giovedì 29 luglio 2010
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Un incontro di 45 minuti tra Sergio Marchionne ed Emma Marcegaglia scongiura, almeno per ora, l’uscita della Fiat da Confindustria e dalla cornice del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici. Dopo il tavolo riunito a Torino ieri mattina, nel pomeriggio è andato in onda il secondo tempo della partita sul futuro del Lingotto e dell’auto italiana. Mentre dai sindacati che hanno siglato l’accordo per il rilancio di Pomigliano partivano segnali di disponibilità al confronto, l’ad della Fiat è volato a Roma per fare il punto con il leader degli imprenditori. Per la multinazionale dell’auto l’obiettivo è quello di avere garanzie che un accordo come quello siglato in Campania (e altri che dovessero arrivare) non trovi ostacoli nell’attuale contratto nazionale. Una certezza che allo stato non c’è nemmeno con lo strumento della newco (la società nuova di zecca che gestirà Pomigliano) appena varata dalla Fiat a Napoli. Da parte sua Confindustria vuole evitare di essere scavalcata dal ventilato atto unilaterale del Lingotto (la disdetta del contratto e l’uscita da Federmeccanica) che ne indebolirebbe prestigio e rappresentatività.Così dopo il colloquio Marcegaglia ha spiegato che Confindustria «condivide l’obiettivo di Fiat di puntare a una maggiore competitività e produttività», un traguardo di «tutto il sistema industriale». Assicurando di voler lavorare a un processo di cambiamento delle regole. «Abbiamo definito insieme – ha proseguito il leader – un impegno a trovare nel più breve tempo possibile una strada affinché Fiat possa implementare nel miglior modo possibile gli obiettivi di competitività, come a Pomigliano restando all’interno di Confindustria»«C’è un impegno comune – ha rimarcato Marchionne – cerchiamo di portare a casa una soluzione anche con Emma». Anche se l’ad della Fiat non ha mancato di avvertire fin dal mattino che «la disdetta del contratto è possibile» e che «c’è sempre un piano B». Insomma andiamo avanti insieme, è il messaggio a Confindustria e ai sindacati, ma se i risultati non arrivano andremo avanti anche da soli.Nessun dettaglio sull’impegno a cui lavorano le parti. Ma dal momento che l’attuale contratto metalmeccanico scade nel dicembre del 2012 e Fiat vuole cambiamenti a breve, la soluzione sembra essere quella di un’integrazione concordata alla normativa nazionale che permetta delle deroghe stabilimento per stabilimento (come a Pomigliano) con accordi specifici tra le parti. Una soluzione resa in qualche modo più semplice dal fatto che la Fiom-Cgil non ha firmato l’ultimo contratto e dunque la sua probabile contrarietà non sarà di ostacolo a un nuovo accordo tra le parti. Di questo piano si comincerà a parlare già oggi nell’incontro convocato da Fiat con i sindacati di categoria a Torino.Alla chiamata di Marchionne «rispondiamo sì senza se e senza ma», ha assicurato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni dopo il vertice di Torino. Alla Fiat il segretario cislino chiede però di fare chiarezza sul fatto che si rimarrà «nel perimetro del nuovo modello contrattuale che abbiamo costruito». Siamo «pronti a discutere e a dare le garanzie chieste da Marchionne ma tassativamente dentro le regole contrattuali vigenti», ha sottolineato. Per Luigi Angeletti l’obiettivo di aumentare la produzione di auto in Italia, «è così importante da non permettere «alibi o scuse». «Non abbiamo problemi ad accettare la sfida , ha aggiunto il leader della Uil, spiegando in merito agli assetti contrattuali che «gli stabilimenti Fiat sono diversi e non si può fare una camicia a taglia unica». In sostanza non servono nuove regole nazionali vincolanti per tutti ma piuttosto la possibilità di trovare accordi specifici come a Pomigliano. Restano ai margini Cgil e Fiom. Per Gugliemo Epifani dal vertice di Torino non sono emersi fatti nuovi. «Chiediamo che si possa riaprire il confronto a partire da Pomigliano senza usare i carri armati e trovando una soluzione condivisa», è l’auspicio. Ma le cose paiono andare in un’altra direzione.
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