (194), Piemonte (110), Sicilia (109). Tuttavia, le unità operative ovvero gli sportelli autorizzati e dipendenti dai soggetti di cui sopra, rivelano un’altra distribuzione, segnata da un forte addensamento in alcune aree del Paese. Prendendo in considerazione i soli soggetti privati, la presenza delle agenzie è prevalentemente concentrata nelle regioni centro-settentrionali, a riprova del profondo squilibrio territoriale del sistema di intermediazione italiano. In particolare, la distribuzione dei 2.392 sportelli degli operatori privati è eterogenea; Lombardia (26,1%), Emilia Romagna (13,3%), Veneto (14,1%) e Piemonte (10,4%) assorbono, infatti, più del 60% delle unità operative totali.

"Ogni ipotesi di riforma dei servizi per l’impiego non potrà prescindere da un’adeguata revisione del decentramento gestionale attualmente in capo alle Regioni all’origine sia dei profondi squilibri territoriali dal punto di vista organizzativo, sia in relazione al tema dell’accreditamento degli operatori privati che nella maggior parte dei casi costituisce un forte disincentivo agli investimenti”, ha concluso Reboani.

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