giovedì 30 gennaio 2014
​Per gli edifici più alti il 2013 è stato un anno ottimo, ne sono completati 73. E la corsa ad arrampicarsi sempre più in alto continua senza sosta.
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Vista dall'alto la crisi non appare poi così grave. Punti di vista, certo. Come quello che si ha dall'alto dei grattacieli. Dalla torre di Babele, alle piramidi, alle torri dei signori medioevali, fino alle nostre costruzioni in cemento armato, ferro e vetro, la sfida architettonica dell'uomo al cielo (con c minuscola) non si è mai arrestata. Anche il travagliato periodo economico che stiamo attraversando non l'ha fermata. Anzi. Per i grattacieli il 2013 è stato il secondo anno migliore di sempre con il completamento di 73 edifici più alti i 200 metri in tutto il mondo, dietro solo al record del 2011 quando ne erano stati completati 81. Dati che sorprendono, almeno chi non è addentro al settore. Ma che riportati nel report annuale realizzato dal "Council on tall buildings and urban habitat", (Ctbuh), un organismo internazionale con base a Chicago, all'Illinois Institute of Technology, che ogni anno fa il punto sull'andamento dei "trend altimetrici" mondiali. "Forse la leggera caduta del 2012 nelle nuove costruzioni è stato l'ultimo effetto della crisi finanziaria del 2008 e il 2014 inizia con una piccola speranza di ripresa", si legge nel report. Le previsioni, che in questo campo sono abbastanza precise, anche perché per quanto i grattacieli spuntino come funghi occorre un po' di programmazione, anche economica, parlano infatti per quest'anno di 90 nuovi edifici, che dovrebbero diventare 105 nel 2015. Ma anche il "negativo" 2012 aveva visto il completamento di 69 edifici, segno che la corsa verso il cielo non si ferma. Ecco quindi che possiamo facilmente osservare che in questo nuovo millennio il numero dei giganti di vetro è passato da appena 261 a 830, con una crescita del 318%. Non solo. Sono sempre più alti. Sempre più ambiziosi. Dei 73 costruiti nel 2013, 12 sono entrati nella classifica dei 100 più alti al mondo. Inoltre l'analisi del Ctbuh mostra anche come la geografia delle costruzioni stia cambiando: l'Asia è infatti il nuovo centro con tre quarti dei nuovi grattacieli. A spingere la crescita è la Cina che da sola ne ha costruiti 53 in 22 città differenti, ma il più alto dell'anno è la seconda torre dell'hotel Marriot Marquis a Dubai, con 355 metri. A sorpresa solo uno dei 73 è negli Stati Uniti, a New York, mentre la piccola Panama, con due nuove edifici, porta il totale a 19, tutti realizzati negli ultimi cinque anni. L'Europa invece sembra segnare il passo. Forse non è solo una questione economica, ma anche filosofica. Un modo diverso di concepire l'edificio. Anche se, ad esempio, Milano in questi ultimi anni ha visto cambiare notevolmente il suo skyline, con la comparsa di grattacieli, tra cui "boschi verticali", non altissimi ma sicuramente di forte impatto nell'immagine della metropoli italiana. Nel Vecchio Continente i grattacieli completati nel 2013 sono due: lo Shard di Londra e il Mercury City di Londra; il primo progettato da Renzo Piano che con i suoi 306 metri è anche l'edificio più alto d'Europa. Una curiosità: nel "Global tall building database" del Ctbuh, denominato "The Skyscraper Center" si può anche vedere che il Duomo di Milano, con i suoi 106.7 metri, è il settimo edificio per altezza della città, il 22° in Italia, il 440° in Europa. Al primo posto, cittadino e nazionale c'è la Torre Unicredit (218 metri). A livello nazionale segue il Palazzo della Regione Piemonte a Torino (209 metri). Torino e Milano vantano i 7 grattacieli più alti della Penisola. Napoli, terza incomoda, si piazza solo all'ottavo posto con il Palazzo Telecom Italia. In questa classifica (129 metri). E la Basilica di San Pietro? Anche lei, come la cattedrale ambrosiana, non è un grattacielo, ma si fa rispettare. Con i suoi 132, 5 metri si piazza al 405° posto in Europa. Pur essendo stata costruita, nella sua attuale forma, tra il 1450 e il 1626, si adagia bene nel cielo azzurro di Roma e per splendore architettonico non si lascia intimidire da nessuno.

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