venerdì 22 aprile 2016
"Al lavoro per l'Eurozona, non solo per Berlino". Merkel: legittimo discutere dei tassi bassi. Oggi all'Ecofin di Amsterdam si parla anche dei titoli di Stato nei bilanci delle banche.
Bce, Draghi attacca la Germania
COMMENTA E CONDIVIDI
Se in Germania qualcuno ha pensato di lanciare un’offensiva per rimettere in riga la Banca centrale europea per ora questo attacco sta andando molto male. Wolfgang Schäuble ha dovuto smentire di avere detto che le politiche espansive della Bce hanno il 50% della colpa del successo del partito antieuro Alternative für Deutschland, come invece aveva scritto il Wall Street Journal, ma tutto il resto della critica del ministro delle Finanze di Angela Merkel è stato confermato: le scelte più avventurose della banca centrale guidata da Mario Draghi, come i tassi di deposito in negativo, stanno creando «straordinari problemi » alle banche tedesche e più in generale al sistema finanziario della Germania. Schäuble stavolta si deve essere spinto troppo in là anche per gli standard tedeschi, tanto che il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, ha dovuto ridimensionarlo ricordando che «non è raro per i politici avere idee sulla politica monetaria, ma noi (membri del direttivo Bce, ndr) siamo independenti». La conferenza stampa dopo la riunione di ieri del comitato esecutivo della Bce — un vertice di routine che ha confermato i tassi ai minimi storici e tutte le scelte monetarie degli ultimi mesi — è stata l’occasione per Draghi di mostrare che la Bce non è di proprietà di Berlino. «Abbiamo un mandato per perseguire la stabilità dei prezzi in tutta la zona euro e non per la sola Germania» ha chiarito subito Draghi, che poi ha negato che i tassi bassi siano di per sé un ostacolo alla capacità delle banche di essere redditizie. Ha spiegato di avere chiesto a tutto il settore dei fondi di investimento di «resistere alla tentazione di incolpare i bassi tassi di interesse per tutto ciò che va male» e ha ricordato che i fondi «realizzano anche notevoli profitti grazie agli acquisti di bond» da parte della Bce. Non solo: «Ogni volta che si percepisce che l’indipendenza della Bce viene rimessa in discussione  questo rinvia gli effetti delle misure di politica monetaria e i loro risultati». Tradotto: più la Germania va all’attacco più muove i mercati verso uno scenario di deflazione e quindi costringe la Bce ad andare avanti con politiche espansive. Poi starà ai giornalisti tedeschi, ha detto il presidente della Bce replicando a uno di loro, spiegare ai concittadini che senso hanno i tassi negativi. «Un presidente non italiano avrebbe fatto scelte diverse? – si è chiesto Draghi –. Ovviamente sì, ma l’ex presidente della Bce Trichet ha detto che avrebbe fatto le stesse cose che ha fatto Mario...». La linea dura scelta da Draghi deve avere sorpreso anche Angela Merkel, che da Amsterdam ha ricordato che la Bce è indipendente ma i tedeschi hanno diritto di discutere dei tassi bassi. Ma c’è un altro fronte su cui Berlino sta premendo con insistenza: vogliono forzare per rompere il legame tra banche e titoli di Stato (particolarmente forte, per esempio, in Italia) costringendo gli istituti di credito a disfarsi in tempi non troppo lunghi di una quota delle loro obbligazioni sovrane per rientrare sotto un 'tetto' ancora da definire. L’Olanda, presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, ha inserito il tema in agenda per l’Ecofin di oggi. I governi di Italia e Francia hanno promesso battaglia. «Non mi meraviglia la mossa di Amsterdam – ha detto ieri Alberto Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana –. L’Olanda conferma di essere ancora una sorta di stato satellite della Germania, come quando aveva il fiorino agganciato al marco. Inoltre gli olandesi vanno verso la fine del loro semestre di presidenza, non avranno l’opportunità di riproporre il tema per 26 semestri... non potevano farsi sfuggire l’occasione». L’Abi, però, non è molto preoccupata: «Apprezziamo la posizione nitida presa dal ministro Padoan e dal governo e ricordo che Draghi ha già notato come queste tematiche vadano affrontate nell’ambito degli accordi di Basilea, non della sola Unione europea. Quindi quello di venerdì non potrà essere che un tavolo di interlocuzione ». Una valutazione confermata ieri dal portoghese Vítor Constâncio, vicepresidente della Bce: «C’è una ragione per rivedere il rischio connesso ai titoli di Stato detenuti dalle banche», ma «la revisione non deve creare turbolenze sui mercati dei bond sovrani» e (soprattutto) «il cambio deve essere fatto a livello internazionale», cioè non solo europeo. Come dire: c’è tempo e sede per parlarne, ma lontano da Berlino non c’è nessuna fretta di costringere le nostre banche a vendere rapidamente i loro Btp.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: