sabato 13 agosto 2016
Secondo l'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, tra il 2009 e il 2014, il tasso di occupazione straniero in Italia è sceso del 6% rispetto ai due punti persi da quello italiano.
«Crisi occupazionale, maggiori effetti sugli immigrati»
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Gli immigrati nel nostro Paese sono più occupati degli italiani, ma risentono maggiormente degli effetti della crisi occupazionale. Secondo quanto è emerso dall'indagine sul lavoro e sull'evoluzione dell'immigrazione in Italia dall'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, negli ultimi 10 anni gli stranieri presenti sul nostro territorio sono più che raddoppiati, passando da 2,2 milioni nel 2005 a 4,9 milioni nel 2015 e quelli che hanno preso la residenza italiana sono stimati intorno all’8,3% rispetto al 3,9% iniziale.In 11 anni il 10,7% degli immigrati fra i 15 e 64 anni ha trovato lavoro nel Belpaese, mentre si supera il 16% nel 2015 per gli impieghi svolti da stranieri nel settore dell’agricoltura e delle costruzioni, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno dove il tasso di occupazione straniero supera di 10 punti percentuali quello dei cittadini italiani. Questo perché gli immigrati svolgono attività non richieste dai lavoratori italiani: circa il 25% è occupato nei servizi domestici (14,7%), nei servizi alla persona in qualità di professionista qualificato (11,2%), nelle attività di ristorazione (8,1%) e nei servizi di pulizia di uffici (7,2%).Eppure tra il 2009 e il 2014, il tasso di occupazione straniero in Italia è sceso di 6 punti percentuali rispetto ai 2 punti persi da quello italiano. La crisi è stata avvertita soprattutto tra gli stranieri impiegati al Nord dove si è passati dal 68% di occupati del 2008 al 59% del 2014. Stesso fenomeno anche nelle regioni del Centro Italia in cui il calo del tasso di occupazione straniera ha fatto registrare nello stesso periodo una diminuzione di 7 punti percentuali.Mentre i giovani di età compresa fra i 15 e i 24 anni, le donne (+64,2% rispetto agli uomini), chi possiede un titolo di studio elevato e gli italiani (+63,7%) sono i principali protagonisti delle assunzioni a tempo indeterminato effettuate grazie agli sgravi contributivi consentiti dal Jobs act e dalla legge di Stabilità 2015. I settori che hanno fatto registrare il maggior numero di assunti sono quelli riguardanti le "attività professionali, scientifiche e tecniche (+133%)" e i "servizi di informazione e comunicazione (+123%)". Tra le aziende, quelle del Centro-Nord risultano aver attivato più contratti a tempo indeterminato rispetto a quelle del Mezzogiorno.
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