venerdì 6 maggio 2016
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S i può fare oggi inclusione sociale attraverso le tecnologie digitali? A giudicare dai progetti selezionati dal bando Digital for social, promosso da Fondazione Vodafone Italia, la risposta è sì. Anzi, con un utilizzo del digitale più intenso di quanto non accada, probabilmente le organizzazioni non profit impegnate nell’area del disagio giovanile potrebbero veder maggiormente premiati i loro sforzi. L’obiettivo del bando sul quale la Fondazione, costituita nel 2002, aveva progettato di investire un milione e mezzo di euro, saliti poi a quasi due milioni in ragione dell’elevato numero di proposte (472) e dell’alta qualità dei progetti presentati, era proprio questo: sollecitare il Terzo settore a una crescente digitalizzazione, stimolandolo e per certi versi accompagnandolo a migliorarsi facendo leva sull’integrazione della tecnologia per rendere più incisiva la propria azione e favorire processi d’innovazione sociale. Lanciato a fine ottobre 2015, il bando – realizzato in collaborazione col Gruppo 24 Ore – è stato promosso attraverso un itinerario di dieci appuntamenti in Italia. Principali destinatarie sono state le organizzazioni onlus, le cooperative sociali, le associazioni e le fondazioni che cercano di affrontare le molte problematiche connesse al disagio giovanile, in ogni forma. È da queste realtà che sono pervenuti alla giuria, composta da esperti del Terzo settore, rappresentanti del Gruppo 24 Ore e membri del Cda di Fondazione Vodafone, progetti rivolti a soddisfare i bisogni e a cercare di migliorare la vita dei soggetti più a rischio. Potenziale impatto sul contesto dell’organizzazione, livello di innovazione tecnologica apportato, grado di fattibilità e di sostenibilità economica sono stati i principali criteri utilizzati per selezionare i 19 progetti vincitori. Fra questi c’è ad esempio quello del Sermig di Torino, per la realizzazione di una piattaforma interattiva finalizzata alla messa in rete dei database e dei servizi del centro dell’Arsenale della Pace. C’è poi il progetto della Fondazione Hpnr, di Padova, per trasformare uno strumento digitale elementare, una web app, in un mezzo di potenziamento delle funzioni cognitive per bambini con difficoltà in matematica o affetti da discalculia, un disturbo dell’apprendimento legato alle abilità numeriche. Ci sono, ancora, gli audiolibri per giovani con difficoltà di lettura, dell’associazione Libro Parlato, di Milano, da diffondere su tablet, smartphone e pc, ad uso completamente gratuito di studenti di scuole primarie e secondarie di primo grado. Proposte interessanti che potrebbero rappresentare solo l’inizio delle potenzialità delle tecnologie digitali applicate al sociale. Andrea Di Turi © RIPRODUZIONE RISERVATA profitto sociale
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