martedì 14 febbraio 2017
Il profilo tipico è quello del laureato in discipline economiche, eventualmente con master specifico
Esperto finanziario, ecco come cambia
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Gli anni della lunga crisi hanno visto gli esperti finanziari (Cfo) tornare in auge e occupare un ruolo da protagonista anziché di "servizio". Anche le retribuzioni ne hanno tratto giovamento, resistendo meglio di quanto non sia accaduto per altre posizioni manageriali: la media va dagli 80mila euro lordi l’anno della piccola impresa ai 190mila della grande, in entrambi i casi con bonus e benefit; ma ci sono punte anche molto più alte, soprattutto quando l’obiettivo è quello di legare il Cfo a un processo critico dell’azienda. La crescente importanza dei Cfo è certificata dall’incremento di nomine di direttori generali ed amministratori delegati che arrivano da un’esperienza come esperti finanziari.

«Dopo gli anni in cui il Cfo era ‘l’uomo del sì’ (avendo accettato operazioni fin troppo rischiose) e poi – dal 2008 in poi – ‘l’uomo del no’ (dovendo sempre limitare i rischi a scapito delle opportunità da cogliere) – spiega Fabio Sola, senior partner di Praxi e Network Director di Praxi Alliance - oggi è diventato ‘l’uomo del come’ (che aiuta l’azienda a sviluppare i propri progetti individuando le risorse e le modalità per strutturare le operazioni). Passando al know-how tecnico, in questi anni ‘non va di moda’ il direttore amministrativo finanziario ‘generalista’: sicuramente le classiche competenze base sono richieste, ma poi ogni azienda si cerca il Cfo in possesso del know-how specifico che sarà utile per sviluppare il progetto che le interessa: la quotazione in borsa, la gestione di progetti internazionali, la digitalizzazione del business».

E – a proposito di internazionalità – la lingua inglese è diventata obbligatoria: in passato il Cfo poteva spesso farne a meno, oggi la utilizza costantemente nei rapporti con azionisti, partner e clienti, nei quali sempre più spesso è coinvolto. In passato anche i gruppi internazionali assumevano i Cfo italiani per districarsi nelle normative fiscali italiane, oggi pretendono di avere anche un business partner sul quale contare a distanza.

Il profilo tipico è ovviamente quello del laureato in discipline economiche, eventualmente con master specifico. Solo per eccezioni si trovano direttori finanziari con background diversi (talvolta non laureati, in altri casi laureati in facoltà molto diverse). Molto apprezzato è un inizio nella revisione e certificazione di bilancio, a patto di interpretare l’esperienza da auditor con la dovuta attenzione anche per gli aspetti fiscali e finanziari (che invece spesso sono marginali per un revisore puro). E soprattutto è importante costruire la propria esperienza in modo coerente, scegliendo gli eventuali cambi di azienda sulla base della qualità del progetto e delle competenze che si potranno acquisire e non solo dei tradizionali elementi (dimensione e prestigio dell’azienda, retribuzione eccetera).

«Il ruolo del Cfo – sottolinea Sola - è tipicamente destinato a figure esperte, che già arrivino da un percorso pluriennale e consolidato; chi va a ricoprire posizioni di questo genere non può dunque essere considerato “nuova occupazione” se non per coloro che rientrano in azienda dopo un periodo di stop. Piuttosto si creano opportunità di ricollocamento per figure mature che hanno dovuto lasciare bruscamente la precedente esperienza. Un contesto interessante è quello delle start-up, che spesso hanno necessità di un know-how economico finanziario che solitamente manca del tutto (essendo il nucleo centrale basato su tecnologie, brevetti, ecc.). Le opportunità in questo caso sono spesso “a termine” (perché il manager accompagna la nascente azienda per 6/12 mesi), rischiosa (perché spesso non continua, visto l’elevato tasso di mortalità di queste aziende) e non particolarmente remunerate (la retribuzione fissa è inferiore alle medie di mercato, pur con variabili significativi nel caso in cui l’azienda riesca a decollare); per contro il contesto può essere molto stimolante e l’esperienza può rapidamente ripetersi in una nuova start-up alla fine di ciascun progetto».


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