venerdì 5 luglio 2019
Industria cresciuta del 3,2%. L’Aifa: mancano migliaia di medicinali in Ue
Farmaci, l'Italia è leader in Europa
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L’industria italiana del farmaco è leader in Europa in tandem con la Germania. Anche il 2018 è stato archiviato con un trend in crescita, tagliando il traguardo di 32 miliardi di produzione, +3,2% rispetto all’anno precedente. E se consideriamo gli ultimi dieci anni la produzione ha avuto un incremento del 22% (rispetto a una riduzione del 14% della media mani-fatturiera), determinato al 100% dalla crescita delle esportazioni che sono aumentate più della media Ue (+117% rispetto a +81%) e di tutti i grandi Paesi europei. «Noi ci siamo. Siamo pronti a fare la nostra parte – ha detto il presidente di Farmindustria Michele Scarabarozzi durante i lavori dell’assemblea annuale –. L’Italia deve mettere in rete talenti, strutture pubbliche e private che con l’industria radicata nel nostro Paese possono partecipare alla competizione internazionale per l’innovazione, che oggi vede protagonisti non solo grandi economie come quella americana e cinese, ma anche Paesi piccoli e agili come Israele e Singapore». Sul «giusto equilibrio» e di «leale collaborazione» ha parlato la ministra della Salute, Giulia Grillo che ha riconosciuto il ruolo del sistema industriale italiano e rassicurato la platea degli imprenditori che «non ci saranno ulteriori tagli di spesa». «Stiamo lavorando – ha detto – all’evidente sotto finanziamento della spesa farmaceutica. Nella scorsa legge di Bilancio abbiamo previsto l’aumento del Fondo sanitario nazionale di 3,5 miliardi per i prossimi due anni: difenderò questa previsione con tutte le mie forze, perché questo aumento è il minimo sindacale per la sopravvivenza del nostro Servizio sanitario nazionale». Anche il rifinanziamento del fondo dei farmaci innovativi oncologici e innovativi non oncologici (1 miliardo) «non è in discussione».

La ministra ha poi annunciato che «la revisione del prontuario arriverà a brevissimo». «Da troppi anni - ha spiegato - si aspetta un vero aggiornamento, ancora oggi abbiamo differenze di prezzo di farmaci non giustificate dal loro valore terapeutico. La sostenibilità della salute che verrà passa anche da questi aspetti». Tutto bene quindi? Non esattamente proprio durante i lavori di Farmindustria è emerso il problema della carenza di farmaci che per il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Luca Li Bassi «è emergenziale e riguarda centinaia, se non migliaia di prodotti, in tantissimi paesi dell’Ue » anche se «le cause ancora non sono chiare». «È una situazione che non si è mai verificata a livello europeo e tantissimi Paesi riportano questo problema - ha detto - da Nord a Sud da Est a Ovest. Non solo l’Italia, ma anche Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Norvegia, Austria e Slovenia». Li Bassi ha poi aggiunto che inizialmente si era pensato che «a determinarlo, in Italia, fosse stato il fatto che i farmaci da noi hanno prezzi più bassi di altri Paesi, ma allora dovremmo essere solo noi ad avere il problema. Invece non è così. Stiamo cercando, a livello europeo, di effettuare un’analisi delle cause». Invece per il presidente di Farmindustria il problema è proprio questo. «Abbiamo prezzi molto più bassi, di circa il 25%, rispetto alla media europea. Ed è nei Paesi dove costano di più che i nostri prodotti vanno a finire. Altrimenti non si spiegherebbe». «Il ministero della Salute – ha detto – ha fatto bene a istituire un tavolo per affrontare questa problematica con i protagonisti della filiera. Ma faccio l’esempio del farmaco contro il Parkinson: mancava ed è stato sufficiente impedire le esportazioni per farlo tornare. Ma perché viene esportato? Se hanno la possibilità di fare più margine in un altro Paese, i distributori lo vendono all’estero. Si va a fare margine dove è meglio farlo e, se si ottiene quel margine, vuol dire che lì il prezzo è più alto».

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