giovedì 9 giugno 2022
Nel Paese che invecchia sono più di sette milioni le persone che assistono genitori anziani e malati Uno studio effettuato su 12mila dipendenti analizza costi, difficoltà e scarso sostegno aziendale
In Italia sette milioni di persone assistono i genitori anziani

In Italia sette milioni di persone assistono i genitori anziani - Fotogramma

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La conciliazione non è soltanto un problema da genitori. In Italia avanza, in parallelo con i cambiamenti sociodemografici, una nuova emergenza: quella dei caregiver. Sette milioni di persone (il 57% dei quali donne), che devono prendersi cura dei genitori anziani e malati. Un impegno oneroso in termini di tempo, nel 30% dei casi supera le 14 ore settimanali, di costi (il 17% spende più di 10mila euro l’anno) e di fatica psicologica. Ad indagare un fenomeno ancora quasi sommerso è lo studio 'Digitale, locale, integrato. Il futuro del Welfare in un Paese che invecchia' condotto dalla società di consulenza Bcg (Boston Consulting Group) e dalla società di welfare aziendale Jointly. La ricerca ha coinvolto più di 12mila dipendenti di aziende di diversi settori (dall’alimentare all’energia, dal credito al trasporto) con lo scopo di indagare i bisogni dei lavoratori caregiver e suggerire nuove tipologie di assistenza. Due sono i fattori che emergono come prioritari: la gestione del tempo, con la richiesta di permessi retribuiti e smartworking, e di sostegni economici per chi deve assumere una badante. Nel 2021 la spesa per delle famiglie per l’assistenza agli anziani è stata pari a 29 miliardi il 71% dei quali sostenuta direttamente dalle famiglie. Insufficienti le risorse pubbliche, che rappresentanto il 15% del totale, e ancora pressocché assenti le assicurazioni Malattia e long term care diffuse in altri Paesi.

I cambiamenti demografici in atto con l’invecchiamento della popolazione (oggi un italiano su quattro ha più di 65 anni ma nel 2050 sarà uno su tre) e la crescita esponenziale di famiglie mono-nucleo impongono un ripensamento del funzionamento dei sistemi di welfare pubblico privato e aziendale. I caregiver non trovano nell’ambiente di lavoro il sostegno di cui hanno bisogno, anzi tendono a nascondere le loro difficoltà. «Sino ad oggi le aziende si sono concetrate sull’aspetto della genitorialità – ha sottolineato Anna Zattoni, presidente di Jointly – . I grandi gruppi come Eni, Tim e Ferrero hanno inziato ad intercettare questo problema e qualcosa si sta muovendo». Per dare risposte efficaci ai bisogni crescenti legati alla non autosufficienza il digitale rappresenta un’opportunità enorme. I servizi di telemedicina, la domotica, la consegna dei farmaci e pasti a domicilio hanno rappresentato durante la pandemia un’ancora di salvataggio per le famiglie. Ma c’è ancora molto da lavorare su questo fronte a partire dalla formazione digitale degli anziani. Il futuro sarà sempre più 'glocal' con app digitali e servizi di vicinanza. I ricoveri ospedalieri saranno sempre meno frequenti e anche l’assistenza domiciliare (oggi appannaggio delle badanti) cambierà pelle. Aumenta infatti l’interesse verso il modello di senior housing: appartamenti con servizi in comune, dalla palestra alla lavanderia e assistenza socio-sanitaria commisurata alle condizioni dell’anziano. «La partnership tra attore pubblico e operatori privati può aprire una nuova stagione e costituire una soluzione pragmatica a fronte di finanziamenti pubblici limitati » ha sottolineato Alessandra Catozzella, partner di Bcg.

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