sabato 23 novembre 2019
Prosegue a Verona la kermesse. Vecchiato: «Viviamo una recessione di welfare che è prima ancora recessione di umanità, di cultura»
Un momento del convegno di ieri a Verona nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale

Un momento del convegno di ieri a Verona nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale

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«Viviamo una recessione di welfare che è prima ancora recessione di umanità, di cultura». Lo ha detto il professor Tiziano Vecchiato, della Fondazione Zancan, intervenendo al Festival della Dottrina sociale della Chiesa, nell’ambito di un confronto su come trasformare la fragilità in rinascita, attraverso la solidarietà che rigenera.

«I servizi sociali – ha osservato dal canto suo Luigi Gui, professore dell’Università di Trieste – hanno una responsabilità caleidoscopica, quella cioè di mettere insieme molti frammenti». Parlando davanti ad una vasta platea di assistenti sociali e di altri operatori alla persona, Gui ha infatti raccomandato di non ritenere di avere soluzioni preconfezionate, ma di essere sempre disponibili a quell’interlocuzione con l’altro, anche con chi è debole, da cui scaturisce la forza rigeneratrice. Di conseguenza gli operatori non possono ritenersi autosufficienti e se, per contro, si sentono fragili, deboli, anche perché magari stressati dalle condizioni di lavoro, sappiano – ha aggiunto Gui – che aprendosi all’altro, a chi ha bisogno, possono sperimentare quanto la debolezza può diventare forza.

Al Cattolica Center, dove si svolge il Festival, si è presentato, come esempio di buone pratiche, un gruppo di percussionisti che mette insieme residenti del territorio di Rovigo e richiedenti asilo ospiti di tre centri di accoglienza straordinaria della cooperativa sociale Porto Alegre: l’esperienza di BoRoFra, dall’acronimo delle tre località in cui hanno sede i centri della cooperativa sociale (Bosaro, Rovigo e Frassinelle Polesine). «Un’esperienza che abbiamo scelto – ha sottolineato la presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali Mirella Zambello – perché va nel segno della valorizzazione, in ottica generativa, delle persone in situazione di fragilità, attraverso esperienze di rete e condivisione nel territorio».

Nel convegno, alla testimonianza della cooperativa sociale si sono affiancati i saluti di Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, di Maurizio Facincani, referente del Festival, nonché di Pietro Girardi, direttore generale della Aullss 9 Scaligera, come pure le relazioni di Gui e di Tiziano Vecchiato. Al Festival di queste buone pratiche ne sono state presentate parecchie. Sono forme, anche queste, di welfare generativo, le chiamerebbe Vecchiato. Quel welfare, si badi, che è nato dall’incontro tra carità e giustizia. La carità che ha preparto le risposte, dagli ospedali alle comunità di accoglienza, e che poi ha le ha traghettate verso la giustizia. I livelli essenziali di assistenza ne sono un esempio.

Oggi, in tempi di recessione dello stesso welfare, siamo costretti – ha sottolineato Vecchiato – a riaffidare al mercato la garanzia di cittadinanza. Ma, attenzione, il welfare non è solo una questione di risorse economiche, prima ancora è un’ opportunità per valorizzare tutte le risorse che le persone riescono a mettere in gioco: chi presta assistenza e chi la riceve. Risorse che bisogna saper consolidare anche, anzi soprattutto se mancano quelle economiche.

A questo riguardo, il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha ricordato che il Governo ha posto al centro della legge di bilancio la disabilità e la lotta alle dipendenze. «Alle famiglie abbiamo destinato 600 milioni di euro. E nella stessa finanziaria abbiamo anche messo l’intervento sul cuneo fiscale. Un intervento pensato per incidere sullo sviluppo economico e del lavoro». Queste misure – ha aggiunto Baretta – rientrano in un’azione complessiva mirata a favorire la crescita del Paese e, quindi, a valorizzare il lavoro. «Bisogna affrontare le trasformazioni in atto e i conflitti sociali che derivano, ad esempio dalla digitalizzazione e dalla rete. Il cambiamento non si subisce, si governa. Il mondo del lavoro si sta trasformando e pure il modo di rappresentare i lavoratori deve adeguarsi».

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