sabato 8 dicembre 2018
La Russia attacca gli Stati Uniti, la Casa Bianca ha messo nel mirino la società di antivirus Kpersky
Huawei innesca la guerra digitale
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L’arresto della direttrice finanziaria del gigante orientale delle tlc, Meng Wanzhou, apre scenari di conflitto economico, commerciale e di sicurezza. E sta ricompattando le alleanze Apre scenari di guerra economica, commerciale e di sicurezza l’arresto della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou. L’affare sta ricompattando le alleanze. Il Giappone starebbe pensando di bandire router e telefonia mobile di Huawei dal Paese. L’Ue è guardinga. In ballo c’è la sicurezza delle informazioni. I russi vi trovano invece l’ennesima occasione per additare l’arroganza statunitense. Sergej Lavrov è stato molto franco ieri. Ha subito difeso la Cina, Huawei e, indirettamente, la russa Kaspersky. Se gli Stati Uniti sono da tempo all’offensiva contro la Cina, anche la Russia è nel mirino. La società di antivirus Kaspersky è finita nell’occhio del ciclone l’anno scorso. I suoi codici cibernetici sono operativi su migliaia di computer delle agenzie federali americane e occidentali, Italia inclusa. E allora? Il fondatore dell’azienda avrebbe avuto rapporti finanziari con l’ex servizio di spionaggio ciber-elettronico russo: il Fapsi, ora parte della galassia dell’Fsb. Il fatto è che gli antivirus Kaspersky hanno gigantesche porte girevoli (backdoor), che permetterebbero intrusioni, manomissioni e spionaggi da remoto. Nella guerra informatica che si sta giocando su scala planetaria, gli Stati Uniti imputano a Cina e Russia intenzioni ostili da cui non sono immuni loro stessi. I documenti di Edward Snowden hanno svelato una miriade di dati sul doppio gioco e la strumentalizzazione dei sistemi Microsoft, Apple e Office da parte dei servizi anglosassoni. In questa partita di poker a carte coperte, ogni giocatore informatico ha mosse e contromosse. Nessuno è invulnerabile. Forse non lo sono nemmeno le infrastrutture critiche americane, perfino quelle legate al delicatissimo dossier nucleare. Le centrali atomiche sono piene di potenziali crepe. Una centrale ha in media 10mila sensori, connessi fra loro da 5mila km di cavi. Si serve di sistemi digitali e analogici per il funzionamento, la supervisione e lo stoccaggio di dati. Che cosa avverrebbe se fosse piratata? In questa partita di vulnerabilità globali crescenti, occorre trovare presto un codice di regole universali.

La Cina è la prima a essere fragile. Importa più del 90% delle schede elettroniche di alta gamma integrate nei suoi dispositivi. E oltre il 90% dei sistemi centrali delle industrie chiave cinesi, dalle banche all’energia, funzionano con ciberutensili Microsoft. Il mercato dell’internet mobile cinese è letteralmente divorato dai due principali operatori americani: Android di Google (87,2%) e Ios di Apple (12,4%). Gli americani possono colpire quando vogliono. Sono ossessionati dall’erosione della loro strapotenza globale e stanno facendo carte false per impedire agli industriali cinesi di approfittare dello sviluppo delle telecomunicazioni di quinta generazione. Il direttore dell’Fbi, Chris Wray, ha messo in guardia il Comitato senatoriale per l’intelligence, dicendosi profondamente preoccupato dai rischi connessi con i prodotti proposti dai due giganti cinesi dell’elettronica: Zte e Huawei, già banditi dal Pentagono, che ne ha vietato la commercializzazione nelle basi militari americane. Se l’affare Meng puzza di intelligence cibernetica, di spionaggio e di protezione necessaria, parla anche di lotta per la supremazia. Gli Stati Uniti stanno creando un clima sfavorevole all’ascesa tecnologica cinese, gettando molte ombre sulla politica di Pechino, in un momento in cui si ridistribuiscono le carte del potere mondiale. Intorno al 2030, l’economia digitale significherà più del 50% del Pil cinese. Permetterà di sovvertire i rapporti di forza geoconomica e alla Cina di rivendicare un ruolo di primo piano nelle istituzioni di 'amministrazione' internazionale di Internet, oggi dominate dagli americani. Pechino sta forse osando volare troppo alto, sfidando la supremazia tecnologica a stelle e strisce. Sta facendo progressi da gigante nelle comunicazioni interplanetarie, costruendo una rete globale di sorveglianza e monitoraggio dello spazio lontano. Un settore che gioca un ruolo cruciale non solo nella comunicazione permanente e rapida fra la terra e le sonde interplanetarie, ma anche nel controllo delle navi, della telemetria, della localizzazione e dell’osservazione, tutte competenze critiche anche in un’ottica militare. È una sfida gigantesca all’iperpotenza marittima e spaziale statunitense. Ecco perché gli Usa alzano gli scudi.

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