venerdì 31 maggio 2013
​Una cinquantina di associazioni riunite nel cartello Alta Partecipazione ha presentato le proposte di riforma. Uno studio evidenzia il malessere di collaboratori e professionisti
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Sì alle modifiche sui contratti a termine e a una liberalizzazione sperimentale di un anno. Ma va data attenzione ai collaboratori e ai lavoratori con partita Iva che sono stati trascurati negli ultimi anni e hanno finito per subire più di altre categorie i morsi della crisi. Sono le richieste di una cinquantina di associazioni, riunite nel cartello "Alta Partecipazione", che ieri hanno presentato uno studio approfondito sulla condizione dei parasubordinati coordinato dal professor Patrizio Di Nicola dell’Università la Sapienza di Roma.L’analisi delle associazioni (che gravitano nell’area dei giovani del Pd e parte della Cgil) parte dall’assunto che «la riforma Fornero non è servita a ripulire gli abusi a favore del lavoro regolare, semmai si è accentuato il passaggio verso altre forme peggiori di abuso o verso la disoccupazione senza protezioni sociali». Un fenomeno cominciato in realtà anche prima dell’ultimo cambiamento legislativo, se è vero che nel quinquennio 2007-2011 le collaborazioni a progetto sono diminuite di 207mila unità, mentre sono aumentate le partite Iva iscritte alla gestione separata Inps (+26%), i disoccupati e il lavoro nero.Su quali direttrici muoversi, allora, per migliorare la situazione occupazionale dei giovani e degli atipici? Il primo passo va nella stessa direzione indicata dal governo con aperture significative rispetto al dibattito che si è andato sviluppando tra Pd e Pdl. I rappresentanti delle associazioni dicono sì infatti sia alla staffetta generazionale (se prevede l’assunzione di un giovane almeno a part-time) e alla riduzione dei tempi di sospensione tra un contratto a termine e il successivo, a patto che ci sia un accordo tra le parti sociali. Disponibilità viene indicata per la sospensione della causale per poter ricorrere alle assunzioni a tempo determinato, purché però in via sperimentale per un anno con verifica successiva. E apertura pure sulle modifiche all’apprendistato: va bene la sospensione per 2 anni dell’obbligo di assunzione definitiva di almeno il 30% degli apprendisti. Limite che si potrebbe superare anche definitivamente «se, però, si rimodulano gli incentivi e gli sgravi contributivi per la stabilizzazione». Fin qui gli interventi a costo zero. Dove invece occorrerebbe investire risorse è nei centri per l’impiego, che diventeranno ancora più strategici quando si dovrà applicare la Youth guarantee prevista dall’Europa. «Dovrebbero poter gestire autonomamente opportunità formative, attraverso voucher regionali, e decidere sull’erogazione degli incentivi alle imprese».Secondo le associazioni di "Alta Partecipazione", però, occorre soprattutto cambiare atteggiamento nei confronti di quei lavoratori parasubordinati e professionisti che hanno perso o ridotto il lavoro senza alcun sostegno in questi anni di crisi, «introducendo per loro un vero ammortizzatore sociale e bloccando, almeno per le Partite Iva "esclusive", l’aumento dei contributi Inps». Ancora, la richiesta di «stabilire regole compatibili con la situazione economica dei singoli settori ma garantendo compensi equi». Compito che dovrebbe essere affidato alle parti sociali, prevedendo un’applicazione graduale della riforma Fornero in materia. Infine, ma non ultima richiesta, «occorre intervenire per sostenere anche fiscalmente i professionisti che lavorano individualmente reintroducendo il regime dei "contribuenti minimi" per chi non ha dipendenti e ha redditi inferiori ai 30 mila euro».
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