sabato 5 novembre 2016
Il 17 novembre a Campi Bisenzio (Firenze) prima edizione della manifestazione dedicata a migliorare la qualità della vita partendo dal proprio territorio e dalla condivisione.
Festival dell'economia civile
COMMENTA E CONDIVIDI

C'è molto da fare ma ci sono tutte le condizioni per farlo al meglio: parte da Campi Bisenzio (Firenze) la sfida per un mondo migliore, un futuro più giusto e una migliore qualità della vita. Il 17 novembre si aprono i cantieri del Festival dell'economia civile, «per sperimentare concretamente una economia nuova, i cui attori sono in relazione con il territorio e con la propria comunità, alla quale partecipano e sulla quale investono, anche in termini culturali e personali». «Una nuova economia - spiegano gli organizzatori del Festival - che possa finalmente valorizzare il patrimonio edilizio esistente, la bellezza diffusa del Belpaese, le opportunità offerte dalla condivisione».

Di tutto questo e molto altro si parlerà a Campi Bisenzio nell'ambito del primo Festival dell'economia civile, che si articolerà in incontri tematici, workshop e laboratori su welfare collaborativo, consumo consapevole, lavoro giovanile, sviluppo sostenibile del territorio e rigenerazione urbana, e si concluderà con il convegno "Contesti, città, comunità: l'Economia Civile prende campo", sulla elaborazione di progetti concreti che verranno avviati sul territorio.

I cantieri dell'economia civile non possono certo trascurare la bellezza, elemento culturale essenziale per il benessere e il raggiungimento della felicità pubblica, e patrimonio ampiamente diffuso nel nostro Paese con 40mila beni d'interesse culturale, 17.600 eventi e sagre organizzate ogni anno, 4.588 musei pubblici e privati (dato Istat) e 1.200 festival a carattere culturale (Censis).

Al patrimonio potenzialmente disponibile in termini di edifici e nuove tendenze, bisogna aggiungere poi l'elemento utile per l'avvio delle esperienze di economia civile, e cioè tutti i possibili contributi economici utilizzabili in tal senso: 2,1 miliardi per la riqualificazione delle periferie della legge di bilancio 2017; 371 milioni di euro stanziati dalla Urban innovative actions (Uia) 2014-2020; i 96,3 milioni del programma Urbact III 2014-2020 e i potenziali 56,8 milioni ottenuti da crowfunding in Italia nel 2015
(85% in più rispetto al 2014), oltre ai bandi governativi e delle fondazioni (come Giovani per la valorizzazione di beni pubblici e Culturability di Unipolis).


Il progetto vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Emiliano Fossi (sindaco di Campi Bisenzio e responsabile Anci Toscana per la Partecipazione), Rossella Muroni (presidente nazionale Legambiente), Simona Bonafè (europarlamentare), Enrico Rossi (presidente Regione Toscana), Stefano Zamagni (professore ordinario di economia politica all'Università di Bologna e Adjunct Professor of
International Political Economy - Johns Hopkins), Niccolò Manetti (imprenditore), Matteo Biffoni (presidente Anci Toscana e sindaco di Prato) e Enrico Fontana (direttore La Nuova Ecologia).

Sono tantissimi in Italia i beni vuoti o sottoutilizzati che possono essere riutilizzati in modo nuovo, utile ed efficace: 700mila edifici
tra ex fabbriche e capannoni dismessi, 650mila negozi e uffici vuoti, 20mila beni d'interesse culturale attualmente in stato di abbandono, 16.499 beni demaniali, 13.118 beni immobili confiscati alle mafie e non destinati e 1.244 edifici di consorzi, enti e società pubbliche.

Il riuso ha infatti un valore potenziale immenso: 330 miliardi di euro per i soli spazi pubblici, oltre 100 miliardi provenienti dai potenziali lasciti di spazi privati, mentre sono già 5mila gli spazi pubblici e privati già riutilizzati.

L'impatto economico delle attività di riutilizzo ammonterebbe invece a un miliardo di euro, con 100mila le persone coinvolte nei progetti con contratti di lavoro continuativo (13%), assunzioni temporanee (34%), e volontariato (53%).

Senza dimenticare il valore aggiunto, altamente determinante, delle nuove economie di condivisione: sharing economy, crowdfunding e coworking. Già oggi sono infatti attive in Italia 120 piattaforme di sharing economy, il 25% in più rispetto al 2015; 85 sono i sistemi di crowdfunding, ben 68% in più rispetto al 2014, mentre comincia a diffondersi anche il coworking (340 le esperienze più significative censiti nel Nord Italia).

A guidare questa tendenza soprattutto la mobilità condivisa, con 650mila utenti di car sharing in Italia, e moltissime opportunità
offerte dal cohousing: il patrimonio abitativo per abitazioni sociali in Italia pari oggi al 4% (18% in Francia, 21% in Gran Bretagna, 35% in Olanda), ma che potrebbe riguardare tre milioni di over 65 che vivono da soli e un milione circa di persone in condizioni di disagio economico.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: