sabato 7 maggio 2011
Ipertecnologici, flessibili, immersi nella rete, life-oriented: i nati tra il 1977 e il 1990 si affacciano al mondo del lavoro. Con valori e motivazioni del tutto nuovi, che possono diventare fattori di crescita per le aziende.
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Come sta cambiando il mondo del lavoro con l’ingresso della Generazione Y – i nati tra il 1977 e il 1990? Quali le nuove modalità di questi giovani nel rapportarsi con leadership, colleghi e clienti? Ci si può incontrare tra generazioni, dando vita a nuovi modelli di rapporto tra persone e organizzazione?Questi gli spunti emersi durante il convegno Generazione Y: siamo pronti per loro? organizzato da CRF Institute, nell’ambito dei Top Employers Seminars, in collaborazione con il COSP (Centro per l’Orientamento allo Studio e alle Professioni) dell’Università degli studi di Milano. Introdotto da Gabriella Pravettoni, professore Ordinario di Psicologia Generale e Presidente del COSP e moderato da Luca Solari, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale all’Università degli Studi di Milano, il convegno ha visto la partecipazione di Antonella Lozzi, Delivery and Capabilities Director, Avanade; Simona Pietrasanta, HR Avanade;  Elena Panzera, Direttore Risorse Umane, SAS Institute; Cesarina Budetta, Head of Human Resources, Unicredit Business Partner; Mario Gastaldi, Consulente internazionale e fondatore, Brain Team Consulting, oltre ad Alessio Tanganelli, Country Manager Italia di CRF Institute che ha presentato alcuni risultati di ricerche internazionali su identità, aspettative e stereotipi della Generazione Y.«I dati raccolti da CRF Institute mostrano che, mentre i cosiddetti baby boomers, cioè i molti nati negli anni ’60, vanno gradualmente in pensione, i giovani talenti destinati a sostituirli sono decisamente meno numerosi: ecco dunque la necessità per le aziende di trovare nuovi modi per attrarli e trattenerli, facendo leva sulle loro motivazioni e aspettative, spesso diverse da quelle dei loro padri», ha spiegato Alessio Tanganelli.In che modo? Innanzitutto con la flessibilità. A livello internazionale, il 97% delle aziende offre il part-time, il 92% l’orario flessibile, l’83% il telelavoro, il 43% congedi parentali oltre i termini di legge e il 40% concorda addirittura con i dipendenti un programma di gestione del tempo. Queste alcune delle risposte delle aziende alle cinque priorità evidenziate dai Generation Y: uno stile di vita appagante, la realizzazione professionale, il lavoro in team, il work life balance e la possibilità di cambiare frequentemente mansioni, lavoro, nazione e persino continente.«Fino ad oggi le esigenze del business venivano prima di quelle delle persone», ha osservato Luca Solari, «ma il panorama sta cambiando, e non è più pensabile chiedere alla generazione Y di fermarsi in ufficio fino a tardi o rinunciare al week end solo in nome della dedizione al lavoro. È arrivato il momento di ripensare al modello organizzativo, e di trovare nuove strade di dialogo tra persone e organizzazione. Un terreno ancora sconosciuto e un tema finora dimenticato anche dalle ricerche scientifiche».L’incontro rientra in una serie di iniziative promosse da CRF Institute per contribuire a diffondere la conoscenza di modelli organizzativi di eccellenza nella gestione del talento in Italia. I prossimi appuntamenti sono previsti per  il 27 settembre 2011 a Roma e il 29 settembre a Milano.
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