lunedì 10 maggio 2021
Presentato un rapporto che fotografa un settore all'avanguardia e in forte crescita con 1,8 milioni di occupati. L'industria farmaceutica italiana seconda in Europa dopo la Germania
Il comparto delle Scienze della vita vale il 10% del Pil
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E' uno dei settori in cui il nostro Paese è all’avanguardia grazie ad un patrimonio di competenze, innovazioni e tecnologie apprezzato in tutto il mondo. Le "Scienze della vita" – definizione che include l’industria farmaceutica, quella biotecnologica, quella della produzione di dispositivi biomedici e i servizi sanitari – complice l’effetto pandemia sono destinate ad essere sempre più centrali. L’Italia può vantare numerosi primati in questo campo: è, subito dopo la Germania, sul podio nella produzione farmaceutica e negli ultimi dieci anni ha registrato l’incremento dell’export più alto (+168% rispetto al +86% della media Ue). È inoltre al quarto posto a livello mondiale per numero di pubblicazioni scientifiche sul Covid-19. Ha il più importante distretto biomedicale d’Europa e il terzo nel mondo (a Mirandola) e ha messo a segno una serie di brevetti rivoluzionari a partire dal primo acceleratore lineare di protoni per la cura delle neoplasie. Tutte queste eccellenze sono racchiuse nel rapporto «100 Italian Life Sciences Stories» realizzato da Fondazione Symbola e Enel, in collaborazione con Farmindustria, e dedicato alle tecnologie per la salute.«L’Italia gioca un ruolo di protagonista anche nella filiera delle Scienze della vita – ha spiegato il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – che sempre più vanno messe al servizio anche di un rafforzamento della medicina territoriale». Una filiera che «rappresenta un patrimonio di grande valore strategico per il Paese e concorre a creare sviluppo economico e posti di lavoro nella direzione di una visione umanistica del futuro» ha aggiunto l’amministratore delegato e direttore generale dell’Enel, Francesco Starace.

Il sistema conta 1,8 milioni di lavoratori, un valore della produzione di 225 miliardi di euro nel 2018, e un valore aggiunto che, includendo l’indotto, raggiunge il 10% del Pil. La Lombardia è la regione più sviluppata con un valore aggiunto di 25 miliardi di euro e 355mila addetti. Toscana e Lazio hanno il maggior numero di aziende specializzate nella produzione di vaccini.Dietro questi numeri, una lunga serie di primati industriali. Dal settore farmaceutico che, con gli oltre 66.500 addetti (200mila con l’indotto) e un valore della produzione pari a 32,2 miliardi di euro (valore 2018 che nel 2019 ha raggiunto i 34 miliardi), rappresenta il secondo Paese produttore in Europa subito dopo la Germania (32,9 miliardi), seguito da Francia (23,2 miliardi), Regno Unito e Spagna. Un settore molto articolato fatto di multinazionali, imprese a capitale nazionale grandi e piccole, con forte specializzazione nello sviluppo di farmaci (sempre più innovativi, in particolare biotecnologici) e vaccini.Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha parlato della delicata questione dei brevetti. «Non si può pensare di dire "togliamo il brevetto, abbiamo la ricetta, facciamo il vaccino". Chi dice queste cose non sa che non è possibile. Facendo questo, si ucciderà la ricerca e non sarà possibile avere i vaccini domani». Scaccabarozzi ha poi ricordato che l’Italia è coinvolta nella produzione di 5 vaccini di quelli previsti nel piano anti-Covid dell’Ue, nei settori delle ricerca e nell’infialamento. «Siamo anche un "hub" per la produzione degli anticorpi monoclonali con la collaborazione, ad esempio, tra Toscana Life Sciences e Menarini». Tra le innovazioni in fase di studio si segnalano la realizzazione di protesi con nuovi materiali vegetali, ad esempio la seta per nervi e tendini, i test genetici sulla predisposizione a determinate malattie, la microchirurgia tramite robot a dispositivi medici di facile utilizzo come il braccialetto che monitora l’ossigenazione del sangue.

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