martedì 6 maggio 2014
L'ad Marchionne presenta ad Auburn Hills il piano quinquennale che sancisce la fusione tra le due case automobilistiche: «La Ferrari non è in vendita».
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Il piano di Sergio Marchionne per Fiat Chrysler Automobiles è anche più ambizioso di quanto gli osservatori potessero immaginare. «Non apriamo un nuovo capitolo, cominciamo a scrivere un nuovo libro» ha promesso il manager italo-canadese prima di affrontare gli analisti riuniti ad Auburn Hills, sede storica di Chrysler a mezz’ora di macchina di Detroit. Il gruppo che Marchionne ha disegnato dagli Stati Uniti è un colosso automobilistico che nel 2018 venderà 7 milioni di veicoli, cioè quasi il 60% in più dei 4,4 milioni di vetture che i marchi di Fiat e di Chrysler hanno venduto, assieme, nel 2013.Quello che il manager si aspetta dall’Alfa Romeo, in particolare, è un’accelerazione degna di una monoposto da Formula Uno. La casa del Biscione, che viene ormai da un ventennio di crisi di identità (e di vendite), l’anno passato ha venduto 74mila auto. Nel 2018 dovrà vendere 400mila auto, il 440% in più. Il lavoro su questo marchio è la parte più interessante del piano di Marchionne. Fca investirà 5 miliardi di euro (su 55 miliardi di investimenti totali di gruppo) per riportare l’azienda a splendori perduti negli anni Ottanta. L’Alfa è già tornata in America con la supersportiva 4C, ma il primo modello del rilancio sarà una berlina media pronta a fine 2015, poi arriveranno due nuove compatte, una vettura media, un’ammiraglia, due Suv e un modello non ancora precisato. Tutte le Alfa saranno costruite in Italia (non a caso il piano prevede il pieno utilizzo degli impianti nazionali) e dovranno avere quel fascino aggressivo che ha creato il mito di quella che fu la casa di Arese. «Abbiamo capito quello di cui avevamo bisogno – garantisce Harald Wester, manager a cui spettala rinascita del Biscione – ovvero resettare tutto, rivedere il paradigma e tornare alle nostre radici, al nostro Dna. Dobbiamo tornare ad Alfa Romeo. Così abbiamo iniziato e la 4C: è la perfetta incarnazione del Dna del brand».Anche il marchio Fiat dovrà portare 400mila vetture in più. Ma parte da un’altra base: le 1,5 milioni di auto vendute nel 2013. La crescita non può venire da un mercato maturo come quello europeo (dove le vendite dell’intero gruppo sono previste stabili a quota 700mila) e nemmeno da un ex mercato emergente come quello sudamericano (dove le immatricolazioni cresceranno da 700mila a 800mila). Il futuro delle vendite di Fiat deve invece passa dall’Asia (da 70mila a 300mila auto) e dal Nord America, dove le immatricolazioni dovranno raddoppiare da 50mila a 100mila. Per il Lingotto sono in arrivo otto nuovi modelli: i più interessanti sono il crossover 500X, il Cross utility vehicle promesso per il 2018 e una misteriosa "Specialty" che sarà probabilmente la spider da produrre assieme a Mazda.Dalle case americane Marchionne si aspetta il raddoppio. Obiettivo ambizioso per il marchio Jeep, che dovrebbe passare da 732mila a 1,9 milioni di immatricolazioni (se ci riuscirà sarebbe un +160%) grazie ai mercati dell’America latina e dell’Asia-Pacifico. Ma anche per merito della nuova Renegade, da costruire a Melfi. Anche per Chrysler è una scommessa: deve passare da 350mila a 800mila auto.Possibile che Fca possa crescere tanto? Forse. Ma «anche raggiungere metà o due terzi degli obiettivi di questo piano– ha detto alla Reuters l’analista Stuart Pearson – sarebbe un buon risultato industriale».
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