martedì 15 dicembre 2020
Il 49% delle imprese ritiene che l'adozione delle nuove tecnologie porterà un aumento dell'occupazione
Automazione e digitalizzazione entrano anche nei laboratori farmaceutici

Automazione e digitalizzazione entrano anche nei laboratori farmaceutici - Archivio

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Le nuove tecnologie aumentano la produttività del farmaceutico, ma anche il bisogno di competenze specifiche. Negli ultimi anni le imprese del settore stanno attuando investimenti in automazione e digitalizzazione per innovare modelli, processi e organizzazione aziendale. È un fenomeno che coinvolge tutte le attività aziendali: dalla ricerca, che può diventare più produttiva e rendere disponibili in minor tempo nuove terapie, alla produzione, alla presa in carico dei pazienti. Il tutto grazie al fatto che la gestione delle terapie è diventata "olistica" e integra farmaci, diagnostica di precisione, device, servizi di assistenza. Una fase di forte trasformazione che richiede nuove competenze e nuove figure professionali. È la "fotografia" che emerge dal report Indicatori farmaceutici realizzato da Centro studi di Farmindustria.

Dunque la digitalizzazione non ruba posti di lavoro, ma può generare opportunità. E la farmaceutica è il settore per il quale la digitalizzazione genera il più alto rapporto tra crescita della produttività e sostituzione del lavoro (96% contro 4%, rispettivamente, più ancora di marketing e automotive). E sono più le imprese che ritengono che l'adozione delle nuove tecnologie le porterà ad aumentare l'occupazione (49% del totale), rispetto a quelle che pensano di ridurla (14%).

Non solo: nuovi prodotti e nuovi processi richiedono modelli regolatori innovativi. La valutazione, sottolinea
il report, sarà sempre più su un processo o una piattaforma, con nuovi protocolli di generazione dei dati che vedranno impegnati ricercatori, industria e agenzie regolatorie.

Saranno necessarie nuove competenze e specializzazioni, per esempio sull'horizon scanning, sulla raccolta dei dati e sulla restituzione delle loro elaborazioni, agli stakeholder per essere in grado di supportare i decisori nell'adozione delle politiche più appropriate. Quanto all'utilizzo dei Big Data, sarà «fondamentale approfondire la loro qualità e la loro struttura», passando da una raccolta per scopi amministrativi a una per fini di valutazioni, misurandone gli effetti sulla proprietà intellettuale e l'utilizzo di strumenti nuovi, come per
esempio le blockchain, «per evitare il paradosso di avere molti dati, ma poche informazioni».

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