sabato 5 novembre 2011
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La CDU e la Cancellieria Merkel sono sempre state contrarie all'introduzione del salario minimo in Germania. Ora invece se ne discute all’interno del partito e del prossimo congresso. I commentatori, chi più critico, chi più sorpreso, si chiedono se ci possa essere una svolta su questo tema.

È soprattutto la principale organizzazione imprenditoriale (BDA) ad essere particolarmente critica. L'introduzione del salario minimo minerebbe il “miracolo tedesco” e la situazione favorevole del mercato del lavoro, caratterizzato da livelli di disoccupazione mai così bassi da vent’anni, insieme a una contenuta disoccupazione di lungo periodo e bassi tassi di disoccupazione giovanile.

Il salario minimo, inoltre, non potrebbe tenere in considerazione le differenziazioni territoriali e di comparto, che invece sono rispecchiate dalla definizione dei minimi tabellari dei contratti collettivi di settore, in Germania anche territoriali, o aziendali.

Forte è, poi, la preoccupazione della BDA per l’autonomia collettiva, che sarebbe minacciata dal salario minimo. Essa afferma, infatti, che in nessun Paese in cui esiste un salario minimo legale l'autonomia collettiva svolge un ruolo così importante ed efficace come in Germania.

In questa prospettiva, l’organizzazione imprenditoriale suggerisce, invece, alla CDU di occuparsi piuttosto della questione della unicità del contratto collettivo applicabile in azienda. Un recente orientamento della giurisprudenza ha superato la tradizionale interpretazione che riteneva applicabile in azienda un solo contratto collettivo. Secondo la nuova impostazione, se più contratti collettivi sono stati firmati dal datore di lavoro, essi verranno applicati rispettivamente agli iscritti al sindacato sottoscrittore. Anche per questa ragione, la BDA vorrebbe l’affermazione per via legale del principio dell’unicità del contratto collettivo applicabile in azienda, basato sulla rappresentatività del sindacato firmatario.

Confrontando poi la situazione tedesca con gli altri Paesi europei, emerge che solo 6 nazioni, oltre la Germania, non sono dotate di salario minimo: Finlandia, Svezia, Danimarca, Austria, Italia e Cipro. Tuttavia, se si confrontano i minimi contrattuali tedeschi in diversi settori si può notare che mediamente sono più elevati dei salari minimi nei paesi europei “più ricchi”, come Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda (solo i 10 euro del Lussemburgo sono irraggiungibili). Al contrario, nei paesi dell’Europa meridionale e orientale, i salari minimi sono alquanto bassi, dai 4,32 euro della Slovenia ai 71 centesimi della Bulgaria.

Questo sembra suggerire che la presenza del salario minimo non è di per sé una tutela per i lavoratori. Indubbiamente è rilevante nelle realtà, dove la contrattazione collettiva non è particolarmente sviluppata ed efficace. Al contrario, potrebbe deprimere i minimi contrattuali negli altri contesti e indebolire la contrattazione collettiva.

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