giovedì 15 settembre 2022
C’è l’energia al centro del discorso sullo stato dell’Unione di von der Leyen. Ma manca il tetto sul prezzo del gas. E l’Ucraina entrerà nel mercato unico
Da sinistra, Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino, la presidente del Parlamento Ue, Roberta Mestola, e quella della Commissione europea, Ursula von der Leyen

Da sinistra, Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino, la presidente del Parlamento Ue, Roberta Mestola, e quella della Commissione europea, Ursula von der Leyen - Ansa

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Centoquaranta miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese ad affrontare le bollette energetiche alle stelle. Li pagheranno le aziende che hanno lucrato sull’onda della crisi energetica. Ursula von der Leyen ama i numeri impressionanti, e ieri, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione davanti alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, ha presentato questa cifra, tra le poche che non erano già filtrate nelle fitte indiscrezioni della vigilia sull’«intervento d’emergenza» per l’energia della Commissione Europea. Misure che saranno all’attenzione di un nuovo consiglio straordinario dei ministri dell’Energia il 30 settembre.

Certo, c’è la proposta di un obbligo di riduzione dei consumi elettrici del 5% durante le ore di picco (vale un risparmio di un miliardo di metri cubi di gas) e la richiesta di una riduzione non vincolante del 10% fino al 31 marzo. La presidente cita due volte l’Italia, una per una cooperativa umbra di ceramica che in estate ha messo i turni all’alba per ridurre i consumi, e una seconda per l’impianto fotovoltaico di Catania, il più grande d’Europa. Tuttavia, ammette, «serve più sostegno mirato milioni di europei hanno bisogno di supporto. Gli Stati membri hanno già investito miliardi di euro per assistere le famiglie vulnerabili, ma sappiamo che non basterà. Ecco perché proponiamo un tetto ai profitti delle aziende che producono elettricità e basso costo» non con il gas.

Aziende che hanno lucrato sul fatto che i prezzi dell’elettricità sono legati a quelli del gas, e così incassano profitti giganteschi avendo costi di produzione molto più bassi. La proposta, come trapelato alla vigilia, prevede che scatti fino al 31 marzo 2023 un tetto massimo di 180 euro/Mwh: dalle entrate superiori a questi prezzo sarà prelevato almeno il 33% che finirà agli erari nazionali, con cui poi gli Stati membri potranno finanziare gli aiuti alle famiglie. Da questi produttori «inframarginali» secondo la Commissione dovrebbero arrivare 117 miliardi di euro. Altri 25 miliardi dovrebbero fruttare i «contributi di solidarietà» versati sul surplus del 20% di profitti nel 2022 rispetto ai tre anni precedenti generati da attività nei settori del petrolio, del gas, del carbone e delle raffinerie.
Non mancano dubbi, che lasciano presagire una discussione intensa il 30 settembre.

Ad esempio, Paesi che dispongono di meno produttori «inframarginali» e usano più gas (tra cui l’Italia) potrebbero ricevere un gettito inferiore ad altri. I prezzi, inoltre, potrebbero scendere riducendo fortemente la somma. Inoltre i soldi arriveranno ad ogni Stato membro solo da produttori situati sul proprio territorio: se uno Stato acquista energia da un altro, sarà poi questo secondo a beneficiare del gettito extra. La Commissione parla dell’esigenza di solidarietà anche tra Stati membri: ad esempio quello acquirente da un altro potrebbe concordare di vedersi versare poi parte del gettito generato dall’elettricità acquistata. Soprattutto nel Nord Europa c’è già chi storce il naso, qualche diplomatico ieri parlava di «meccanismo estremamente complicato».

Del resto, non c’è il tetto sui prezzi del gas, che rivendicano vari Stati del Sud tra cui anzitutto l’Italia. «Riteniamo - ha detto la commissaria all’Energia Kadri Simson - che ci siano le condizioni per questo tetto, ma serve ulteriore lavoro per valutare gli impatti avversi su alcuni Stati membri». La Germania per ora continua a dire di no. Von der Leyen promette un’ampia riforma del mercato dell’elettricità, con il disaccoppiamento dal prezzo del gas, ma se ne parla solo nei prossimi mesi. Prevista anche una riforma del mercato del gas (Ttf).

Sullo sfondo, naturalmente, la guerra di Vladimir Putin. «Mandatele al signor Putin» ha detto Von der Leyen a vari eurodeputati che sventolavano bollette astronomiche di vari cittadini. Quella del Cremlino «è una guerra alla nostra energia, alla nostra economia, ai nostri valori e al nostro futuro». «Con coraggio e solidarietà - tuona Von der Leyen - Putin fallirà e l’Europa prevarrà». Eroici gli ucraini, dice, presente in aula la first lady di Kiev Olena Zelenska, con la quale poi nel pomeriggio Von der Leyen è partita per la capitale ucraina con una promessa importante: l’integrazione di Kiev nel mercato unico.

La presidente annuncia la proposta di un «fondo sovrano europeo» per investimenti, sostegni alle piccole e medie imprese, una «banca europea dell’idrogeno» da 3 miliardi di euro. Netto il no alle richieste di un secondo grande piano di rilancio per la crisi energetica: quello attuale «è esattamente ciò di cui ha bisogno l’Europa oggi. Atteniamoci a quel piano, usiamo quei soldi».

Infine, la riforma del Patto di stabilità: «gli Stati membri - avverte Von der Leyen - devono poter avere più flessibilità per la riduzione del debito. Ci deve però essere più responsabilità nel mantenere quello che abbiamo concordato. Riscopriamo lo spirito di Maastricht: stabilità e crescita devono andare mano nella mano».

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