giovedì 8 aprile 2021
A fare la differenza - secondo la classifica dell’Institute for entrepreneurship and competitiveness della Liuc - la presenza di start up, gli investimenti finanziari, le connessioni pubblico-privato
L'Institute for entrepreneurship and competitiveness della Liuc ha stilato la classifica del fermento imprenditoriale

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Misurare il fermento imprenditoriale di un territorio, valutando performance imprenditoriali, tessuto industriale, sviluppo finanziario, innovazione e sviluppo delle competenze. Un modo nuovo per raccontare quali territori (il riferimento è il livello provinciale) siano stati capaci negli ultimi anni di creare l’ecosistema ideale per stimolare la competitività e le prospettive di crescita delle proprie imprese. Questi, in sintesi, gli obiettivi dell’Indice del fermento imprenditoriale elaborato dall’Institute for entrepreneurship and competitiveness della Liuc-Università Cattaneo.

«Questo strumento innovativo – spiega Fernando Alberti, direttore dell’Institute for entrepreneurship and competitiveness – nasce dalla necessità di mappare le caratteristiche peculiari di ciascun territorio italiano in termini di capacità di innovare, dinamicità, e attrattività per talenti e aziende. Non si tratta di una fotografia statica, ma di un’analisi che vuole esprimere quanto le situazioni possano evolvere nel tempo e quanto la competitività non sia un fatto immutabile».

L’Indice del fermento imprenditoriale vuole offrire una mappa degli ecosistemi imprenditoriali italiani più dinamici e di maggior successo. Si rivolge in tal senso a imprenditori, startupper, policy maker, e più in generale a tutti gli attori degli ecosistemi (come agenzie di sviluppo, analisti e consulenti), a supporto dei loro processi decisionali, strategici e di investimento nei diversi territori. «Il nuovo Indice si basa sulla combinazione di 20 indicatori appositamente selezionati – continua Alberti – e ci permette di rilevare le province che stanno supportando maggiormente la nascita di start up innovative e la crescita delle proprie aziende. A ciascuna dimensione analizzata (performance imprenditoriali, tessuto industriale, sviluppo finanziario, innovazione e sviluppo delle competenze) è stato assegnato un punteggio da 0 a 100».

Sul podio ci sono le province di Milano, Roma e Bologna. Per Milano è 86 il punteggio per le performance imprenditoriali, mentre in tutte le altre dimensioni (tessuto industriale, sviluppo finanziario, innovazione e sviluppo delle competenze) il punteggio è risultato il massimo, cioè 100, portando questa provincia a svettare nettamente rispetto alle altre. Un ecosistema, quello milanese, che è primo in Italia per il numero di imprese innovative, registrando oltre 1.000 start up innovative e più di 250 pmi innovative. Milano è diventata negli anni anche un polo finanziario per le start up italiane, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti early stage; nell’ultimo triennio sono 77 quelli registrati a favore delle start up del territorio. Determinanti per quest’ottimo piazzamento anche la più alta densità di eventi a livello nazionale a supporto e diffusione della cultura imprenditoriale, le varie comunità online che organizzano eventi di formazione e networking e i numerosi spazi collaborativi presenti in città che offrono programmi di incubazione e accelerazione.

Roma ha ottenuto invece un punteggio di 84 per le performance imprenditoriali, di 62 per il tessuto industriale, di 62 per lo sviluppo finanziario, di 41 per l’innovazione e di 31 per lo sviluppo delle competenze. Particolarmente significativo per l’ottimo piazzamento della provincia, il ruolo guida di questa provincia nello sviluppo finanziario del Paese, con 35 investimenti early stage in start up registrati nell’ultimo triennio (Roma si trova così in seconda posizione dietro solo a Milano).

Infine, Bologna ha ottenuto un punteggio di 63 per le performance imprenditoriali, 60 per il tessuto industriale, 29 per lo sviluppo finanziario, 43 per l’innovazione e 47 per lo sviluppo delle competenze.. Bologna, patria della Motor Valley, emerge come un ecosistema che è stato in grado di creare e valorizzare le connessioni locali tra attori privati, pubblici e accademici. questo è anche merito di un attore fondamentale per la città: l'Università Alma Mater Studiorum che ha dato vita all'incubatore d'ateneo Almacube.

Guardando alla classifica nel suo complesso, emergono spunti interessanti relativi per esempio a progetti di riqualificazione urbana (ex fabbriche dismesse) che diventano occasioni di collaborazione e rilancio per i territori (ad esempio nel caso delle province di Trento, Bolzano, Reggio Emilia), ma anche contesti in cui un trasferimento tecnologico molto avanzato ha permesso la creazione di ottime occasioni progettuali e di business (per esempio Siena, Pisa, Trieste). E ancora, ecosistemi dal forte tessuto industriale (es. Vicenza, Prato, Varese) e province in cui si sono create ottime sinergie tra privato e pubblico (come Lecce, Cremona, Salerno, Palermo, Udine).

Infine, non mancano alcuni casi peculiari come Ascoli Piceno (che testimonia come anche un centro urbano di dimensioni e popolazione ridotta possa essere il centro nevralgico di un buon ecosistema imprenditoriale) e Potenza (molto animata grazie ad eventi, business competition e programmi di formazione per aspiranti imprenditori).

Per la classifica completa e approfondimenti su tutte le province: https://italiacompete.it/indice-fermento-imprenditoriale/.

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