giovedì 23 febbraio 2012
Erano stati licenziati nell'estate del 2010 con l'accusa di avere bloccato un carrello durante uno sciopero nello stabilimento Fiat di Melfi (Potenza).​ Dei tre operai licenziati, due erano delegati Fiom. Ora la Corte d'Appello ordina il reintegro. Fiat annuncia il ricorso in Cassazione.
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La Corte di appello di Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha ordinato alla Fiat di reintegrare nello stabilimento di Melfi (Potenza) i tre operai (due dei quali delegati proprio della Fiom) licenziamenti nell'estate del 2010 con l'accusa di aver bloccato un carrello durante uno sciopero interno.Un mese dopo il licenziamento dei tre operai, il giudice del lavoro giudicò antisindacale il comportamento dell'azienda e ordinò il loro reintegro. Il 14 luglio 2011, però, la sentenza fu ribaltata: un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e i tre operai - Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - furono licenziati. Giovedì, subito dopo la sentenza, il legale della Fiom, Franco Focareta, ha detto che il verdetto "conferma l'antisindacalità del comportamento della Fiat".Da parte su la Fiat ha già annunciato che ricorrerà in Cassazione. Sulla sentenza della Corte d'Appello di Melfi, "seguendo la linea già tenuta nei precedenti gradi di giudizio", non intende fare commenti. L'azienda sottolinea che "considera  inaccettabili comportamenti come quelli dei tre lavoratori" e che "proseguirà le azioni per impedire che simili condotte si ripetano".
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