venerdì 8 novembre 2019
Il premier: se serve rimettiamo lo scudo penale, ma il problema è industriale Arcelor Mittal diffidata dal proseguire nel disimpegno Di Maio: sovranisti camerieri delle multinazionali
Ex Ilva, asse Conte-Colle: ora unità. Non si esclude la nazionalizzazione
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L’offerta di una riproposizione delle tutele legali per l’ex Ilva è sul tavolo. Ma può essere concessa in cambio di precise garanzie sul rispetto degli accordi e sul pieno mantenimento dell’occupazione. Niente esuberi, quindi. Altrimenti con Arcelor Mittal si andrà alla «battaglia legale del secolo», avvisa Giuseppe Conte che per la prima volta non esclude l’ipotesi di una nazionalizzazione del polo siderurgico, se le cose dovessero precipitare: «Stiamo valutando tutte le possibili alternative». All’indomani del drammatico incontro nel quale il gruppo franco-indiano ha alzato il prezzo di un suo ripensamento a 5mila esuberi, il governo cerca una linea che tenga unita la maggioranza e permetta di affrontare una sfida delicatissima non solo per le sue sorti ma soprattutto per la credibilità delle istituzioni e la salute della già anemica economia italiana.

Da tutti i punti di vista il caso Ilva è da allarme rosso e nella concitata giornata di ieri dietro al solito scontro governo-opposizione si è palesato un asse politico- istituzionale per affrontare la crisi. Conte in mattinata è salito al Quirinale per riferire sul caso a un presidente della Repubblica Sergio Mattarella molto preoccupato. In serata ha incontrato i sindacati e gli enti locali pugliesi, lanciando un appello perché «tutto il sistema Italia risponda con una voce sola, senza sterili polemiche e disquisizioni». Oggi gli stabilimenti ex Ilva sono in sciopero, in contemporanea con l’incontro della verità tra il governo e Arcelor Mittal.

Il ministro dello Sviluppo Patuanelli ha riferito prima alla Camera e poi al Senato lanciando a sua volta l’invito a «un atto di responsabilità a tutte le forze politiche, anche all’opposizione, e alle parti sociali» perché «questa situazione la risolviamo se rispondiamo come sistema Paese». Un invito arrivato alla fine di un intervento contestato dagli scranni leghisti con ripetute interruzioni del ministro e la comparsa in Aula di striscioni, subito fatti rimuovere, contro il governo («A casa voi, non gli operai dell’Ilva»). Nella sua informativa il responsabile del Mise ha affermato che il recesso di Arcelor Mittal «è solo l’ultimo tassello del mosaico di una serie di eventi che nel tempo hanno visto il coinvolgimento a vario titolo di tutti i governi». Ma il punto centrale ha riguardato la questione dello scudo penale prima offerto e poi non confermato dall’attuale governo. Mittal, ha sottolineato Patuanelli, presentò l’offerta «irrevocabile e vincolante» nonostante lo scudo penale fosse in scadenza al 31 marzo 2019. L’azienda in merito parlava di «criticità» e «auspicava un intervento normativo» ma non subordinava l’offerta alla tutela legale. Un messaggio per controbattere alla tesi di chi vede nel ritiro dello scudo la ragione della fuga della multinazionale.

Sul ripristino della garanzia per i nuovi gestori il Cdm dell’altra sera ha visto contrapporsi il Pd, che chiedeva di riaprire subito l’"ombrello" per togliere ogni alibi alla Mittal, e i Cinquestelle, il partito che nei mesi scorsi si è battuto contro lo scudo. Luigi Di Maio non pare aver cambiato idea. Ieri ha accentuato la polemica anti-multinazionali, per mettere in difficoltà Salvini. C’è «da far rispettare la sovranità dello Stato. E non lo potranno fare i camerieri delle multinazionali travestiti da sovranisti, ha affermato. Se Arcelor Mittal ha violato «un impegno con lo Stato, lo Stato deve farsi risarcire i danni». Ma è Conte, con l’appoggio del Pd, a dare la linea: «Lo scudo penale l’ho offerto subito (a Mittal, ndr) come primo argomento. Se è un problema lo reintroduciamo subito e il governo è compatto». Ma «il problema non è quello, è il piano industriale, la sostenibilità economica». Conte offre anche un intervento del governo per agevolare la transizione energetica nell’attività siderurgica «facendo di Taranto un hub europeo» per la decarbonizzazione. Oggi si capirà se i vertici di Arcelor siano disponibili a un ripensamento o se il governo punterà su altri interlocutori. Intanto l’esecutivo, attraverso l’Ilva in amministrazione straordinaria (il soggetto che ha ceduto l’attività siderurgica in crisi) diffida formalmente Mittal dal perseguire nel disimpegno dal contratto e, in particolare, «dall’adottare qualsivoglia ulteriore azione in pregiudizio della tutela occupazionale e reddituale dei dipendenti e dello stato degli impianti ». La nazionalizzazione non è esclusa nemmeno dal Pd.

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