Fuori dall’euro la Francia dovrebbe spendere circa 30 miliardi di euro in più all’anno in interessi sul debito pubblico. Il conto è di François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, che ha tirato fuori questa cifra in un’intervista radiofonica ad Alexandra Benasaid su Radio France. Secondo il banchiere centrale se Parigi stesse fuori dall’unione monetaria il governo francese vedrebbe salire i tassi di circa 1,5 punti percentuali, cioè ai livelli che pagava prima della nascita dell’euro. I 30 miliardi annuali sono anche l’equivalente della spesa del governo francese per la Difesa.

L’uscita della Francia dall’euro (chiamata Frexit) è, anche se un po’ vagamente, uno dei 144 impegni presidenziali di Marine Le Pen. Di sicuro, nei piani di Le Pen, c’è l’intenzione di indire un referendum sulla permanenza nell’Unione europea e il recupero di quattro sovranità perdute, compresa quella monetaria. Al momento Le Pen è prima nei sondaggi sul primo turno del 23 aprile, ma perderebbe al secondo turno contro i tre principali sfidanti: il popolare François Fillon, l'indipendente Emmanuel Macron e il socialista Benoît Hammon (lui stesso piuttosto anti-euro).

L’uscita dall’euro è un tema all’ordine del giorno in diversi paesi europei. In Italia, in particolare, sono vicine a posizioni anti-euro il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord. Su Avvenire l’economista Marcello Minenna, docente alla London School of Economics ed ex assessore al bilancio della giunta grillina di Virginia Raggia, ha detto che senza una «drastica riformulazione del Fiscal compact e una condivisione dei rischi della politica monetaria» all’Italia «converrà prendere seriamente in considerazione l’uscita dall’euro».