venerdì 23 settembre 2022
Ricardo Florese da San Salvador: possono essere utilizzate per garantire alle comunità più vulnerabili l’accesso all’acqua, all’elettricità, al riscaldamento
Ricardo Flores dal San Salvador ad Assisi per la terza edizione di EoF

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Il grido lacerante della guerra in Ucraina ha ridestato l’opinione pubblica del Nord del mondo dall’illusione in cui si era cullata per decenni: quella dell’accesso all’energia come dato di fatto. Con l’incremento esponenziale dei prezzi, l’elettricità si va configurando sempre più come privilegio. Anche in Europa e negli Stati Uniti si diffonde a ritmo sostenuto la cosiddetta 'povertà energetica'. Ricardo Flores, nato a San Salvador 29 anni fa, conosce da sempre questa piaga.

Nel 'pollicino' d’America, oltre il 30 per cento degli abitanti è scollegata dalla rete elettrica e il 20 per cento non ha acqua potabile. Nel pianeta, un cittadino su tre non sa come lavarsi le mani, conservare cibi e medicinali, riscaldarsi per mancanza di energia. Una realtà alla quale questo giovane economista, formato tra l’Università centroamericana José Simeón Cañas (Uca), la Gergetown, Harvard e Oxford, rifiuta di rassegnarsi. Così ha deciso di dedicarsi a 'democratizzare l’energia' attraverso l’impiego delle rinnovabili. «Queste sono ancora considerate un lusso riservato a pochi privilegiati. Al contrario, possono essere utilizzate per garantire alle comunità più vulnerabili l’accesso all’acqua, all’elettricità, al riscaldamento. Condizioni fondamentali affinché tutti possano condurre un’esistenza degna», spiega Ricardo che dice di aver appreso la passione per la giustizia sociale da San Óscar Arnulfo Romero e dagli altri martiri salvadoregni.

Una frase del beato Rutilio Grande è stata fonte di ispirazione nel suo percorso professionale. «Era solito ripetere che non ci si salva come chicchi di grano isolati, bensì come una spiga, cioè insieme, in comunità. Padre Rutilio parlava di salvezza integrale dell’essere umano. Questa parte da quaggiù, attraverso la condivisione. Voglio contribuire, nel mio piccolo, a far sì che i diritti fondamentali siano per tutti e non solo per una ristretta minoranza». L’esclusione dalle fonti energetiche è una delle forme più crudeli di ingiustizia sociale. «È sufficiente andare in una delle baraccopoli di San Salvador per vedere come si svolge la vita delle donne e degli uomini a cui sono negati i servizi di base».

Per cercare di ridurre lo squilibrio, dopo varie esperienze nel settore pubblico e nella cooperazione, da un anno, Ricardo Flores lavora per l’azienda tedesca Hatechno a una serie di programmi in cui utilizza le rinnovabili per dare accesso all’elettricità ai profughi di Lesbo o creare piccole collettività energetiche solidali in Germania. Attività in cui si sta rivelando prezioso quanto appreso in The Economy of Francesco a cui partecipa da tre anni. Ora coordina il villaggio 'Business and peace'. «Già solo il nome è visionario – spiega –. Significa che ogni attore individuale e collettivo può con la corretta gestione dei propri affari e commerci, contribuire a una convivenza pacifica fra le persone. A noi viene chiesto di identificare, studiare e promuovere questi comportamenti virtuosi. Se la guerra è anche una questione economica, come purtroppo sappiamo, anche la pace lo è, seppure il nesso non sempre ci risulta chiaro. Questa è la grandezza di The Economy of Francesco: ti fa allargare lo sguardo, vedere oltre il singolo pezzo. Lo scenario attuale è troppo complesso perché ciascuno si concentri unicamente sul singolo settore. Prendiamo un altro esempio, il villaggio 'politiche pubbliche e felicità': ti dice che al centro delle scelte degli amministratori ci devono essere le persone. Queste non sono un capitale, un prodotto, una risorsa: sono la ragione dell’economia e della politica. Il percorso compiuto in questi tre anni mi ha fatto riflettere tanto sul significato di quel facciamo, come singoli e come organizzazioni », sottolinea Ricardo. La sua voce tradisce l’emozione quando parla dell’incontro con papa Francesco, domani. «È una delle poche occasioni in cui mi mancano le parole» dice. Poi, dopo qualche minuto di silenzio aggiunge: «È una benedizione, una gioia, un regalo poter condividere un momento con il Santo Padre. Lui è tra le poche luci in questo scenario buio. Questa iniziativa parte dalla sua intuizione. È riuscito a innescare un processo. Ci ha messo in cammino. Dove arriveremo ancora non lo sappiamo. Ma io e tanti altri giovani sentiamo di avere un orizzonte verso cui dirigerci». Ricardo Flores

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