venerdì 10 giugno 2016
​Mario Padula (nella foto il presidente dellla Covip - Commissione di vigilanza sui fondi pensione) lancia l’allarme. Il ministro Poletti: più adesioni e maggiori risorse da impiegare in Italia e nell’economia reale.
Iscritti a quota 7,2 milioni ma il 25% non versa
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Nel 2015 sono stati 7,2 milioni i lavoratori iscritti a forme di previdenza integrativa, con un aumento del 12,1% rispetto al 2014. È quanto emerge dalla relazione della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), presentata ieri alla Camera. Secondo l’analisi, però, quest’anno sono aumentati anche coloro che hanno interrotto il versamento dei contributi, passando da 1,6 milioni nel 2014 a 1,8 milioni, vale a dire un quarto degli iscritti complessivi: quindi il 25% non versa.«Il nostro ruolo – spiega il presidente della Covip, Mario Padula – si caratterizza come elemento di garanzia per il corretto funzionamento dell’intero settore della previdenza esercitata da soggetti privati, sia di primo sia di secondo pilastro. Si tratta di un settore rilevante tanto per la funzione sociale svolta, quanto per l’entità delle risorse gestite che, nel 2015, hanno superato nel complesso 210 miliardi di euro».I fondi sono 469, suddivisi in «36 negoziali, 50 aperti, 78 Piani individuali pensionistici (Pip), 304 preesistenti e Fondinps»; a vantare oltre 100mila iscritti sono soltanto 12. Al 31 dicembre 2015, dei 7,2 milioni di iscritti «quasi 2,6 milioni sono di pertinenza dei nuovi Pip, 2,4 dei fondi negoziali, 1,1 dei fondi aperti e 640mila dei fondi preesistenti»; globalmente, la previdenza complementare coinvolge «5,2 milioni di dipendenti privati, 1,9 milioni di autonomi e 174mila impiegati nel pubblico», mentre il patrimonio ha superato i 140 miliardi di euro (+7,1% rispetto al 2014), pari all’8,6% del Pil e al 3,4% delle attività finanziarie delle famiglie.Tra le proposte di Padula anche quella di anticipare la pensione complementare per le persone che perdono il lavoro in età avanzata, ma che ancora non hanno maturato i requisiti per il pensionamento: «Tale misura può divenire una vera e propria leva di governo, agevolando la copertura di un bisogno crescente di protezione sociale di non facile soluzione nell’attuale contesto di finanza pubblica». In prospettiva l’anticipo della pensione complementare potrebbe «favorire una maggiore flessibilità del complessivo sistema pensionistico».Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, invece, premettendo che occorre «trovare gli strumenti che promuovano» maggiori adesioni alle forme complementari, ha lanciato un chiaro invito a fondi pensione e Casse dei professionisti: «C’è l’esigenza che una quota maggiore di risorse venga impiegata in Italia e nell’economia reale». Al ministro ha replicato Alberto Oliveti, presidente di Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati): «Il primo aiuto che possiamo dare all’economia reale del Paese è fare bene il nostro mestiere, nonché garantire quella sicurezza sociale che è rappresentata da pensioni sostenibili e adeguate». Mentre Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt), ha ricordato che «solo il 4% dei fondi pensione va alle imprese italiane: stiamo costruendo una previdenza poco previdente».Per Maurizio Petriccioli (Cisl), «i punti deboli del sistema riguardano lo scarso livello delle adesioni raggiunto nelle piccole e piccolissime imprese e nel pubblico impiego». In questo senso Domenico Proietti (Uil) suggerisce di diminuire «la tassazione sui rendimenti annuali dei fondi immotivatamente elevata lo scorso anno dall’11% al 20%». Infine Nazzareno Mollicone (Ugl) ritiene complessa e delicata «la questione della vigilanza dei numerosissimi fondi integrativi sanitari».
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