martedì 26 febbraio 2019
Presentata la strategia per le fabbriche americane: ci sono 6.500 assunzioni. In Italia il gruppo investe di più (5 miliardi) ma assume meno: l'obiettivo qui è la piena occupazione
Un'operaia della fabbrica di Fca di Sterling Heights, nel Michigan (foto Fca)

Un'operaia della fabbrica di Fca di Sterling Heights, nel Michigan (foto Fca)

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Il piano 2018-2022 che Fiat ha presentato agli investitori lo scorso giugno a Balocco, quando alla guida c’era ancora Sergio Marchionne, si sta concretizzando un passo alla volta. Ieri Fca ha annunciato 4,5 miliardi di dollari di investimenti per aumentare la produzione in cinque fabbriche in Michigan e costruirne una tutta nuova nell’area metropolitana di Detroit. Il piano è estremamente dettagliato e prevede la creazione di 6.500 nuovi posti di lavoro in Michigan (con il taglio di 1.400 posti nello stabilimento di assemblaggio in Illinois). Nella fabbrica ancora da realizzare sarà costruita la nuova Jeep grand Cherokee, il modello di punta del marchio dei fuoristrada di Fca.

Gli utili arrivano dall'America

Jeep e Ram sono sempre più al centro della strategia dell’azienda, che negli Stati Uniti sta raccogliendo le soddisfazioni finanziarie che mancano in Europa: nel 2018 il gruppo ha fatto 6,2 miliardi di euro di margine operativo in Nordamerica, cioè più di 6 volte i 406 milioni di profitti europei. Jeep e Ram (il Ram 1.500 resta il modello del gruppo Fca più venduto, con oltre mezzo milione di immatricolazioni in America nel 2018) sono i marchi più redditizi, Alfa Romeo forse lo diventerà, ma ancora non è al loro livello.

Ecco quindi il senso di un massiccio investimento americano in un contesto in cui le altre due “big” di Detroit, cioè Ford e General Motors, stanno ridimensionando le loro attività e tagliando posti di lavoro. Mike Duggan, sindaco di Detroit, si è messo da subito all’opera per mettere assieme 80 ettari di terreno da consegnare a Fca per la realizzazione della nuova fabbrica. Secondo l’accordo siglato ieri deve farcela entro sessanta giorni per conquistarsi questi nuovi posti di lavoro, preziosissimi per una città da anni in pesante crisi economica. «Questi – ha commentato il sindaco – sono precisamente i posti di lavoro che abbiamo bisogno di riportare in città». Azienda e sindaco stanno anche trattando per un pacchetto agevolazioni fiscali.

In Italia investimenti per 5 miliardi

Gli investimenti previsti in Michigan restano comunque inferiori ai «più di 5 miliardi di euro» che Fca ha promesso per le fabbriche italiane ai sindacati nell’incontro di Torino di fine novembre. Anche il piano italiano sta andando avanti, pur con l’incognita del possibile ridimensionamento a cui ha accennato Mike Manley dopo l’introduzione dell’ecotassa da parte del governo. Ferdinando Uliano, della Fim Cisl, ha annunciato che l’azienda ha comunicato ai sindacati l’avvio, a maggio, degli investimenti per adeguare la fabbrica di Pomigliano, dove oggi si produce la Panda, alla costruzione anche di un futuro Suv Alfa Romeo, più piccolo della Stelvio.

Del piano presentato a novembre sono già partiti gli investimenti a Mirafiori, dove i dipendenti sono andati in cassa integrazione mentre la fabbrica viene aggiornata per produrre la 500 elettrica, a Melfi, dove tutto è pronto per la produzione della Jeep Renegade ibrida, e a Modena, dove l’Ad di Maserati, Harald J. Wester, ha presentato il progetto per la costruzione di una nuova supercar. Mancano ancora i dettagli del progetto per costruire sempre a Melfi la versione europea della Jeep Compass e quelli per un suv a marchio Maserati che dovrebbe essere prodotto a Cassino.

Verso l'accordo sul contratto, ma senza la Fiom

Mentre in America si assume, in Italia l’obiettivo è la piena occupazione. In questo senso prosegue la trattativa per il rinnovo del contratto con i sindacati che hanno firmato l’ultima intesa, quella del 2015. La Fiom, che non ha firmato il vecchio contratto, si è tirata fuori dal negoziato per il rinnovo. «La trattativa sul contratto con Fca, Cnh Industrial e Ferrari si interrompe perché non ci sono le condizioni per proseguire la discussione a fronte di una indisponibilità della delegazione aziendale a negoziare il sistema di relazioni sindacali a partire dal ruolo dei delegati» ha spiegato Francesca Re David, segretaria generale dei metalmeccanici Cgil, dopo un incontro all’Unione Industriale di Torino.

La trattativa prosegue invece con Fim Cisl, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri. L’intesa, in questo caso, sembra vicina. Dopo l’ultimo incontro, lo scorso fine settimana, i sindacati hanno parlato di significativi passi avanti. All’inizio della settimana prossima, il 5 e 6 marzo, si tornerà a trattare. In quell’occasione, ha spiegato Uliano della Fim Cisl, «proveremo a fare il contratto, ormai siamo nella fase conclusiva, siamo a un punto in cui o si superano le distanze o si rischia la rottura».

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