giovedì 28 febbraio 2019
Presentate ai parlamentari europei le richieste per un'industria competitiva e un'Europa sociale sostenibile
Villa Lubin, sede del Cnel

Villa Lubin, sede del Cnel

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In vista delle elezioni per il Parlamento europeo di fine maggio Federmeccanica ha organizzato, in collaborazione con il Cnel (Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro), un incontro per stimolare una discussione su come rendere l'Unione Europea “a prova di futuro”, ribadendo che il suo successo è strettamente legato a un'industria competitiva a livello internazionale. All’appuntamento sono intervenute Beatrice Covassi (capo della rappresentanza in Italia della Commissione europea) e Barbara Saltamartini (presidente della X Commissione - Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati). In platea hanno partecipato al dibattito numerosi parlamentari europei e italiani, rappresentanti dei sindacati e del mondo del lavoro, imprenditori del mondo della metalmeccanica.

Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica: «Concetti come “pace e unità” hanno perso popolarità tra i cittadini europei, così come viene spesso sottostimato il contributo sostanziale che l’Unione Europea ha dato nel creare prosperità. Dobbiamo recuperare e diffondere questa consapevolezza. Da tempo navighiamo nel mare aperto le cui correnti sono costituite dal mercato globale e dalla rivoluzione digitale. Due elementi la cui energia dissolve ogni certezza. Gli unici approdi sicuri sui quali possiamo contare sono l’Italia e l'Europa. Dalla prima ci aspettiamo politiche capaci di sostenere la trasformazione e la competitività delle nostre aziende e del Paese. Dalla seconda attendiamo stabilità e un vero progetto continentale, da costruirsi giorno dopo giorno, capace di confermare quel primato di cultura, civiltà e tecnologia che da millenni è la cifra che ci distingue nel mondo. Non è l’Italia ma il mondo che ha bisogno dell’Europa e noi dobbiamo impegnarci per diventare protagonisti della sua ricostruzione».

Federmeccanica – che aderisce a Ceemet, l’associazione che in Europa rappresenta 200mila aziende metalmeccaniche, per un totale di 17 milioni di posti di lavoro diretti e 35 milioni di indiretti – crede in un’Unione Europea forte, che può sbloccare il proprio enorme potenziale solo se si concentra e agisce sulle grandi sfide come: la digitalizzazione, la globalizzazione, l'efficienza delle risorse, il clima, il cambiamento demografico e la migrazione. A questo proposito Ceemet insieme con Federmeccanica e alle altre Federazioni Europee hanno elaborato un piano in dieci punti per offrire – dall’osservatorio del mondo produttivo - idee in grado di trasformare queste sfide in opportunità.

«Come ho ricordato al meeting organizzato la scorsa settimana dal Cese a Bruxelles – ha esordito Tiziano Treu, presidente del Cnel - la priorità in questo momento dovrebbe essere quella di rafforzare gli investimenti nei settori economici e produttivi del futuro a cominciare dalle tecnologie digitali, in grado di porci in linea con l’ambizione da tempo enunciata di fare dell’Europa l’area più competitiva nel contesto della società e dell’economia globale. Occorre un unico progetto europeo con risorse e strumenti comuni come è stato con Industria 4.0. Al contempo, però, dobbiamo rendere più ambizioso e cogente il Pilastro Sociale Europeo. Le due misure, rafforzamento di investimenti sociali e di investimenti nell’innovazione, vanno tenute insieme. Perché senza un forte impulso alla crescita nessun sistema di Welfare può far fronte alla progressiva crescita delle diseguaglianze e l’aumento della povertà. Un modello di crescita che non sia inclusivo e sostenibile anche sul piano sociale rischia di alimentare sentimenti antieuropei e le spinte centrifughe che si nutrono delle paure sociali».

«La Cultura 4.0 - ha dichiarato Diego Andreis, presidente di Ceemet e vice presidente di Federmeccanica - rappresenta oggi, prima ancora delle tecnologie, il vero fattore abilitante per i nuovi modelli di business e le nuove frontiere competitive. Per questo serve un approccio di sistema, non solo italiano bensì europeo. La fabbrica e l’innovazione, infatti, non sono singoli elementi, ma parti di un ecosistema complesso all’interno del quale le imprese metalmeccaniche sono sulla linea del fronte. Per questo come Ceemet, abbiamo deciso di organizzare questi incontri con tutti i soggetti interessati, al fine di sollecitare una riflessione e una discussione costruttiva sul futuro dell’Europa e di tutti noi».

Ecco le dieci priorità:
IL FUTURO DELL’EUROPA
Il futuro della ricchezza europea dipende dall’esito della fase di transizione verso una industria digitalizzata e una società sempre più esperta nel digitale, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Se l’UE vuole avere successo, molto del dibattito e delle azioni dovrebbero essere focalizzati sulla creazione di un Mercato Unico Europeo (Digitale).

UNA MIGLIORE REGOLAMENTAZIONE
Le istituzioni dell’UE devono alleggerire gli adempimenti burocratici che disincentivano gli investimenti da parte delle imprese e frenano la competitività e la creazione di nuovi posti di lavoro. In particolare ciò vale per le Pmi che sono notevolmente vulnerabili di fronte a vincoli normativi troppo onerosi e questo ostacola anche la nascita di nuove imprese in Europa. Regolamentazione migliore = renderla semplice ma rigorosa.

