sabato 1 febbraio 2020
Anna Fasano, prima presidente donna di Banca Etica: ciò che ci deve preoccupare è lo scollamento dell’economia dal bene comune e della finanza dall’economia reale
Anna Fasano, presidente di Banca Etica

Anna Fasano, presidente di Banca Etica

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«Riparare la nostra casa comune. Laudato si’, economia e finanza etica» è il titolo dell’evento che si tiene oggi presso il Sacro Convento di Assisi. A promuoverlo sono la Fondazione Finanza Etica (Gruppo Banca Etica) e Fra’ Sole Assisi, il progetto di sostenibilità ed economia circolare promosso dal complesso monumentale della città di San Francesco. Fra i relatori di prestigio ci sarà oggi anche Anna Fasano, prima donna presidente di Banca Etica.

Perché questo evento?
Il Gruppo Banca Etica ha voluto questo incontro (250 i partecipanti attesi, ndr) per un’esigenza di confrontarsi con cittadini, partner, altre realtà. Gli stimoli ci sono arrivati dalla lettura della Laudato si’ e dal fatto che sono in tanti, non solo chi è attivo nell’ambito della finanza etica, a essere preoccupati da due fenomeni che l’enciclica di papa Francesco richiama in modo forte: lo scollegamento dell’economia dal bene comune e quello della finanza dall’economia reale. Serve individuare strade concrete per rispondere a queste preoccupazioni.

I giovani oggi saranno protagonisti. Perché è importante dar loro voce su questi temi?
Perché il futuro appartiene ai giovani (ai gruppi di lavoro parteciperanno 90 persone, in prevalenza under 35, ndr). È necessario però coinvolgerli da protagonisti, affinché passino dalla protesta, a cui sono già arrivati, all’assunzione di responsabilità. Provare semplicemente a curare alcune disfunzioni dell’attuale modello di sviluppo non è più il tema: il tema è cambiare il paradigma, a livello locale e globale. Ovviamente si tratta di percorsi da costruire nel tempo, operando sulla trasformazione delle comunità che poi genereranno il cambiamento. Ma per farlo occorrono un approccio e una mentalità diversi, più aperti e al contempo di estrema concretezza, che i giovani hanno.

Il cambiamento cosa dovrebbe interessare principalmente?
Due livelli. Quello degli stili di vita e dei comportamenti quotidiani, personali e collettivi. Anche nelle scelte finanziarie: con Banca Etica da anni dimostriamo che la finanza è un tema affrontabile, sebbene complesso, dal cittadino comune. Ma non basta, per cui serve il secondo livello: cambiare le regole del gioco, coinvolgendo le istituzioni e 'costringendole' a fare le scelte che servono. Trovo molto in- teressante la proposta di Alex Zanotelli (pubblicata ieri su Avvenire, ndr) di un Giubileo ecumenico per salvare il pianeta.

Nella prospettiva della lotta alla crisi climatica sono molto controversi gli investimenti nelle fossili.
Anche Greta Thunberg all’ultimo World Economic Forum ha avanzato richieste precise in tal senso. Cosa ne pensa?
Condivido, ad esempio, la posizione di Greenpeace che chiede alle grandi banche di ridurre i finanziamenti alle attività collegate alle fossili, in particolare in Australia. Come credo che debba arrivare un messaggio chiaro all’Unione europea, dove si sta discutendo della tassonomia delle attività economiche sostenibili, che è inaccettabile che si possa considerare sostenibile continuare a investire nelle fossili. La transizione ecologica richiede tempo, è ovvio, ma occorre da subito smettere di investire in quella direzione.

La sostenibilità è ormai mainstream, ma molto resta comunque da fare affinché la finanza diventi reale motore di cambiamento sostenibile. È necessaria una nuova narrazione?
Quando parlo di finanza etica, vedo che c’è chi ancora reagisce quasi con tenerezza. Invece la finanza etica deve inquietare, creare 'rotture' da cui ripartire. Ragionare su nuove modalità di comunicazione e dialogo su questi temi potrebbe servire.

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