lunedì 17 settembre 2012
​Il ministro del Lavoro ha ribadito che l'amministratore delegato del Lingotto «ha il dovere di spiegare al Governo se intende chiudere alcuni stabilimenti italiani».
COMMENTA E CONDIVIDI

​L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha il dovere di spiegare al Governo se intende chiudere alcuni stabilimenti italiani e dove vuole dirottare le risorse inizialmente pianificate per il programma di investimenti “Fabbrica Italia”. Lo ha dichiarato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, aggiungendo di «attendersi notizie del manager nei prossimi giorni». «La Fiat è ormai una multinazionale. Ma è anche una grande industria italiana - ha aggiunto il ministro del Lavoro -. Per questo, Marchionne ha il dovere di spiegarci quali sono le sue strategie per l'Italia. Aspettiamo sue notizie nei prossimi giorni. Io ho molte cose da chiedergli. E l'attesa non può essere eterna». La titolare del dicastero del Lavoro ha poi rivelato di aver chiesto all'Ad del Lingotto un incontro urgente dopo l'annuncio di venerdì in cui Marchionne ha annunciato l'addio al progetto “Fabbrica Italia”. «Mi ha risposto che era inpartenza per gli Stati Uniti, e che mi avrebbe fatto sapere al suo rientro. Ma finora il mio telefono non ha ancora squillato».«Il governo - spiega il ministro - non può imporre le sue scelte a un'impresa privata. Non possiamo “convocare” l'amministratore delegato al ministero Ma all'amministratore delegato abbiamo chiesto un impegno preciso: ci dica come intende cambiare i contenuti del piano Fabbrica Italia. Marchionne non può tirarsi indietro. Lo deve non tanto e non solo al governo e ai suoi azionisti, ma soprattutto ai lavoratori della Fiat, e a migliaia di famiglie che vivono grazie alla Fiat. E lo deve anche all'Italia».I SINDACATI ATTACCANO. Cisl e Uil, firmatarie dell'accordo su Pomigliano, vogliono vederci chiaro su Fiat e il suo vertice e chiedono spiegazioni sull'annunciato "naufragio" del progetto di investimenti "Fabbrica-Italia". Intanto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, che quell'accordo non lo aveva firmato, ribadisce la sua posizione e spara ancora a zero sui vertici del Lingotto: «Pare evidente che oggi il problema è sapere chequel modello non funziona, che non c'è un piano industriale, che c'è un Paese che è stato ampiamente preso in giro». Secondo Camusso inoltre le sigle dei metalmeccanici devono chiedere un confronto con Fiat e Governo. In mezzo, come posizione, l'Ugl che invita la "triplice" a ricompattarsi perchè chi ha più da perdere sono i lavoratori del sud.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: