martedì 3 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
INVIATO ATORINO Sempre più “titolato”, sempre più “renziano”. E sempre più convinto che la strada intrapresa, dal governo e dal Gruppo che guida, per uscire dalla crisi economica e industriale sia quella giusta. È un fiume in piena Sergio Marchionne, da ieri nuovo amministratore delegato anche di Ferrari – marchio di cui è già presidente – dopo le dimissioni di Amedeo Felisa, al Cavallino da 26 anni, che ha lasciato l’incarico. A Torino, per il lancio delle due nuove varianti della Fiat Tipo (la 5 porte e la station wagon), l’ad di Fca ha parlato di riforme e di futuro, annunciando che giovedì a Roma presenterà a Renzi la nuova Giulia, «un’auto eccezionale, arrivata dopo un parto molto difficile e che sarà la prima Alfa Romeo a sbarcare in Cina, nel 2017». A Mirafiori, nei capannoni dove un tempo la Fiat produceva i componenti per i motori e per i cambi, Marchionne non si è risparmiato una stoccata nei confronti dei sindacati, «che non si sono ancora accorti che la lotta di classe non esiste più», e ha assicurato che la piena occupazione degli stabilimenti italiani arriverà anche prima della fine del 2018. Un fatto di cui «parleremo anche con il presidente del Consiglio. Con lui - ha aggiunto abbiamo condiviso i nostri piani da parecchio tempo. È l’unico che sa cosa stiamo facendo e che sta portando avanti una politica giusta per per far ripartire il sistema economico italiano. Incoraggiare le aziende a investire qui è la cosa meno costosa che il governo possa fare. Il capitale viene da altri fondi e bisogna appoggiare chi agisce come Fca »», ha osservato il manager. Che si è concesso un complimento apparentemente improbabile anche sulle abilità linguistiche del premier: «Dite che il suo inglese è imbarazzante? A me interessa di più quello che dice e fa all’estero per l’Italia. E comunque non mi pare così male: tra i presidenti del Consiglio che ricordo, è forse quello che lo parla meglio...». Assodato che la liason tra i due è sempre più di ferro, ecco invece la stoccata al numero uno della Bundesbank, Weidmann: «Il problema del nostro Paese è il debito elevato, ma odio essere criticato da altri che vengono da fuori, su come gestiamo le nostre risorse: sono problemi nostri, per non parlare poi di altri banchieri internazionali che ci sono in giro e che entrano ed escono dall’Italia». Nessuna conferma invece sulle voci di accordo in cantiere con Google, per le auto a guida autonoma. «L’intesa è vicina? Non abbiano niente da dire oggi...», ha detto Marchionne che ieri sera è ripartito per gli Stati Uniti: «Vado a lavorare a Detroit. Lo vedrete presto se il discorso con Google è vero». Quanto alle altre alleanze internazionali, la porta è sempre aperta. General Motors resta il partner ideale, «ma per trattare ci vogliono due persone e quelli di GM non ci hanno invitato. Continuiamo per la nostra strada, ma il discorso strategico del consolidamento non è morto» ha detto Marchionne. Prima però bisogna «mettere a posto la casa», che tradotto significa: «Il nostro piano del 2018 continua a essere il punto di importanza per il gruppo. Siamo tutti puntati a raggiungere i 9 miliardi di risultato operativo e non avere debiti ». In quest’ottica va quindi letta la dismissione della quota Rcs: «Tecnicamente l’editoria non ha niente a che fare con l’auto, non è materia nostra», ha detto Marchionne. Materia sempre più sua invece è la Ferrari, che come marchio corre in maniera inversamente proporzionale a quanto delude in Formula 1: ieri il Cda ha anche approvato la prima trimestrale del 2016, chiusa con 1.882 consegne, con un aumento del 15% e ricavi netti di 675 milioni di euro (+8,8%). L’indebitamento netto industriale cala rispetto alla fine del 2015 a 782 milioni. Ferrari ha rivisto in rialzo il target 2016, prevedendo consegne di auto a oltre 7.900 unità incluse le supercar, e ricavi netti a 3 miliardi di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sergio Marchionne
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: