giovedì 16 novembre 2017
Stretta tra le vecchie fonti fossili e le nuove rinnovabili l'energia nucleare non riesce più a essere competitiva. I costi sono incerti e comunque alti. Quest'anno avviato un solo cantiere, in India
Torri di raffredamento della centrale scozzese di Chapelcross (via Flickr https://flic.kr/p/s8N9U)

Torri di raffredamento della centrale scozzese di Chapelcross (via Flickr https://flic.kr/p/s8N9U)

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L’industria dell’energia nucleare ha visto anni più gloriosi di questo 2017. A marzo c’è stata la bancarotta dell’americana Westinghouse, una delle aziende simbolo del settore, mandata a gambe all’aria dai costi fuori controllo per la costruzione di due centrali atomiche negli Stati Uniti. A settembre c’è stato lo storico sorpasso dell’eolico: a un’asta del governo britannico che metteva in palio sussidi per nuovi impianti di generazione elettrica due aziende specializzate nelle centrali eoliche in alto mare si sono dette pronte a costruire le loro wind farm accontentandosi della garanzia di un prezzo di vendita dell’elettricità di 57,5 sterline per Mw/h. È la metà di quanto avevano chiesto le società dell’eolico in un’analoga asta del 2015. Ma soprattutto sono 35 sterline in meno rispetto alle 92,5 sterline che renderebbero economicamente sostenibile la centrale atomica di Hinkley Point C, unico grande progetto nucleare a cui si sta lavorando oggi in Europa.

A Kundankulam l'unico nuovo cantiere

L’anno si chiuderà con un solo cantiere avviato, quello per la costruzione di un nuovo reattore a Kundankulam, in India. Un bilancio magro dopo i tre progetti avviati nel 2016 e gli otto del 2015. Esaurita la frenesia atomica della Cina, che ha costruito 42 dei 79 nuovi reattori realizzati tra il 2007 e il 2016, e con ancora viva la memoria dal disastro di Fukushima, l’industria del nucleare vede il suo modello di business più traballante che mai.

Probabilmente esagera il "World Nuclear Industry Report 2017", studio tanto ben documentato quanto di parte per un approccio esplicitamente ambientalista, quando nella prefazione affidata al pioniere dell’ecologismo americano S. David Freeman dice che il dibattito sul nucleare può considerarsi terminato in quanto «l’energia atomica è stata eclissata dal sole e dal vento» grazie a «moderni Edison che hanno imparato a sfruttare economicamente le infinite risorse di energia consegnate al mondo da Madre Natura senza costi».

Gli investimenti vanno sulle rinnovabili

Però è vero che il problema dell’industria è quello. Nel 2016 l’Agenzia internazionale per l’energia conta 26 miliardi di euro di investimenti sul nucleare contro i 316 per le rinnovabili e i 708 per le fonti fossili. Non c’è partita: anni di massicci finanziamenti per lo sviluppo di solare ed eolico hanno fatto crollare il costo di produzione dell’energia verde, mentre la caduta delle quotazioni di gas e petrolio ha rafforzato il ruolo dei due vecchi idrocarburi. Il nucleare, con gli enormi e imprevedibili costi per la costruzione delle centrali, rischia di rimanere schiacciato tra i nuovi e i vecchi padroni dell’energia. A questo si è aggiunto il disastro di Fukushima che ha spinto la Germania a decidere per la chiusura di tutte le sue centrali entro il 2022. Così oggi sono pochissimi i paesi che stanno avviando nuovi progetti di centrali atomiche.

I problemi di Hinkley Point

In questo senso Hinkley Point C è un test cruciale per il futuro dell’atomo. I britannici hanno annunciato nel lontano 2010 il progetto di questa centrale nel Somerset e nel 2016 ne hanno affidata la realizzazione ai francesi di Edf. I costi del progetto, ancora da avviare, sono saliti dai 16 miliardi di sterline stimati nel 2012 ai 19,6-20,3 indicati lo scorso luglio. Tutto a carico di Edf e il socio Cgn, l’azienda nucleare della Repubblica popolare cinese, che chiedono però di potere vendere l’energia prodotta per 92,5 sterline a mWh, una cifra già alta che però potrebbe non bastare. Pieno di oppositori sia nel Regno Unito che in Francia, il progetto è più traballante che mai. Starà all’italiano Simone Rossi, ex manager di Edison dal primo novembre amministratore delegato di Edf Energy, convincerli che l’atomo può avere un futuro economicamente sostenibile anche in Europa.

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