sabato 25 febbraio 2017
Per il 2020, le stime prevedono l'impiego di ulteriori cinque milioni di addetti nell'Unione europea. Cresce anche l'esigenza formativa per le professioni legate alle costruzioni
«Più occupati con l'efficienza energetica»
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Una strategia che integri ambiente, clima, energia e un Piano di ampio respiro incentrato sull'efficienza energetica. In estrema sintesi, sono queste per l'Enea le possibili linee guida per una nuova strategia energetica nazionale (Sen). A delinearle, nel corso di un'audizione al Senato, il presidente dell'Enea, Federico Testa, per il quale «è indispensabile partire fin dall'inizio con un approccio integrato, legando insieme energia, sostenibilità ambientale e clima, nella cornice della svolta segnata dalla Cop 21 del dicembre 2015 a Parigi e del nuovo winter package della Commissione europea. Per Enea uno dei cardini di questo approccio è l'efficienza energetica, che ha il grande vantaggio di essere energia "non consumata" e di mettere insieme ambiente, clima, energia e sostenibilità. Inoltre, rispetto alle altre fonti rinnovabili, è motore per lo sviluppo di filiere industriali e produttive, di occupazione, reddito e benessere per il Paese».
Testa ha anche evidenziato che «le tecnologie per l'efficienza sono fatte in Italia, a differenza di altre tecnologie per le quali siamo debitori verso l'estero. L'efficienza energetica - ha aggiunto - la possiamo fare qui, nelle imprese, nell'illuminazione, nelle comunicazioni, nei trasporti e nell'edilizia, con benefici anche di riduzione dei gas serra».

Uno dei possibili esempi è il Piano di riqualificazione "spinta" degli edifici residenziali proposto da Enea che potrebbe arrivare a stimolare investimenti di 15-20 miliardi di euro/anno per riqualificare l'1% degli edifici/anno, nelle zone più fredde del Paese: ciò consentirebbe di risparmiare complessivamente 3,4 Mtep e di evitare circa 8,5 Mt di emissioni di CO2 in soli 13 anni (2017-2030).

Per i settori low carbon dell'energia, nel 2014 la Commissione europea ha stimato per l'Ue una forza lavoro pari a circa nove milioni di addetti, di cui il 5-10% ricercatori, il 20-32% ingegneri e il 35-70% tecnici. Il numero dei ricercatori cresce fino al 30-50% nelle tecnologie più innovative. Per il 2020, le stime prevedono l'impiego di ulteriori cinque milioni di addetti: ne consegue un cospicuo aumento potenziale di nuove posizioni lavorative e di ricollocamenti. Dal 2020 al 2030, si stima una ulteriore crescita di 6,3 milioni di lavoratori (quasi un raddoppio): il settore energetico è un campo in evoluzione che rende indispensabile lo sviluppo di nuove competenze e di nuove professionalità.

«Benché le previsioni citate possano subire cambiamenti - spiega Roberto Moneta, responsabile dell'Unità Tecnica Efficienza Energetica di Enea - sarà necessario rafforzare il dialogo sociale in tema di formazione e istruzione e prepararsi ad affrontare una maggiore competitività per risorse umane qualificate, con requisiti di istruzione e formazione molto più elevati. In questo contesto, il nostro Paese parte da una situazione svantaggiata, agli ultimi posti dell'Unione europea in quanto a istruzione terziaria dei giovani tra i 30 e i 34 anni».

L'innovazione in campo energetico, infatti, è legata all'istruzione terziaria: soprattutto in ambito scientifico bisognerebbe promuoverne i relativi percorsi di laurea e post-laurea, cercando di aumentarne l'attrattività accrescendo la consapevolezza delle opportunità di carriera.

«Il quadro della formazione post-lauream italiana appare al momento frammentario e diversificato - continua Moneta - con iniziative caratterizzate da forte episodicità: master di primo e secondo livello, corsi di varia durata, contenuto e diversa qualità (e anche costi per i destinatari) si presentano sotto la definizione di Alta Formazione, erogati da soggetti molto diversi tra loro, sia pubblici sia privati. Risulta pertanto ardua l'analisi contenutistica sullo specifico argomento dell'efficienza energetica, considerando soltanto i corsi che offrono un certo grado di approfondimento sul tema, escludendo cioè quelli in cui essa rappresenta semplicemente un completamento delle tematiche di sostenibilità ambientale».

Enea ha cercato di conteggiare il numero di tesi di dottorato sul tema dell'efficienza energetica, pubblicate nel periodo 2009-2014 da alcune tra le maggiori Università italiane. Dalle sei del 2009 si è passati alle 24 del 2014. Cresce quindi l'interesse anche in campo accademico.

I settori che risultano maggiormente interessati dall'offerta di nuovi lavori connessi all'efficienza energetica attualmente sono quelli che producono tecnologie o fanno parte della filiera. In particolare, per il futuro si prevede una crescita di occupazione nel settore manifatturiero ed impiantistico, mentre le maggiori opportunità riguardano i settori delle costruzioni e dei trasporti.

In particolare, il settore delle costruzioni è quello in cui si attende un maggiore impatto sull'occupazione, sia per le maestranze, che per i profili altamente qualificati. Emerge infatti la necessità di ottimizzare la scelta di materiali e tecnologie a basso impatto ambientale, nel loro ciclo di vita, di processi di costruzione sostenibili, la progettazione, la gestione e il calcolo dell'impronta ecologica. In generale, si rileva la domanda di figure altamente qualificate per attività di diagnosi, consulenza, organizzazione e progettazione.

Inizialmente il mercato richiederà le competenze dei profili più alti, le professioni più specializzate, quali manager, ingegneri, professionisti Ict e tecnici; sul lungo periodo, invece, si evidenzierà un impatto maggiore sulle altre figure professionali.

«Secondo l'analisi dell'iniziativa europea Build Up Skills relativa alle maestranze del settore edile - cita il responsabile dell'Unità Tecnica Efficienza Energetica di Enea - entro il 2020 bisognerà formare oltre tre milioni di lavoratori in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili. Il fabbisogno formativo più alto si riscontra nelle seguenti categorie: elettricisti, idraulici (inclusi gli installatori di pompe di calore, impianti a biogas, riscaldamento centralizzato, impianti sanitari e termici), carpentieri e falegnami, muratori e tecnici. L'esperienza italiana nell'incentivazione della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, il cosiddetto Ecobonus, conferma pienamente tale tendenza: una media di circa 50mila occupati l'anno ascrivibili al meccanismo, a fronte di 228mila addetti persi dal settore delle costruzioni tra 2011 e secondo trimestre 2015 a causa della crisi economica. Di fatto, si tratta di posti di lavoro salvati».


Nonostante le difficoltà, non mancano i buoni esempi. Come l'adozione di un approccio win-win nel settore, che ha visto coinvolti Enea e Schneider Electric nella sperimentazione di sistemi di controllo per il social housing. Il progetto, promosso da Acer Reggio Emilia, si inquadra in una più ampia visione riguardante la riqualificazione e la rigenerazione sia urbana che sociale, a livello di quartieri ma anche di singoli edifici, attraverso un sistema di gestione integrata che consenta il coinvolgimento ad ampio respiro degli attori coinvolti e la valorizzazione dei risultati ottenibili su diversa scala. All'interno di questo scenario l'efficienza energetica, l'innovazione tecnologica e la domotica rivestono un ruolo molto importante, poiché possono condurre ad elevati livelli di risparmio energetico soprattutto se raccordati con un approccio multidisciplinare. I cittadini sono stimolati a diventare parte attiva del processo di miglioramento del proprio condominio e del proprio quartiere, assumendo così un ruolo di promotori e attori anziché di semplici destinatari di un servizio. Acer ha deciso di testare questi sistemi di controllo al fine di migliorare l'efficienza energetica degli immobili, nella prospettiva di un miglioramento del proprio parco edifici e con l'intenzione di condividere conoscenze, strategie e buone prassi, studiando soluzioni e servizi innovativi in risposta ai nuovi bisogni della collettività. C'è da dire che, allo stato attuale, la diffusione di impianti di automazione e controllo negli edifici in Italia è molto limitata. Una gestione corretta e automatizzata degli impianti di riscaldamento, condizionamento e illuminazione potrebbe portare ad un notevole risparmio energetico e ad un maggiore comfort abitativo, sia in ambito residenziale che terziario. Del resto, anche l'edificio più efficiente dal punto di vista costruttivo e impiantistico, se gestito in maniera non corretta, dà luogo a sprechi.

«La tecnologia installata ha mostrato la sua semplicità d'uso - sottolinea Moneta - confermando che la domotica e la termoregolazione smart può essere per tutti, ma anche evidenziando l'opportunità di investire nella formazione degli utenti, grazie alla quale si può arrivare a risparmi energetici dell'ordine del 20%. Le attuali tecnologie consentono il monitoraggio del corretto utilizzo del sistema e permettono di intervenire su eventuali anomalie comportamentali in tempo reale. Ulteriore vantaggio di cui l'utenza può beneficiare riguarda i dati energetici e di funzionamento delle singole unità abitative che possono essere condivisi su una piattaforma gestionale di facile consultazione».

Ma cosa consiglia il responsabile dell'Unità Tecnica Efficienza Energetica di Enea a un giovane che vuole approfondire questi temi? Quale tipo di formazione può aiutare l'inserimento lavorativo? «La prospettiva delineata è quella dell'integrazione di diverse competenze - suggerisce Moneta - pertanto la formazione dei profili tecnico-scientifici del futuro dovrà essere potenziata per quanto riguarda le tematiche legate alla gestione, alla capacità imprenditoriale, alle scienze sociali ed economiche, importanti per lo sviluppo e l'adozione delle nuove tecnologie, non ultime quelle legate all'efficienza energetica. La complessità del problema richiede un sistema formativo integrato e multidisciplinare, adatto a modelli in evoluzione, alle nuove idee e alle tecnologie in fase di sviluppo, che sono al tempo stesso interconnesse tra loro. Il consiglio è quello di concentrare gli sforzi sullo sviluppo di una professionalità trasversale: affinché i laureati diventino agenti di cambiamento del mercato, lo sviluppo di abilità imprenditoriali, comunicative, di management, la capacità di lavorare in gruppo, il pensiero critico e il problem solving dovranno essere sviluppati in linea con le conoscenze ingegneristiche, all'insegna di uno spirito costruttivo innovativo e con capacità di affrontare rischi. Sono sicuro che l'inserimento nel mondo del lavoro sarà più veloce per quegli studenti che sapranno sfruttare quelle opportunità di esperienze pratiche offerte dalle Università, in contesti reali di ricerca e impresa, ad esempio attraverso tesi e stage direttamente presso le imprese o i laboratori dei centri di ricerca all'avanguardia».




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