COMPETITIVITÀ INTERNAZIONALE
L’Ue, prima di introdurre ulteriori regolamentazioni, dovrebbe tenere in considerazione il contesto globalizzato in cui operano le nostre imprese, puntando all’Europa come luogo in cui fare business. Ricchezza e nuovi posti di lavoro saranno creati solamente attraverso un’industria competitiva a livello internazionale.

L’ERA DELL'INDUSTRIA DIGITALE
La trasformazione digitale può essere trasformata in opportunità solamente se affrontata a livello europeo. L’Europa deve accelerare i suoi sforzi per razionalizzare le sue politiche e le attività di digitalizzazione di tutte le regioni dell’UE, della società e dell’industria. La digitalizzazione vedrà, allo stesso tempo, la scomparsa di posti di lavoro e la creazione di nuovi.

SKILLS, SKILLS, SKILLS
È necessario colmare il deficit di competenze sia a livello nazionale che europeo ed è fondamentale che vengano stanziati fondi per aiutare i sistemi di istruzione e formazione ad adeguarsi al cambiamento tecnologico:
o Investire per rendere l’istruzione e la formazione professionale più attrattiva;
o Promuovere l’apprendimento delle materie Stem fin dalla più tenera età per affrontare la digitalizzazione dell’industria;
o Rafforzare la cooperazione tra l’industria e gli istituti di formazione e garantire che essi condividano le migliori pratiche realizzate.

MERCATI DEL LAVORO AGILI
Con la digitalizzazione in corso, il lavoro diventa sempre più lontano dall’idea di un luogo di lavoro fisso e un orario di lavoro definito. Questo porta a nuove forme di organizzazione del lavoro e il superamento dei modelli di lavoro precedenti. Serve:
o Promuovere riforme a livello nazionale per un mercato del lavoro agile;
o Sperimentare nuove tipologie di lavoro e nuovi modelli di organizzazione del lavoro;
o Prendere atto che una regolamentazione rigida tende ad avere ripercussioni negative sulla creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della digitalizzazione nell’industria.

LE PARTI SOCIALI FANNO LA DIFFERENZA
Le relazioni industriali si sono evolute differentemente nei diversi contesti economici, politici, sociali nazionali. Non può esistere un modello unico valido a livello europeo. I sistemi di contrattazione collettiva giocano un ruolo di primo piano nel determinare le condizioni di lavoro e di occupazione, retribuzione compresa. Le parti sociali sono più vicine all’industria e sono quindi in grado, in modo autonomo e sulla base di un solido mandato, di agire per trovare soluzioni idonee, sia a livello aziendale che nazionale di settore. L’UE deve evitare di interferire nelle questioni che sono di esclusiva competenza delle parti sociali.

INVESTIMENTI IN TECNOLOGIA E INDUSTRIA
L’Ue, gli Stati membri e le istituzioni finanziarie devono facilitare l’accesso ai fondi. È importante sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai fondi europei e provare a rendere più agevoli l’accesso e il meccanismo di funzionamento. L’innovazione «Made in Europe» dovrebbe essere prodotta in Europa. Per raggiungere questo obiettivo bisogna creare uno sportello unico per i finanziamenti europei che sia pienamente operativo e incrementare gli investimenti in R&S, in cui l’Ue registra un ritardo rispetto alle economie più sviluppate del mondo.

COMMERCIO MONDIALE E BREXIT
Il libero scambio e i mercati aperti sono stati i principali fattori trainanti della prosperità dell’UE. In un contesto di crescente nazionalismo e protezionismo, l’UE deve continuare a battersi per nuovi accordi commerciali internazionali, proteggendo nel contempo le relazioni commerciali esistenti. L’Europa - come maggiore blocco commerciale - deve parlare con una sola voce, per istituire in modo equilibrato nei confronti degli Stati Uniti, Cina e altri partner commerciali nuovi accordi commerciali internazionali. Inoltre, i negoziatori sul tema Brexit devono produrre accordi commerciali sullo status quo tra l’UE27 e il Regno Unito per le imprese tecnologiche e industriali. ll non accordo riguardo alla Brexit non è un’opzione ammissibile.

CONSULTARE L’INDUSTRIA
La consultazione con il mondo dell’industria dovrebbe diventare da parte dei politici una fase naturale dell’iter legislativo e dovrebbe servire come un mezzo per trovare soluzioni ai problemi dell’economia reale e delle sue imprese. Ceemet e le sue associazioni aderenti - come Federmeccanica - sono in grado di fornire tale supporto. Con più di 200mila imprese, di cui la maggior parte di piccole e medie dimensioni, Ceemet e i suoi membri costituiscono l’interfaccia ideale per la condivisione di informazioni concrete e giuridicamente fondate riguardo al mondo dell’industria.

Intanto il Cnel ha dato via libera al Codice etico che stamane è stato approvato dall'assemblea alla presenza del presidente Tiziano Treu e del segretario generale Paolo Peluffo. «Una cultura etica nelle istituzioni pubbliche è fondamentale per restituire credibilità alle istituzioni stesse - ha affermato in una nota Gian Paolo Gualaccini, relatore del provvedimento -. L'approvazione del Codice etico del Cnel è l'attuazione concreta dell'art. 54 della Costituzione che recita: "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore"». Tra i punti licenziati dall'assemblea anche un documento di Osservazioni e proposte sulle modifiche al Codice della strada, in discussione in commissione Trasporti della Camera.

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