venerdì 20 maggio 2016
Quasi la totalità (95%) valuta l’esperienza positivamente, ma burocrazia e risorse restano un ostacolo soprattutto per le piccole e micro imprese. È quanto emerge da un sondaggio su un campione di 574 realtà produttive.
Ecco cosa pensano le aziende dell'alternanza scuola-lavoro
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Quasi la totalità (95%) delle aziende che hanno fatto esperienze di alternanza scuola-lavoro, ospitando per un tempo definito studenti degli istituti superiori valuta l’esperienza positivamente ma burocrazia e risorse restano un ostacolo soprattutto per le piccole e micro imprese. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato da Gi Group su un campione di 574 aziende sul territorio nazionale. Circa i tre quarti dei rispondenti ha affermato di sapere in cosa consista l’alternanza scuola-lavoro. Il gap di comunicazione tuttavia è particolarmente esteso tra le aziende al di sotto dei 10 dipendenti, dove il 44% è ignaro dell’iniziativa.  I motivi che hanno spinto e che spingono le aziende ad aderire a programmi di alternanza sono molteplici; il 60% ha dichiarato di averlo fatto per supportare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro, il 49% lo ha concepito come attività di selezione. Permane tuttavia una quota di aziende (25%) che concepisce l’iniziativa come una modalità per reclutare forza lavoro a costo 0. Per quanto riguarda le diverse modalità con cui viene realizzata l’alternanza, la più diffusa risulta essere l’inserimento degli studenti in azienda per un periodo di tempo definito durante il quale svolgono un’attività lavorativa seguendo un piano formativo predefinito (77%). Altre modalità consistono nell’accogliere intere classi in azienda per lezioni di gruppo e visite guidate (36%), nell’organizzazione di attività di orientamento al lavoro (30%), in lezioni tenute dal personale dell’azienda in classe (28%), nella partecipazione a poli formativi e nella simulazione d’impresa (23%).Tra le aziende che non hanno ancora sperimentato questa formula, le ragioni più frequentemente citate sono la necessità di impiegare risorse dedicate - soprattutto per le aziende di minori dimensioni – i vincoli burocratici, la giovane età dei ragazzi e i timori legati a questioni amministrative e legali. Per incentivare l’utilizzo di questo strumento, il 55% delle aziende intervistate ritengono che sarebbe utile organizzare eventi sul territorio per confrontarsi con gli istituti scolastici per identificare percorsi formativi che creino le professionalità del futuro. Quasi un’azienda su tre (30%) riterrebbe utile delegare a soggetti terzi, come le Agenzie per il Lavoro o le associazioni di categoria, la gestione degli aspetti burocratici ed organizzativi. "È chiaro che siamo all’inizio di un percorso - afferma Stefano Colli-Lanzi, amministratore delegato di Gi Group - ci troviamo di fronte ad un mercato del lavoro che pur in presenza di un alto tasso di disoccupazione, presenta ancora ampie aree di mismatch tra domanda e offerta. Da questo punto di vista il pacchetto di provvedimenti de 'La Buon Scuola' rappresenta sicuramente un tentativo di risposta. Anche le aziende tuttavia, non solo le istituzioni, devono fare la loro parte per costruire le professionalità necessarie. Gli intermediari come le Agenzie per il lavoro hanno un ruolo molto importante: devono essere infatti facilitatori tra aziende e scuole, come evidenziato nella survey, non solo dal punto di vista 'burocratico' ma mettendo in campo azioni anche fuori dagli schemi abituali che siano in grado di costruire valore e generare cambiamento".A tal proposito Gi Group ha attivato un portale dedicato (www.gigroup.it/buonascuola) dove sono disponibili tutte le informazioni necessarie per una prima consulenza a scuole e aziende e dove vengono riportati tutti i dati dell'indagine.
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