giovedì 5 dicembre 2019
Nel terzo trimestre i volumi di produzione sono in caduta dell'1% rispetto al secondo trimestre e del 2% rispetto allo stesso periodo del 2018. Negative risultano anche le prospettive occupazionali
Continua la fase recessiva
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Continua la fase recessiva per l'industria metalmeccanica: nel terzo trimestre i volumi di produzione sono in caduta dell'1% rispetto al secondo trimestre e del 2% rispetto allo stesso periodo del 2018. Complessivamente nei nove mesi del 2019 la produzione è diminuita del 2,5% nel confronto annuo, con risultati negativi in quasi la totalità dei comparti. È quanto emerge dalla 152esima indagine congiunturale
di Federmeccanica sull'industria metalmeccanica. Negative risultano anche le prospettive occupazionali.

«È recessione». Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, scandisce la parola che «nessuno vorrebbe pronunciare». Ma i dati dell'indagine mostrano «una realtà amara»: il segno meno contraddistingue i primi tre trimestri dell'anno. Nei primi nove mesi del 2019 l'attività produttiva metalmeccanica è diminuita del 2,5% rispetto all'anno precedente; nel terzo trimestre il calo è stato dell'1% rispetto al trimestre precedente e del 2% annuo. Le esportazioni si sono ridotte da gennaio a settembre dello 0,8%. Le ore di cassa integrazione sono arrivate a 92 milioni, corrispondenti a circa 100 mila lavoratori a tempo pieno non utilizzati nei processi produttivi, segnando un aumento del 57,9% rispetto all'analogo periodo 2018; in particolare, la cig straordinaria si è quasi raddoppiata (+95,4%), sfiorando i 62 milioni di ore. Nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti, l'occupazione nei nove mesi è diminuita dell'1% e le prospettive occupazionali a sei mesi risultano negative. «Il momento è molto difficile - sottolinea Franchi - e quello che vediamo per il futuro è negativo».

Il rinnovo del contratto dei lavoratori metalmeccanici deve tener conto della situazione di recessione del settore. Lo ha affermato il direttore generale di Federmeccanica -. «Dobbiamo considerare il contesto nel quale ci muoviamo: la realtà con cui dobbiamo confrontarci è una realtà amara. Le nostre imprese non possono essere gravate da costi non sostenibili», dice Franchi, richiamando la necessità di «essere coerenti con l'impianto del 2016», cioè del precedente rinnovo contrattuale. «Bisogna agire in continuità -precisato - considerando un contratto collettivo nazionale di garanzia per le tutele fondamentali e la redistribuzione della ricchezza laddove viene prodotta. Se non c'è, non si può redistribuire». Franchi fa notare che nonostante le difficoltà economiche e produttive, si rileva tra le aziende metalmeccaniche una
maggiore diffusione del premio di risultato: su un campione di 500 imprese con oltre 100 dipendenti, il premio di risultato è presente nel 57% delle aziende e il 13% lo ha introdotto a partire dal 2016. Nel 64% dei casi l'ammontare del premio è risultato inoltre superiore a quello precedentemente erogato.
«La situazione - conclude - è preoccupante, ma il dialogo non deve mai venir meno. L'industria metalmeccanica è la spina dorsale dell'economia italiana ed ora non può dare quella spinta al Paese che ha sempre dato. Noi faremo la nostra parte ma tutti devono dare il proprio contributo». Al governo Federmeccanica chiede «una politica industriale, sostegni agli investimenti, un piano straordinario di formazione e stabilità; e poi stabilità, perché l'incertezza frena gli investimenti e i consumi. La manifattura va rimessa al centro».

«La realtà congiunturale del nostro settore è oggettivamente difficile - dichiara Fabio Astori, vice presidente di Federmeccanica - e in questo quadro generale a tinte fosche emergono specifiche criticità di settori chiave della nostra industria come l'automotive», che ha visto ridurre la produzione del 9,2%. «Anche il primo anello della fornitura di materia prima come la siderurgia - prosegue Astori - aggiunge ulteriore preoccupazione alle difficoltà del comparto. Ci preoccupano gli scenari relativi all'ex Ilva, perché le sue sorti sono determinanti per la metalmeccanica, per l'industria e più in generale per il Paese. Il rallentamento dell'economia mondiale, i fattori geo-politici in Medio Oriente, la guerra commerciale tra Usa
e Cina e l'avvicinarsi della Brexit producono effetti negativi in quei Paesi e in quei settori come il nostro a forte vocazione esportatrice. Un capitolo specifico andrebbe dedicato alla Germania: la caduta produttiva metalmeccanica pari a cinque punti percentuali nell'arco di un anno si ripercuote inevitabilmente sulle nostre dinamiche».


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