lunedì 3 gennaio 2011
Esordio positivo per Fiat Industrial in Piazza Affari: il titolo ha chiuso le contrattazioni del primo giorno di quotazione in crescita del 3,05%. Tuttavia nel 2010 le immatricolazioni di Fiat Group Automobiles in Italia sono scese del 16,73%. L'amministratore delegato Sergio Marchionne ha precisato che se al referendum dello stabilimento torinese «vince il no con il 51% la Fiat non farà l'investimento». Bonanni alla Fiom: «Per ottenere il lavoro ci vogliono investimenti. Noi tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto solamente per ottenere l'investimento».
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Esordio positivo per Fiat Industrial in Piazza Affari, la società scissa da Fiat spa che raggruppa le attività nei camion (Iveco), macchine agricole e movimento terra (Cnh): il titolo ha chiuso le contrattazioni del primo giorno di quotazione in crescita del 3,05% a 9 euro netti. Ancora meglio ha fatto la società Fiat dedicata all'auto, salita del 4,91% a 7,02 euro, segnalandosi come il miglior titolo del paniere principale.Molto forti gli scambi: sono passati di mano 48 milioni di titoli di Fiat spa e 34 milioni di Fiat Industrial, contro una media quotidiana di dicembre di 26 milioni di 'pezzì Fiat scambiati. Tiepida la controllante Exor: +1,01%.Tuttavia nel 2010 le immatricolazioni di Fiat Group Automobiles in Italia sono scese del 16,73% a 589.195 unità, contro le 707.591 unità del 2009. Nel solo mese di dicembre, invece, le vendite del gruppo torinese hanno subito una flessione del 26,43% a 38.668 immatricolazioni, contro le 52.562 del dicembre 2009.  A novembre Fiat Group Automobiles  aveva immatricolato 41.376 unità, subendo un calo del 26% rispetto allo stesso mese del 2009. Intanto, però, sul futuro prossimo del Lingotto, continuano a pesare i nodi sindacali, in vista soprattutto del referendum sull'accordo di Mirafiori. «Questo è un momento molto importante per la Fiat, perché rappresenta allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza», ha detto l'ad Sergio Marchionne alla cerimonia per il debutto di Fiat Industrial in Borsa. «Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato - ha spiegato - non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non hanno nessuna caratteristica economica e industriale in comune». Per comprendere il valore della scissione, poi, ha sottolineato, occorre anche «considerare le opportunità di crescita personale che potrà offrire ai nostri lavoratori».Marchionne non ha però dimenticato le difficoltà che stanno incontrando le relazioni sindacali, con la Fiom che si oppone, dopo aver detto no a quello di Pomigliano, all'accordo per Mirafiori. «La Fiat è capace di produrre vetture con o senza la Fiom», ha detto il top manager italo-canadese a muso duro, aggiungendo che se al referendom dello stabilimento torinese «vince il no con il 51% la Fiat non farà l'investimento».«La Fiom ne dice una al giorno. L'unica cosa che non dice è che per ottenere il lavoro ci vogliono investimenti. Noi tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto solamente per ottenere l'investimento». Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, al Tg3 si rivolge al sindacato dei metalmeccanici guidato da Maurizio Landini, sulla vicenda Fiat.
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