martedì 8 luglio 2014
​Padoan: l'Europa deve tornare a progredire. Ma il collega tedesco Schaeuble avverte: non sia una scusa. Juncker: flessibilità serve per non deragliare.
Renzi: l'Europa si salva con le idee
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​I risultati raggiunti per consolidare i conti pubblici vanno salvaguardati, ma l'Europa deve tornare a crescere e a creare occupazione e per andare in questa direzione deve incentivare i paesi a compiere le riforme. Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan nel presentare le priorità della presidenza italiana dell'Unione europea oggi a Bruxelles. Roma, che guiderà l'Ue fino a fine dicembre, ambisce a spostare il focus dall'austerità di bilancio alle misure per sostenere l'economia. E la linea italiana in serata ottiene il via libera dell'Europa. "I ministri dell'economia Uesostengono gli obiettivi dell'Italia su crescita e riforme,concordano con l'uso della flessibilità già inserita nelleregole del Patto e si danno appuntamento a settembre per unnuovo scambio di vedute su opportunità di investimenti e riformestrutturali" si legge, in sintesi, nel documento finaledell'Ecofin.Le ambizioni italiane si sono scontrate contro la diffidenza dei paesi più rigoristi, Germania in testa, che temono un allentamento della disciplina fiscale come conseguenza dell'uscita dalla fase più acuta della crisi dei debiti sovrani. "È arrivato il momento di ragionare su quale strategia sia necessaria per tornare a crescere", ha detto Padoan che oggi presiede la riunione dell'Ecofin. "Tutti gli stati membri devono progredire nell'agenda delle riforme strutturali.... è indispensabile rafforzare gli incentivi per fare e implementare le riforme", ha aggiunto il ministro. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble si è detto d'accordo sulle priorità indicate dall'Italia, ma ha voluto rimarcare la necessità di conti pubblici in ordine. "Il focus sulla crescita, sulle riforme e alla lotta contro la disoccupazione che l'Italia ha messo al centro del programma della sua presidenza è un accento giusto", ha detto Schaeuble, aggiugendo però che "le riforme strutturali non sono un'alternativa o una scusa al consolidamento fiscale". La bassa crescita e il rischio di deflazione rendono particolarmente difficile per l'Italia ridurre il debito pubblico, visto in salita a un soffio da 135% a fine 2014. Nel corso dei sei mesi di presidenza europea, Roma mira a promuovere l'utilizzo dei margini di flessibilità previsti nelle regole del Patto di Stabilità e Crescita, relativamente al percorso di rientro dal deficit e del debito, per i Paesi che implementano riforme. L'Italia non ha fornito, però, esempi di quali incentivi potrebbero spingere i paesi europei a riformare le proprie economie e non ha fatto richieste specifiche ai partner europei. Nei mesi scorsi esponenti del governo italiano hanno suggerito che le istituzioni europee dovrebbero permettere ai paesi di scomputare spese per investimenti dal calcolo del deficit. Anche la spesa pubblica destinata a cofinanziare l'utilizzo dei fondi europei dovrebbe essere esclusa, secondo alcuni ministri. Padoan oggi ha notato che alcune riforme comportano costi e possono produrre resistenze sociali nel breve periodo che spesso scoraggiano i governi a puntare ai vantaggi che si potrebbero avere nel lungo periodo. Nel dibattito pubblico anche il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha sottolineato che la linea da seguire è quella delle regole esistenti e la flessibilità non può superare le norme attuali. Lo spagnolo Luis De Guidos è parso più vicino alla linea di Roma. "Non c'è conflitto tra riforme e consolidamento," ha detto il ministro delle finanze spagnolo, che ha aggiunto "l'enfasi sulle riforme è vitale perchè producono ricadute negli altri paesi e hanno effetti positivi sul bilancio." Le linee di azione attraverso cui l'Italia mira a sostenere crescita e occupazione sono una maggiore enfasi sul mercato interno, una spinta alle riforme strutturali e il rilancio degli investimenti sia privati che pubblici. Da Bruxelles il neo-presidente della commissione Jean Claude Juncker sostiene la linea morbida chiesta dall'Italia. "La flessibilità serve perché il treno europeo non deragli" ha detto nell'audizione del Gruppo S&D al Parlamento Ue secondo fonti presenti al dibattito. "Non sono un feticista dei numeri, ma sono legato alla realtà" ha aggiunto sottolineando che "il Patto di Stabilità non va modificato, ma applicato con sensibilità".
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