lunedì 18 maggio 2020
L'unico effetto positivo della pandemia è la riduzione di emissioni inquinanti. Un piccolo passo verso la lotta ai cambiamenti climatici
Nel 2020 emissioni di gas serra in calo del 4%
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Quest'anno consumeremo meno il pianeta. Non è una bella notizia (c'è di mezzo una pandemia) ma è comunque una lezione per l'umanità. La quinda edizione di Circomia, il festival dell'economia circolare, che si svolgerà a settembre (tra Alba e Torino e il web) metterà in evidenza alcune particolarità dell'anno in corso in termini di consumo di risorse e produzione di sostanze inquinanti. Il primo dato imteressante è che per la prima volta dopo molti anni, nel 2020 l’Overshoot Day, il giorno dell’anno nel quale l’umanità con la sua “impronta ecologica” arriva a consumare tutte le risorse del pianeta e comincia a vivere “in debito ecologico”, arriverà un po’ dopo rispetto all’anno precedente. Nel 2019 era stato il 29 settembre, quest’anno potrebbe essere a ottobre. Tra i fattori principali di questa inversione di marcia, un altro dato a suo modo “storico”: come non accadeva da decenni, alla fine del 2020 vi sarà stato un calo vistoso delle emissioni di gas serra: -4%, unico precedente ma molto più contenuto la diminuzione registrata nel 2009 all’apice della “grande crisi” economica.

Tutto ciò significa che siamo diventati più virtuosi, più attenti alla salute della Terra? No, vuol dire che per difendere la nostra di salute, per difenderla contro l’attacco terribile del Covid-19, quasi dappertutto nel mondo abbiamo alleggerito la nostra pressione di umani sull’ambiente: meno emissioni dannose per il clima, meno inquinamento urbano, meno rifiuti, meno consumi di energia. Insomma: da questo 2020 noi umani usciremo con parecchie ammaccature, mentre la Terra ne verrà fuori un po’ meno stressata del solito. Per come ci si è arrivati, questo non è evidentemente un successo. Ma c’è un altro modo, questo decisamente virtuoso, di ridurre il nostro “debito ecologico”: si chiama economia circolare, è l’idea di produrre e consumare riducendo al minimo inquinamento, rifiuti, consumo di risorse naturali e invece puntando su modelli produttivi e di consumo che massimizzino il riciclo, recupero, riuso delle materie prime, così diminuendo tanto il prelievo di risorse naturali che le emissioni inquinanti. Ecco, se c’è una lezione utile per il futuro che si può ricavare da questi mesi drammatici di pandemia, è che l’umanità – anche l’umanità ipertecnologica quale noi siamo – non può disinteressarsi dei limiti imposti dalla natura ad ogni specie che popola il pianeta.

Di inquinamento da particolato, da polveri sottili, ci si è occupati spesso in queste settimane di pandemia. Se ne sono occupati innanzitutto numerosi studi scientifici condotti da Università europee e americane, concordi nell’ipotizzare che la pericolosità sanitaria e la stessa letalità del contagio sono risultate tanto maggiori nelle aree del mondo più fortemente inquinate, dalla regione cinese di Wuhan alla pianura padana alle regioni di Londra e Parigi. D’altra parte, da varie indagini è risultato che tra gli effetti del “lockdown” – che ha visto abbattersi in particolare la circolazione di veicoli a motore - vi è stata una riduzione pressoché generale dei livelli di concentrazione delle polveri sottili nelle grandi città. Questa pandemia consegna a noi esseri umani diverse lezioni. La principale è che “progresso” non significa calpestare i limiti e i vincoli della natura, ma saperli utilizzare a nostro vantaggio.

Superata la crisi sanitaria, di crisi ne rimarranno altre due, drammatiche e decisive: l’economia quasi al collasso, il clima che cambia sempre più velocemente. Ecco: l’economia circolare è l’unica via per fronteggiarle entrambe e insieme. Perché, da una parte, solo imparando a produrre ricchezza usando meno risorse naturali e producendo meno inquinamento e meno rifiuti – soprattutto azzerando entro pochi anni l’utilizzo di energie fossili - potremo arrestare il riscaldamento globale prima che colpisca irreversibilmente le nostre società e le nostre economie. E perché, in particolare per un Paese come il nostro povero di materie prime e ricco di capacità tecnologica, investire in economia circolare aiuta molto a rimanere protagonisti nel mondo globalizzato. Come sanno bene le migliaia di imprese italiane che puntando sull’innovazione “green” fatto meglio delle altre come fatturato, come occupazione, come export.

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