martedì 20 febbraio 2018
Il ministro a Bruxelles ha incontrato il commissario alla Concorrenza per tutelare i 500 dipendenti. Intanto continua la protesta: operaio si incatena. Intervento dell'arcivescovo di Torino
Ansa

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Una deroga ai trattati per singoli casi, come ad esempio quello di Embraco. Per fermare la delocalizzazione selvaggia e tutelare i lavoratori. È questo che il ministro dello sviluppo Carlo Calenda ha chiesto oggi alla commissaria Ue alla concorrenza Margharet Vestager in un incontro a Bruxelles.

"Ci sono condizioni che sono strutturali", per cui alcuni Paesi in una diversa fase di sviluppo come la Polonia hanno un costo del lavoro più basso: "Io non potrei - ha proseguito il ministro - fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un po' più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Ma penso si possano interpretare i trattati nel senso di dire che in questo specifico caso, cioè di un'azienda che si muove verso la Slovacchia, verso la Polonia, questa normativa può essere derogata. Vedremo quale sarà la risposta della Vestager".

La commissaria, ha annunciato il ministro, "farà una conferenza stampa domani: Ci siamo chiariti. Lei mi pare che abbia ben chiaro il problema. Mi ha assicurato che la Commissione è molto intransigente nel verificare i casi segnalati in cui c'è un problema di uso sbagliato, ovvero non consentito, dei fondi strutturali, o, peggio, di aiuto di Stato per attrarre investimenti da paesi che sono parte dell'Ue".

Aiuti di Stato?

Alla commissaria Vestager il ministro Calenda ha chiesto due cose. "La prima è di verificare se le normative per l'attrazione degli investimenti, in questo caso della Slovacchia, sui casi Honeywell ed Embraco, sono rispettose degli aiuti di Stato. Quindi, per prima cosa verificare se hanno violato le norme", ha detto Calenda. "La seconda riguarda il fatto che alcuni paesi che sono una diversa fase dello sviluppo hanno costi del lavoro e dell'energia diversi: io devo poter opporre, nel caso di un'azienda che si voglia muovere in quei paesi - ha spiegato Calenda -, un pacchetto di incentivi per rimanere che renda il terreno di gioco piatto. Questo a rigore di Trattati oggi è possibile in alcuni casi sulla ricerca nei paesi extra Ue: bisogna estenderla ai paesi europei ed è il secondo piano, quello più politico, dell'incontro che farò oggi con la Vestager".

Calenda ha assicurato al termine dell'incontro che Vestager "ha ben ben chiaro il problema" e "che la Commissione è molto intransigente nel verificare i casi segnalati in cui c'è un problema o di uso sbagliato o non consentito degli aiuti o, peggio, di aiuto di Stato per attrarre da Paesi che sono parte dell'Ue". Domani la commissaria terrà una conferenza stampa ha annunciato il ministro che da Bruxelles ha ribadito il totale sostegno del governo ai lavoratori. "Noi non molliamo" ha detto.

Sulla vicenda Embraco è intervenuto anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. "Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità per chiedere in maniera vigorosa all'impresa di ritirare i licenziamenti e consentire la reindustrializzazione del sito, la risposta dell'impresa è però stata negativa" ma "noi insistiamo".

Padoan: l'Italia rispetta le regole, le devono rispettare pure gli altri Paesi Ue

Dato che l'Italia "rispetta le regole" Ue sugli aiuti di Stato, esige "come minimo" che anche gli altri Paesi dell'Ue, come la Slovacchia, facciano lo stesso. Lo dice il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, a proposito della visita a Bruxelles del collega allo Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ha incontrato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager per chiederle di valutare il rispetto delle norme Ue sugli aiuti di Stato da parte della Slovacchia, meta di diverse multinazionali che vi trasferiscono la produzione a scapito dell'Italia, come è accaduto nel caso della Embraco di Riva di Chieri, nel Torinese. È una richiesta, ha spiegato Padoan, che ha a che fare con il rispetto della normativa sugli aiuti di Stato, cosa che è stata chiesta a noi in molte occasioni, dalle questioni bancarie all'Ilva e così via. Siccome noi rispettiamo le regole esigiamo come minimo che gli altri partner facciano" altrettanto.

Un lavoratore incatenato

Delusione e rabbia davanti ai cancelli dello di Riva di Chieri, dopo l’incontro di ieri andato male al ministero dello Sviluppo Economico. Circa cento lavoratori si sono ritrovati alle 8 davanti alla fabbrica. Al momento non sono previste manifestazioni. “Serpeggia lo sconforto. I lavoratori sono disgustati dall'atteggiamento dell'azienda e sfiduciati perché non vedono alcun tipo di prospettiva positiva. Lavoreremo fino al 25 marzo per far cambiare idea all'azienda”, afferma Dario Basso, segretario generale della Uilm torinese. “A questo punto il governo deve agire, i tempi sonostrettissimi. Se un’azienda vuole insediarsi bisogna fare in fretta”, osserva Ugo Bolognesi della Fiom. Un lavoratore dell'Embraco, Daniele Simoni, da 25 anni operaio presso Riva di Chieri, si è incatenato ai cancelli della fabbrica. "Non voglio mollare, è la mia fabbrica che mi ha dato da mangiare per 25 anni, finché c'è uno spiraglio non mollerò", spiega l'operaio.

Monsignor Nosiglia: all'azienda interessa solo il profitto

Sulla vicenda è intervenuto anche l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, con una intervista a Radio InBlu Radio: "Ciò che interessa all'azienda è solo il profitto. E questo è veramente un discorso inumano e ingiusto". "Sono rimasto molto meravigliato - ha detto Nosiglia - perché pensavo che le trattative con il governo e le forze sociali ottenessero un risultato migliore. L'azienda si è invece dimostrata chiusa in tutti i modi, facendo capire che dei lavoratori gli interessa poco".

"Credo che sia ancora possibile - ha proseguito monsignor Nosiglia - un barlume di buonsenso. Di fronte a certi situazioni difficili si è sempre trovato un accordo. La strada dell'Europa che vuole intraprendere il governo mi sembra importante perché queste aziende hanno molte entrature europee. Bisogna arrivare a dare una risposta appropriata a questi 500 operai".

"Tante famiglie stanno vivendo una tragedia. E la Chiesa davanti a questo non può restare indifferente. Come Comunità cristiana ci stiamo attrezzando per iniziative forti e partecipate. Faremo una celebrazione invitando tutte le comunità del territorio. Ci sono
famiglie con entrambi i genitori impiegati alla Embraco che oggi sono sul lastrico", ha sottolineato Nosiglia.

Prodi: casi come questi accadono perché non c'è l'Europa

"Casi come quello della Embraco avvengono perché non c'è Europa". Lo ha detto Romano Prodi, a Torino a margine dell'incontro "Costruire il futuro" promosso dalla Compagnia di Sanpaolo. "Embraco - ha proseguito il professore - è il classico caso nel quale ogni paese europeo vuole fare i suoi interessi. Finiamola con questo modo di fare politica". Quanto alla reazione del ministro dello
Sviluppo economico Carlo Calenda che ha definito "gentaglia" la proprietà dell'Embraco irremovibile sui licenziamenti, l'ex presidente del Consiglio ha osservato: "Il fatto che ti tolgano via la fabbrica di colpo non può essere accolto con molta gioia
da un ministro della Repubblica italiana".

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