mercoledì 11 marzo 2020
Ecco come funziona il sistema delle sanzioni per i marchi che sforeranno i limiti a causa di norme che, considerando le conseguenza del coronavirus sul mercato, la Ue dovrebbe congelare
Un apparecchio per il rilievo delle emissioni di CO2 applicato agli scarichi

Un apparecchio per il rilievo delle emissioni di CO2 applicato agli scarichi

COMMENTA E CONDIVIDI

L’ora delle sanzioni si avvicina, e per i costruttori potrebbe diventare un incubo. Come è noto infatti l’1 gennaio scorso è entrata in vigore la normativa europea che incentiva la diffusione di veicoli a basse emissioni in tutta la Ue con l’obiettivo di raggiungere la media di 60 g/km di CO2 entro il 2030, pena il pagamento di multe per ogni g/km di emissioni oltre i limiti. Per il 2020 la media non deve superare i 95 g/km sul 95% del venduto. Ogni Gruppo automobilistico può quindi decidere quali auto far rientrare nel 5% escluso dal conteggio, ma solo per quest’anno, dal 2021 invece si terrà conto dell’intero immatricolato.

La normativa europea prevede un sistema di “debiti” e “crediti” che andranno a multare le Case con emissioni medie superiori al limite, e a premiare chi invece immatricola auto al di sotto dei 50 g/km, cioè solo elettriche e ibride. Le multe sono esorbitanti: per ogni grammo di anidride carbonica che supera il limite di 95 g/km i costruttori dovranno pagare 95 euro moltiplicato per ogni veicolo venduto. Malgrado le dichiarazioni di ottimismo da parte dei rappresentanti delle Case, secondo lo stesso Andrea Cardinali, direttore Generale di Unrae «rischiano di concretizzarsi sanzioni multimiliardarie che andranno ad aggravare gli investimenti». Stime ufficiose parlano di oltre 23 miliardi di euro complessivi di potenziali multe per i Costruttori.

Gli analisti di Kepler-Chevreux, sostengono che Volkswagen e Peugeot sono i marchi meglio posizionati nella sfida sulle emissioni, che in Europa rischia di ridurre gli utili mediamente del 6% ai vari Gruppi automobilistici sia nel 2020 sia nel 2021. Secondo invece uno studio della società di analisi Dataforce – che ha applicato una metodologia semplificata nel calcolo delle auto vendute che sforano il limite, e solo in Italia (i risultati vanno quindi considerati solo come indicativi) – soltanto Tesla, Smart e Toyota non avranno problemi. Le prime due perché producono solo vetture elettriche, l’altra perché raccoglie i frutti di una strategia lungimirante. Fiat invece ha il 97% delle vetture vendute con emissioni di CO2 superiori al limite. Anche gli altri marchi tremano: solo il mese di gennaio – sostiene Dataforce – costerà ai produttori 34 milioni di euro.

I conteggi relativi alle vendite del 2020 saranno effettuati nei primi mesi del 2021, quando alle case auto saranno calcolati gli sforamenti dai parametri e conteggiate le relative sanzioni. Secondo le stime di Jato Dynamic, il costo di queste multe dovrebbe aggirarsi relativamente all’anno 2020 per il Gruppo Volkswagen a circa 9 miliardi di euro, per Psa 5 miliardi, Renault 3,5 miliardi, Fca 3.2, Daimler 3 miliardi, Hyundai e Kia 3 milardi e Bmw 2.7 miliardi di euro.

Per questo, per non affossare definitivamente il settore, e considerato il prevedibile crollo del mercato causato dal coronavirus, le norme Ue andrebbero almeno congelate in attesa della ripresa. Al momento invece esonerano dalle sanzioni solo i marchi che immatricolano meno di 1.000 vetture l’anno, mentre quelli che arrivano a 10.000 possono richiedere una deroga. Fino a 300.000 auto immatricolate la deroga corrisponde a una riduzione del 45% delle emissioni medie rispetto ai limiti del 2007. Inoltre le Case sono autorizzate a raggrupparsi per raggiungere l’obiettivo di emissioni, acquistando da altri costruttori crediti ambientali e quindi evitare le multe.

Ma la tendenza è ormai chiara: poichè è velleitario pensare a un improvviso aumento delle auto elettriche circolanti, ancora troppo costose e non supportate da una rete di infrastrutture di ricarica capace di sostenere una tale diffusione, diventa inevitabile che siano le stesse Case a togliere dal mercato i modelli più inquinanti che hanno a listino. Cosa che sta già accadendo, come nel caso di Suzuki che già da alcune settimane ha chiuso le vendite per il 2020 della Jimny a benzina. Preferire di non vendere e non incassare per non dover pagare e perdere di più: questo alla fine è il folle paradosso al quale l'automobile non può sottrarsi.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: