lunedì 6 febbraio 2017
Nel giorno del debutto della ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro forte calo per il prezzo dei diritti e in flessione anche il valore dell'azione.
Una veduta della torre UniCredit, la più alta d'Italia (Ansa)

Una veduta della torre UniCredit, la più alta d'Italia (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

È partito con fatica, ma senza crolli, l’aumento di capitale di UniCredit. A due ore e mezza dall’apertura della Borsa di Milano le azioni della banca segnano un ribasso del 3,5%. In calo (-10%) anche il prezzo dei diritti per partecipare all’operazione che prevede un aumento di capitale di 13 miliardi di euro.

La banca ha applicato un forte sconto (del 38%) sul prezzo delle nuove azioni, fissandolo a 8,09 euro, per agevolare l’aumento. Agli azionisti è offerta la possibilità di sottoscrivere 13 nuove azioni per ogni cinque titoli in portafoglio. I diritti di opzione possono essere esercitati dal 6 al 23 febbraio, in Italia e Germania, e dall'8 febbraio al 22 febbraio in Polonia. Inoltre i diritti di opzione saranno negoziabili alla Borsa Italiana dal 6 al 17 febbraio e su quella di Varsavia dall'8 al 17 febbraio. I diritti di opzione non esercitati saranno offerti in Borsa successivamente al periodo di sottoscrizione. L’aumento di capitale si chiuderà il 10 marzo.


Chi non partecipa secondo le stime della banca subirà una diluzione del 72,22% della sua partecipazione. Sempre che la ricapitalizzazione abbia successo. Se le difficoltà dovessero essere superiori al previsto c’è comunque un ricco pool di oltre trenta banche italiane e straniere pronte a garantire l’operazione, capitanato dalla stessa Unicredit Corporate & Investment Banking assieme a colossi come Morgan Stanley e Ubs.

L’apporto reale di capitale per UniCredit sarà di 12,5 miliardi, perché le spese relative all’aumento ammontano a circa 500 milioni di euro «comprensivi di spese per consulenza, spese vive e delle commissioni di garanzia calcolate nella misura massima», come ha scritto la stessa UniCredit nella Nota Informativa sugli Strumenti Finanziari che fa parte del prospetto di aumento.


Tra i grandi soci, la Fondazione Cariverona (azionista di Unicredit con il 2,2%) ha deciso di sottoscrivere l'aumento al 73% (e quindi scenderà all’1,8%). La Fondazione Crt dovrebbe aderire per la quota pari al 2,3%. Il primo socio, Capital Research, azionista con il 6,7%, dovrebbe sottoscrivere tutti i diritti di opzione. Mentre non non si conoscono ancora le intenzioni di Mubadala investment company pjsc, il fondo sovrano di Abu Dhabi che ha il 5%, di BlackRock e la volontà della Banca centrale libica e del fondo sovrano Lia che hanno in totale circa il 4%. C'è poi Leonardo Del Vecchio, azionista al 2% attraverso la finanziaria Delfin, che dovrebbe partecipare per intero mentre Francesco Gaetano Caltagirone non avrebbe ancora deciso nulla.

Nella notte di venerdì 3 febbraio la banca ha risolto una delle principali incognite riguardo il suo piano di rilancio, trovando l’intesa con i sindacati l'accordo sui 3.900 esuberi previsti (oltre ai 6mila già stabiliti): le uscite saranno su base volontaria con incentivi, mentre vi saranno 1.300 assunzioni e la stabilizzazione di 600 contratti di apprendistato.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI