mercoledì 29 giugno 2022
A fine maggio il comparto ha fatto registrare 107 miliardi, il 15,39% in più rispetto al 2021. Ma serve semplificare la cessione dei crediti con la pubblica amministrazione. L'assemblea di Assifact
Alle imprese 40 miliardi per il Pnrr. Ma attenzioni ai crediti con la Pa
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Parrebbe il grimaldello del nostro Recovery, con il suo giro d'affari da duecentocinquanta miliardi di euro nel solo 2021 pari al 14% del Pil. Dall'assemblea annuale di Assifact (associazione italiana per il factoring) spira vento di ottimismo: l'industria del factoring cresce ed è pronta a mettere a disposizione delle imprese oltre 40 miliardi in tre anni per supportare l'esecuzione del Pnrr. Numeri alti, che possono essere ancora più elevati con interventi di semplificazione e digitalizzazione. "Le aziende coinvolte nel piano di resilienza generano dei crediti di fornitura -spiega il segretario generale di Assifact Alessandro Carretta. E un supporto fondamentale può venire proprio dal factoring".

Che è un contratto in cui l'azienda cliente cede a una società specializzata (factor) i propri crediti esistenti e futuri: in genere di natura commerciale (cioè originati da contratti di fornitura di beni e prestazioni di servizi), ma anche fiscale. A fronte della cessione il factor eroga un'anticipazione finanziaria e fornisce una serie di servizi: amministrazione, riscossione o il recupero del credito stesso. La cessione può avvenire in due forme: pro soluto in cui il rischio d'insolvenza del debitore è trasferita alla società di factoring; e pro solvendo in cui il soggetto che cede il credito rimane coinvolto in caso di mancato incasso da parte del factor.

Le imprese lo conoscono e l'utilizzano: soprattutto come fonte di liquidità complementare al credito bancario (circa il 28%) e come mezzo per ottimizzare il circolante, anche attraverso l'eliminazione dei crediti da bilancio (quasi il 27%). Ma non manca chi lo usa come forma di garanzia (17%), strumento di gestione professionale del credito (13%) o come alternativa al credito bancario (circa il 12%). Solo nel due per cento dei casi il factoring viene adoperato come forma di recupero di crediti insoluti o problematici. "Il livello complessivo di soddisfazione delle imprese -dice Carretta- è particolarmente elevato e migliore dei prodotti alternativi".

Basti pensare che a fine maggio 2022 il comparto ha fatto registrare 107 miliardi, il 15,39% in più rispetto al 2021. E adesso questo contratto, ancora giuridicamente atipico (salvo interventi specifici) ma ormai radicato nella prassi, potrà diventare volano anche del piano di resilienza: soprattutto velocizzando i flussi di rimborso dei diversi progetti. Ma attenzione ai crediti generati dalle imprese verso la Pubblica amministrazione: le procedure sono troppo farraginose e limitano la libertà delle imprese nel cedere questi crediti. Sbottigliare la normativa è cruciale, dice Cassetta. Ma serve anche razionalizzare tutti i portali utilizzati dalle diverse pubbliche amministrazioni sul territorio nazionale; permettere al creditore di accedere a tutte l'informazioni; ridurre gli adempimenti richiesti agli enti prima di procedere al pagamento. In due parole: digitalizzare e semplificare. "Come industria del factoring -afferma il presidente di Assifact Fausto Galmarini-vogliamo essere partner della trasformazione del sistema". L'occasione è ghiotta, il pnrr è adesso.

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