mercoledì 11 ottobre 2017
Un tavolo che sia appositamente per Cornigliano, perché Genova è caso a sé nella galassia della crisi Ilva e si fa forte di un accordo datato 2004
Genova vuole il tavolo separato sull'acciaieria
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Un tavolo che sia appositamente per Cornigliano, perché Genova è caso a sé nella galassia della crisi Ilva e si fa forte di un accordo datato 2004, dov’era previsto di non fare tagli, destinare le aree ex metallurgiche ad altro ed ancora ulteriori programmi di protezione del dipendenti, seppure in parte disattesi. Tavolo chiesto dalle forze sociali e istituzioni genovesi dopo il momentaneo stop alla trattativa su Ilva imposto dal Governo e del quale informa Alessandro Vella, segretario generale ligure Fim Cisl, che sottolinea anche come a Genova si debba puntare alla banda stagnata.

Nello stabilimento di Cornigliano, da sempre luogo simbolo dell’industria nel capoluogo ligure e del lavoro insieme al porto, lavorano in 1.599, con quasi 400 tuttavia in cassa integrazione e 599 a rischio di tagli. Lo stabilimento attualmente occupa solo una parte della aree sulla quali era basato ai tempi d’oro, quando ha dato lavoro fino a 12mila addetti, mentre ora sono occupate da centri commerciali oppure vuote, con occupazione spesso precaria. Altri tempi davvero e non quelli attuali quando il corteo di lunedì ha raccolto solidarietà come mai e partecipazione da parte di vigili del fuoco, portuali, lavoratori Ericsson e di altri stabilimenti. «Siamo soddisfatti per la posizione del Governo – afferma Vella – è importante, ma il problema è solo rimandato. Occorre avvenga con condizioni diverse da quelle prospettate. Completa adesione al fatto che sia stato rispedito al mittente ciò che si voleva fare. Ma questo è solo un punto di partenza. occorre aprire un dialogo per le trattative con basi reali per un piano industriale di rilancio della siderurgia».

E Genova a tutti i livelli è con i lavoratori Ilva. Il sindaco Bucci afferma che «lo stabilimento è produttivo, di alta qualità». Ed incalza: «Genova ha bisogno di posti di lavoro; ogni metro quadrato di terreno industriale deve avere una ricaduta sulla città dal punto di vista economico e occupazionale». Ansia forte a Genova ma tensione anche presso lo stabilimento di Novi Ligure, in provincia di Alessandria dove gli occupati sono 754. Di questi a rischiare sono 54. Sono scesi in piazza lunedì, compatti. «Siamo molto preoccupati – spiega Moreno Vacchina, della segreteria Fim Cisl di Alessandria e Asti – e per questo abbiamo deciso di sensibilizzare l’opinione pubblica con una grande manifestazione, prima con picchetti e blocco e poi andando ad occupare il centro città».

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