lunedì 18 dicembre 2017
L'accordo in cinque punti coinvolge oltre tre milioni di associati: 1,1 milioni di imprese agricole, 5mila cooperative agroalimentari, 80 pastifici
Grano duro di qualità, al via l'intesa di filiera
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Dai campi alla tavola. Un patto di filiera in cinque punti per rafforzare la competitività della pasta italiana aumentando la disponibilità di grano duro italiano adatto alla pastificazione, incentivandone la produzione sostenibile e la tracciabilità, e sostenendo gli agricoltori che scelgono di puntare sulla qualità. Questi i punti principali del protocollo di intesa per migliorare il grano duro italiano siglato oggi da Aidepi - Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia- Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri- Confederazione Produttori Agricoli e Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d'Italia. I firmatari rappresentano complessivamente poco meno della metà di tutta l'agroindustria italiana, per un valore di circa 60 miliardi di euro: per quanto riguarda il mondo agricolo, parliamo di oltre tre milioni di associati che gravitano nel settore agricolo, 1,1 milioni di imprese agricole e 5mila cooperative agroalimentari distribuite su tutto il territorio nazionale; per il comparto molitorio, oltre l'80% della capacità totale di trasformazione del frumento in Italia; per l'industria della pasta, l'80% di un settore storico che conta 100 imprese, dà lavoro in Italia a 7.500 addetti e genera 4,7 miliardi di euro.

Il protocollo d'intesa, sottolineano le parti, «vuole essere una risposta concreta, volontaria e "di squadra" ad alcune criticità di filiera che ostacolano la crescita del settore». L'Italia è prima al mondo per produzione (3,6 milioni di tonnellate annue) ed export di pasta (due milioni di tonnellate), ma questo primato è a rischio per tre motivi: in primo luogo, la forte concorrenza internazionale, specie da Turchia e Egitto, che pur con un prodotto di qualità inferiore stanno erodendo quote di mercato alla pasta italiana, forti anche del supporto dei rispettivi governi. Oggi la produzione nazionale di grano duro (in media di quattro milioni di tonnellate annue) è sufficiente a coprire solo il 70% del fabbisogno dei pastai italiani. Secondo un'analisi del Crea (periodo 2011-2016) circa il 30% del grano italiano è poco adatto alla pastificazione, mentre solo il 35% è di alta qualità. Per i firmatari il «miglioramento» complessivo della qualità del grano italiano significa «non solo garanzia di un piatto di pasta sempre buono, ma anche più sostenibilità nei nostri campi, maggiori opportunità per le imprese agricole e meno ricorso alla costosa materia prima estera».

Sono cinque gli ambiti di intervento identificati nel protocollo firmato oggi:
- Incrementare la disponibilità di grano duro nazionale di qualità e prodotto in modo sostenibile per venire incontro alle esigenze dell'industria molitoria e della pasta.
- Incentivare e sostenere l'agricoltura virtuosa, con premi di produzione legati al raggiungimento di standard qualitativi del grano e alle caratteristiche del territorio di produzione.
- Concentrare progressivamente l'offerta di grano duro e censire i centri di stoccaggio idonei alla conservazione del grano duro di qualità.
- Stimolare formazione, ricerca e innovazione nella filiera italiana grano-semola-pasta.
- Promuovere e difendere in maniera coesa un'immagine forte della pasta italiana, garantirne la sicurezza anche attraverso la tracciabilità informatica dei vari passaggi della filiera.

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