mercoledì 8 settembre 2010
È la previsione contenuta nella bozza del "World Economic Outlook" che sottolinea il peso di un «persistente problema di competitività» che limita lo spazio per la crescita dell'export «e il programmato consolidamento fiscale indebolisce la domanda privata».
COMMENTA E CONDIVIDI
Il Fondo Monetario Internazionale si aspetta che la ripresa in Italia «sia ancora più lenta» che in Francia e Germania, «perchè un persistente problema di competitività limita lo spazio per la crescita dell'export e il programmato consolidamento fiscale indebolisce la domanda privata». È quanto si legge nella bozza del World Economic Outlook. L'Italia quest'anno crescerà dello 0,9%, mentre nel 2011 il Pil avanzerà dell'1%. È quanto prevede il Fondo Monetario Internazionale che ha mantenuto inalterate rispetto alle ultime rilevazioni di luglio le proprie stime sulla crescita 2010 rivedendo invece al ribasso di 0,1 punti percentuali quelle per il 2011. La ripresa mondiale «resta fragile» e i rischi al ribasso per l'economia «restano elevati». È l'analisi del Fondo Monetario Internazionale che, soprattutto per le economie avanzate, punta il dito su un «elevato livello di disoccupazione che pone grandi delle sfide sociali». Nella Bozza del World Economic Outlook il Fmi stima che «più di 200 milioni di persone nel mondo sono disoccupate, con un aumento di oltre 20 milioni dal 2007».Inoltre, in molte economie avanzate «il settore finanziario resta il tallone d'Achille delle prospettive di ripresa della domanda privata». È l'avvertimento lanciato dal Fondo Monetario Internazionale che nella bozza del World Economic Outlook sottolinea che «l'accelerazione della ristrutturazione e della riforma finanziaria dovrebbero essere delle priorità».Il Fondo osserva inoltre che le «politiche per il settore finanziario sono critiche per sostenere una ripresa sana». E ricorda che «il progresso insufficiente della ricostituzione e della riforma» del settore finanziario «sta pesando sul credito e rallentando la normalizzazione delle politiche monetarie e fiscali e provocando effetti negativi per le economie emergenti».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: