mercoledì 8 febbraio 2023
Il sistema Bard sbaglia una risposta nel video di esempio per il lancio. Anche ChatGPT è pieno di castronerie. Ma questi sistemi riaprono la ricchissima partita nel mercato delle ricerche online
Il dinosauro "Stan", che all'interno della sede Google ricorda i rischi che derivano dal non innovare abbastanza

Il dinosauro "Stan", che all'interno della sede Google ricorda i rischi che derivano dal non innovare abbastanza - Google

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Il nuovo sistema di intelligenza artificiale di Google deve ancora debuttare davvero, ma fa già i suoi errori. Nel post sul blog con cui Sundar Pichai, ceo di Google e Alphabet, ha annunciato l’arrivo di Bard, il servizio sperimentale di conversazione basato sull’intelligenza artificiale, c’è una gif animata di esempio. Un utente chiede a Bard quali scoperte del telescopio James Webb potrebbe raccontare a un bambino di 9 anni. Bard suggerisce di dirgli che il telescopio ha «scattato la prima fotografia di un pianeta esterno al nostro sistema solare». La risposta però è sbagliata, come ha notato e scritto su Twitter una dottoranda di astrofisica dell’Università di Los Angeles: la prima immagine di un esopianeta (come vengono chiamati i pianeti che non appartengono al nostro sistema solare) è stata scattata dal Very Large Telescope cileno nel 2004. Questo lo si sarebbe potuto scoprire attraverso una «semplice ricerca su Google» ha aggiunto con ironia Angelo. Come a dire: non sempre l'innovazione è progresso.

Colpisce che Google non sia reso conto dell’errore nel confezionare il materiale promozionale per Bard. Ma che questo tipo di “conversatori” basati sull’intelligenza artificiale sbaglino non è una sorpresa. Chiunque abbia provato ChatGPT, il sistema più di successo, ha potuto sperimentare che incredibile quantità di risposte scorrette proponga (su Github c’è chi sta iniziando a collezionare le assurdità sostenute dall’intelligenza artificiale). Questo però non ha ostacolato, per ora, il successo di ChatGPT, che in queste ore risulta bloccato per i troppi curiosi che lo stanno provando. Secondo le stime di Similarweb, società che tiene conto del traffico online, a gennaio il conversatore robotico di Open Ai ha avuto oltre 100 milioni di visitatori: la somma del tempo totale passato dai navigatori a chiacchierare con ChatGPT è in media di 400 anni al giorno. Numeri enormi che nessun altro sistema digitale aveva registrato prima nella sua fase iniziale di crescita.

Questo rafforza le speranze di Microsoft, che ha investito 10 miliardi di dollari su OpenAI e martedì ha annunciato l’integrazione dell’intelligenza artificiale, in una versione più potente di ChatGPT, nel suo motore di ricerca, Bing, e nel suo programma per navigare online, Edge. Il ceo e presidente Satya Nadella non ha nascosto di essere convinto che l’innovazione dell’intelligenza artificiale possa riaprire la partita della ricerca via web, dove Google è in enorme vantaggio: gli ultimi dati di StatCounter dicono che passa da Google l’84% delle ricerche online, da Bing meno del 9% e il resto da Yahoo e simili. «C’è un grande margine nel settore delle ricerche via web – ha detto Nadella al Financial Times –, per noi è incrementale. Per Google no, loro devono difenderlo tutto».

L’azienda di Mountain View non sta a guardare. In un evento a Parigi oggi i Prabhakar Ragahavan, senior vice presidente di Google e responsabile della divisione ricerche, ha presentato le novità nell’uso dell'intelligenza artificiale che vanno oltre l’imminente arrivo di Bard (per ora disponibile in prova per utenti selezionati). Si va da un uso sempre più intensivo dei sistemi neurali per la comprensione del linguaggio da applicare alla traduzioni di Google Translate, alla visione “immersiva” delle città su Google Maps (sarà possibile vedere l’interno di un ristorante prima di prenotare la cena, per l’Italia le prime città saranno Venezia e Firenze) passando per un rafforzamento del sistema Lens, che offre la ricerca a partire dalle immagini e ora rende possibile la “ricerca multipla”, integrando l’immagine con testo e localizzazione per trovare quello di cui si ha bisogno.

Aggiornamenti che aumentano il potenziale commerciale dell’applicazione concreta dell’intelligenza artificiale alle ricerche: favoriscono lo shopping online e aprono a nuove forme di inserzioni per catturare clienti. A differenza di OpenAI, Alphabet (la società che controlla Google) ha già una strategia piuttosto chiara per rendere redditizia l'intelligenza artificiale.

Google sa che due decenni di dominio nel mercato delle ricerche online gli danno un enorme vantaggio, anche rispetto a concorrenti robusti come Microsoft, in questa fase di potenziale dirompente cambiamento delle abitudini degli utenti. È un mercato particolare, perché vince il prodotto migliore e non si può giocare sul prezzo, dal momento che le ricerche sono gratuite e sono gli inserzionisti a pagare per avere una briciola dell’attenzione di chi naviga. Eppure la caduta del titolo, oggi in picchiata di quasi l'8% a Wall Street, gli ricorda che nel mondo digitale non si possono fare errori: il rischio di finire come gli estinti Altavista e Lycos, che erano i grandi nomi delle ricerche su Internet di fine anni 90, o come la stessa Yahoo! (ex potenza ancora viva ma ridotta ai minimi termini), è sempre dietro l’angolo. Per i dettagli, chiedere a Myspace, che aveva sostanzialmente anticipato l'idea di Facebook ma è implosa proprio alla vigilia del boom dei social network.

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