domenica 5 luglio 2009
Equitalia invia in Emilia 4.500 lettere sballate. A un veterinario chiede 309 miliardi. Un altro contribuente choccato sviene e cita per danni.
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Mittente: Equitalia Emilia Nord. E già trovare nella buca delle lettere un messaggio dell’agenzia di riscossione di Stato è una brutta sorpresa. Un po’ scocciato un cinquantaquattrenne di Jolanda di Savoia, piccolo centro del ferrarese tra i fiumi Po e Volano, giovedì ha aperto la busta e si è messo a leggere. Ha letto che Equitalia ha disposto il fermo amministrativo del suo veicolo, e ha iniziato ad agitarsi. Poi è arrivato in fondo al messaggio, dove sta scritto a quanto ammonta il debito con lo Stato. Nel suo caso erano 800 milioni di euro. Con la vista annebbiata ha riletto quella cifra, il cuore gli è impazzito, si è messo a sudare ed è piombato per terra. Svenuto. Spedito al pronto soccorso da una "cartella pazza". «Stress acuto secondario ad inaspettata comunicazione di Equitalia» hanno scritto i medici nel referto. Con l’aiuto del Codacons l’uomo farà causa all’agenzia. «Vogliamo un risarcimento record» promette Carlo Rienzi, il presidente dell’associazione dei consumatori.I postini di Parma, Reggio Emilia, Piacenza e Ferrara stanno distribuendo nelle cassette postali delle quattro città emiliane 4.500 lettere del genere. Cartelle pazze, appunto, comunicazioni sballate per colpa di «un errore di stampa» spiegano da Equitalia. Al veterinario di Arceto di Scandiano, nelle campagne reggiane, l’agenzia ha chiesto di pagare 309 miliardi, 900 milioni, 3 euro e 98 centesimi. Vuol dire che dal solo Alessandro Pelati, che per sfortuna di Equitalia oltre ad essere veterinario è anche il presidente del Codacons di Reggio, l’erario avrebbe voluto incassare un sesto del debito pubblico nazionale.Sotto il peso di queste cifre strabilianti scricchiola la poltrona di Alessandro Moro, amministratore delegato di Equitalia Emilia Nord. L’associazione Contribuenti.it chiede al manager di «avere il buon gusto di rassegnare le dimissioni, senza attendere auspicabili provvedimenti disciplinari». E al governo il presidente Vittorio Carlomagno chiede «un provvedimento urgente» per impedire che si ripetano errori del genere. Nel frattempo, come il Codacons, anche Contribuenti.it invita gli emiliani che hanno ricevuto le "cartelle pazze" a rivolgersi agli sportelli dell’associazione, per organizzare la richiesta di risarcimento danni per «fastidio e stress da errore della pubblica amministrazione». Le denunce non cadono nel vuoto. A marzo la Corte dei Conti ha condannato Equitalia Polis – l’ente che si occupa delle riscossioni in 11 capoluoghi tra Campania, Veneto e Molise – a pagare 1 milione e 465mila euro (più gli interessi) come sanzione per avere messo cartelle pazze. «Il concessionario – spiega la sentenza – non ha affatto curato con la necessaria diligenza l’organizzazione e il funzionamento del servizio di riscossione, vigilando adeguatamente sull’attività dei dipendenti». E per ottenere l’annullamento della cartella e il risarcimento danni, spiegano due legali romani, Ciacinto Cantona e Anna Orecchioni, «la procedura è molto semplice, non occorre un avvocato ed è sufficiente inoltrare la richiesta al Giudice di Pace competente per territorio».Quello emiliano è stato un banale errore «in tipografia, o in entrata, cioè nel file contenente i documenti, o in uscita, cioè in fase di stampa». All’origine, ci spiega Andrea Tomasi, ex dirigente di Equitalia, potrebbe esserci anche la fretta: «Quando i crediti arrivano alla scadenza, l’agenzia invia le cartelle per evitare di uscire dai termini. E in queste occasioni è più facile fare errori».
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