mercoledì 11 agosto 2010
La Fiat presenterà ricorso «nel più breve tempo possibile» contro il reintegro dei tre lavoratori di Melfi, che erano stati licenziati per aver bloccato volontariamente la catena di montaggio. Ieri il giudice aveva condannato l'azienda per comportamento antisindacale.
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La Fiat presenterà ricorso "nel più breve tempo possibile" contro il reintegro dei tre lavoratori di Melfi. L'azienda ha reso noto di avere ricevuto oggi dalla Cancelleria copia del provvedimento. "Valuteremo le motivazioni di questa decisione - spiega la Fiat - che non appare coerente con il quadro istruttorio già emerso, pur nella sommarietà degli accertamenti condotti. Nella convinzione di aver offerto prove incontrovertibili del blocco volontario delle linee di montaggio, che ha determinato un serio pregiudizio per l'azienda costringendola ad assumere doverosi atti di tutela della libertà di tutti i lavoratori e della propria autonomia imprenditoriale, verrà quindi  presentato ricorso in opposizione alla decisione nel più breve tempo possibile". L'azienda ricorda, infine, che "su questi stessi fatti è stata presentata una denuncia in sede penale".LA DECISIONE DEL GIUDICE, 10 agostoLa Fiat  è stata condannata per comportamento antisindacale e i tre operai licenziati a Melfi dovranno essere reintegrati dall'azienda. È questa la decisione del giudice del lavoro di Potenza in merito ai licenziamenti decisi nello stabilimento lucano dal gruppo automobilistico secondo quanto riferisce Enzo Masini, responsabile nazionale per il settore auto della Fiom-Cgil.«La Fiat è stata condannata per comportamento antisindacale e il giudice ha detto che i tre licenziamenti sono illegittimi e i dipendenti dovranno essere reintegrati al lavoro», dice Masini. I tre dipendenti, due dei quali rappresentanti sindacali, erano stati licenziati a metà luglio dall'azienda perché durante un corteo interno allo stabilimento avevano bloccato un carrello robotizzato che riforniva altri operai che erano regolarmente al lavoro.L'allontanamento dei tre operai è arrivato durante una delle fasi della complessa trattativa che la Fiat sta portando avanti per ottenere un contratto ad hoc per i dipendenti dello stabilimento napoletano di Pomigliano d'Arco, che prevede sanzioni per chi non rispetta le intese. Un accordo che la Fiom-Cgil si è rifiutata di sottoscrivere - al contrario di Uilm-Uil, Fim-Cisl, Ugl e Fismic - attirandosi addosso, secondo quanto dichiarato dai vertici della Fiom, anche la reazione dell'azienda.Oggi Giovanni Sgambati, segretario della Uilm Campania e responsabile per il settore auto del sindacato, teme che la decisione del giudice di Potenza inasprisca il conflitto innescato dall'accordo separato su Pomigliano, ma anche dai licenziamenti. «Mi auguro che ora ci sia meno enfasi politica e la vicenda si chiuda qui, senza altri passaggi in tribunale, soprattutto per il bene dei lavoratori», ha detto Sgambati, riferendosi alla possibilità che la Fiat ricorra in appello prolungando la querelle giudiziaria e stimolando la conflittualità intersindacale.Giuseppe Farina, segretario generale della Fim-Cisl, ritiene al contrario che la sentenza «contribuirà a rasserenare gli animi». La sentenza, spiega il sindacalista, «è un segnale per il gruppo e ci dice due cose: che la Fiat ha sbagliato a non graduare le sue decisioni nei confronti di quei dipendenti, utilizzando gli strumenti già previsti dal contratto, ma ci dice anche che l'attuale quadro di riferimento legislativo e contrattuale garantisce la tutela dei diritti».
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